ROTT-WEILER FOLIES – CRISI DI NERVI E SCENATE: LO STAFF DELLA PREMIERE DAME SMENTISCE LA ‘VANDALIZZAZIONE’ DELLO STUDIO DI HOLLANDE ALL’ELISEO (CON DANNI PER 3 MLN €): ‘ABIETTE CALUNNIE’

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Nicoletta Tiliacos per "Il Foglio"

Ci sono smentite più imbarazzanti dei pettegolezzi che dovrebbero smentire. Giunti alla terza settimana dell'affaire Hollande-Trierweiler-Gayet, e anche alla terza uscita con nuovi particolari sulla vicenda del magazine Closer, quello che ha rivelato l'esistenza di una "deuxième dame" clandestina nella vita del presidente francese, apprendiamo dai più importanti quotidiani d'Oltralpe che è stata - appunto - ufficialmente smentita la "vandalizzazione" dello studio di Hollande all'Eliseo, con danni per tre milioni di euro, a opera di una Valérie Trierweiler inviperita e totalmente fuori controllo alla notizia del tradimento.

"Abiette calunnie", ha commentato lo staff della (pencolante ma ancora in carica) première dame, mentre un funzionario del Mobilier national, l'ente che gestisce gli arredi dei palazzi di stato, "è stato costretto a smentire", scrive il Monde. Certo, una bella crisi di nervi con tanto di cocci rotti (di porcellane di Sèvres, nel caso in questione, oltre che di orologi antichi e di altri preziosi bibelots, secondo i pettegolezzi) non sembrava così inverosimile.

E avrebbe giustificato, ben più del rituale "bisogno di riposo", il ricovero della Trierweiler alla Pitié-Salpêtrière. Che prima di essere un centro ospedaliero universitario di fama europea è stato per secoli l'ospedale dei diseredati di Parigi, dei pazzi incurabili, dei delinquenti, delle prostitute minate dalla sifilide, delle "isteriche". Sinonimo di inferno dei vivi in terra di Francia, la Salpêtrière era in origine una grande fabbrica di polvere da sparo ("salpêtre" è il salnitro, un ingrediente dell'esplosivo).

Fu Luigi XIV a decidere, nel 1656, di trasformarla in una sorta di ricovero coatto (una sottospecie di galera) per barboni, mendicanti e piccoli delinquenti che pullulavano a Parigi. Nelle intenzioni del Re Sole, la città sarebbe stata in quel modo ripulita e resa più presentabile. In breve tempo alla Salpêtrière si contarono più di quarantamila "ospiti", e nel 1680 fu aggiunta un'ala per le donne. Soprattutto prostitute ma anche semplici diseredate prive di ogni mezzo di sostentamento, oltre a "pazze" e a epilettiche che, come i pazienti maschi, finivano in catene.

Conobbe la Salpêtrière anche Jeanne de Valois, contessa de La Motte, condannata alla flagellazione e alla detenzione - ma riuscì a fuggire - dopo aver avuto parte attiva nel famoso "scandalo della collana" che gravò ingiustamente sulla reputazione della regina Maria Antonietta. Ma quello fu anche l'ospedale dove il famoso medico Jean-Martin Charcot, che vi entrò nel 1862, elaborò le tesi sull'isteria che gli avrebbero dato fama mondiale (e che sarebbero state contestate dal suo allievo Sigmund Freud, studente alla Salpêtrière tra il 1885 e il 1886).

Charcot, così come faceva negli stessi anni Cesare Lombroso in Italia, si affidò alla fotografia per fissare le caratteristiche fisiche delle malattie mentali. L'archivio fotografico delle "isteriche di Charcot" alla Salpêtrière è considerato, con il famoso "Atlante criminale" di Lombroso, un prodotto fondamentale delle tesi positiviste che leggevano nei tratti del volto i segni della predestinazione alla malattia e, in certi casi, al delitto.

Se in più di trecentocinquant'anni di storia alla Salpêtrière non è mancata l'attenzione dei romanzieri (da Balzac a Dumas, a Rilke: anche il protagonista dei "Quaderni di Malte Laurids Brigge" si fa visitare lì), ora non le manca nemmeno la virata pettegola. Nel numero uscito ieri, Closer racconta che alla Salpêtrière, in occasione della prima visita di Hollande, la Trierweiler gli ha fatto una notevolissima scenata.

Talmente convincente che, all'uscita dall'ospedale, le è stato riservato un altro "periodo di riposo" in una residenza presidenziale, la Lanterne, di certo più amena e meno popolata di fantasmi della Salpêtrière. Il finale è, come suol dirsi, aperto. Ieri l'avvocato di Valérie Trierweiler, la signora Frédérique Giffard, ha dichiarato al Figaro che immaginare che essa "possa voler strumentalizzare il suo malessere è completamente contrario alla sua personalità e al suo modo di concepire i rapporti umani, basato sulla franchezza".

Quello che Valérie vuole, ha aggiunto, è "uscirne il più dignitosamente possibile". E ha concluso: "Valérie rimane una donna di sinistra. Non credo desideri che le difficoltà attuali turbino il mandato quinquennale di François Hollande".

 

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