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DAGOREPORT - BERLUSCONI ALLA SCALA SI È VISTO UNA SOLA VOLTA, MA IL BERLUSCONISMO SÌ, E NON AVEVA…
1. RENZI, ROTTAMA ‘STO CAZZO!
Elisa Calessi per “Libero quotidiano”
La rottamazione si ferma di fronte a Gianni De Gennaro. Per mezza giornata era sembrato che potesse spingersi fin lì, dove nessuno aveva osato. Fino all’uomo trasversalmente sostenuto e temuto. Invece no. Poco dopo le 15 di ieri, in conferenza stampa, smentendo quanto la sera prima aveva detto il vicesegretario del Pd, Debora Serracchiani, il premier Matteo Renzi conferma «la fiducia del governo al presidente di Finmeccanica», ribadendo come l’esecutivo «non ha alcun dubbio sulla qualità e competenza di De Gennaro».
DAVID THORNE ANDREA RICCARDI GIANNI DE GENNARO FOTO DA FLICKR AMBASCIATA USA
Poche parole, ma di una nettezza assoluta. Il presidente del Pd, Matteo Orfini, che il giorno prima aveva aperto il fuoco contro l’ex capo della polizia, insiste. «Resto della mia idea: il cambiamento che il Pd sta promuovendo nel Paese non dovrebbe fermarsi di fronte alla porta dei soliti noti», scrive su Twitter. I due si sono sentiti. Renzi, di nuovo, non lo ferma. Ma gli spiega che non può seguirlo. Né il governo, né il Pd.
Per capire cosa c’è dietro questa svolta, perché di svolta si è trattato, bisogna ripercorrere le ultime 24 ore. Fino a mercoledì notte Renzi non ha deciso che posizione prendere su De Gennaro, capo della polizia ai tempi del G8, poi numero uno degli 007, fino a essere nominato da Enrico Letta presidente di Finmeccanica (confermato dallo stesso Renzi).
La sentenza della Corte dei Diritti europei, condannando i fatti della Diaz, ha riacceso un faro sull’uomo che, all’epoca dei fatti, era capo della polizia. Renzi appartiene alla generazione che il G8 lo ha vissuto dalla parte dei manifestanti. È vero che ora è premier, ma dimentica la Diaz. Per questo non vuole schierarsi. Sa che gran parte del suo elettorato vive il G8 di Genova come una pagina terribile.
Tanto è vero che non dice una parola per fermare o smentire Orfini che mercoledì pomeriggio, in un tweet, ritornando su una polemica che già aveva sollevato ai tempi della nomina, definisce «vergognoso» il fatto che De Gennaro sia a capo di Finmeccanica. Ed è concordata con il premier la linea che, mercoledì sera, tiene la Serracchiani a Otto e mezzo, quando parla di «responsabilità politica» a proposito di De Gennaro.
Sta a lui, dice, «valutare in coscienza» cosa fare. Argomento che ricorda la moral suasion usata con l’ex ministro Lupi: non chiediamo le sue dimissioni ma nemmeno lo difendiamo, decida lui. Ancora ieri mattina, la posizione di Palazzo Chigi è questa. Tanto è vero che Andrea Marcucci, pasdaran renziano, a Coffee Break su La7 definisce «doveroso» che «De Gennaro faccia una riflessione».
Roberto Speranza e Massimo Mucchetti
Quasi nelle stesse ore, ad Agorà, su Rai Tre, un altro uomo vicinissimo al premier, Raffaele Cantone, capo dell’Anticorruzione, difende, invece, a spada tratta l’ex capo della polizia: «Gianni De Gennaro è stato indagato ed è stato assolto. Non mi piace l’idea che si voglia utilizzare questa storia bruttissima per provare a tirare sulla polizia e sulle polizie che sono spesso la parte più popolare del Paese».
E la voce di Cantone, a Palazzo Chigi, conta. Ma non è nemmeno questa voce a determinare la svolta. Succede che in mattinata la linea di Palazzo Chigi diventa bollente. Alcuni fidati manager da lui nominati nelle principali partecipate dello Stato lo chiamano per fargli notare che questo «ondeggiamento» rischia di creare un danno serissimo per Finmeccanica, azienda quotata in Borsa. L’incertezza, in queste vicende, è la via peggiore. E qui si parla di un colosso crocevia di interessi economici e politici.
gianni letta e gianni de gennaro
Non a caso Giorgio Napolitano (perché dietro la nomina di Letta c’era lui) ha scelto per guidarlo un uomo come De Gennaro, stimato dalle forze di polizia, dai Servizi di Sicurezza nostri e non solo. La paura dei contraccolpi in Borsa non è, però, l’unico argomento di pressione. Ci sono ragioni che riguardano le forze di polizia, i rapporti internazionali. Se ne fa tramite Marco Minniti, che a Palazzo Chigi ha la delega ai Sistemi di Sicurezza, quelli che una volta si chiamavano Servizi Segreti.
Il ragionamento è questo: colpire De Gennaro vuol dire colpire il nostro apparato di sicurezza, la nostra credibilità. L’ex capo della Polizia ha tuttora rapporti solidissimi con la Cia, con l’Fbi. Anche politicamente è uomo di raccordo. Non a caso in suo sostegno sono intervenuti centrodestra e centrosinistra.
FINMECCANICA ECO G kbqD U mmF x Corriere Web Sezioni x
«Garantisce tutti», spiega chi conosce questo mondo. Peraltro, si fa notare al premier, il siluramento non poggerebbe su addebiti penali, visto che, come ha ricordato Cantone, è stato completamente assolto per i fatti del G8. Per questo, alla fine, prevale la ragion di Stato. «Matteo si è comportato da azionista di Finmeccanica», spiega un uomo a lui molto vicino.
2. RENZI RINUNCIA ALLA SPALLATA - DE GENNARO SALVA LA POLTRONA
Giorgio Meletti per Il Fatto
l cessate il fuoco lo ha decretato Matteo Renzi alle 15:45 in conferenza stampa: “Il governo riconferma con convinzione la propria fiducia nei vertici di Finmeccanica e segnatamente di Gianni De Gennaro”. Si chiude così una battaglia che per 24 ore ha fatto ballare la più delicata e strategica delle aziende pubbliche.
L'attacco del pre-sidente del Pd Matteo Orfini, che ha definito “vergognosa” la permanenza di De Gennaro alla presidenza di Finmeccanica dopo la sentenza di Strasburgo sui fatti del G8 di Genova del 2001, è respinto. La versione ufficiale di tutti i protagonisti è che si è trattato solo di un equivoco, naturalmente alimentato dalle esagerazioni dei giornali.
Una sola notizia è certa e tutto sommato incoraggiante: l'ex capo della Polizia e dei servizi segreti non ha salvato la poltrona sventolando sotto il naso dei politici i dossier con i segreti raccolti in una vita da superpoliziotto. Se la sua memoria facesse davvero paura, la battaglia non sarebbe neppure cominciata, come neppure cominciò un anno fa, quando Renzi tentò di farlo fuori dalla presidenza di Finmeccanica e dovette ingoiare le conferma imposta dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
orenzo Guerini Debora Serracchiani Luca Lotti Maria Elena Boschi b b adb c f a b ba MGzoom
Va dunque spiegato perché il presidente del Consiglio abbia impiegato 24 ore per confermare la fiducia al manager che ha nominato il 15 maggio scorso. Risulta evidente dai tentennamenti di mercoledì pomeriggio e ieri mattina che Renzi ha atteso di vedere se De Gennaro gettasse la spugna, come sembrava auspicare il vice segreta-rio del Pd Debora Serracchiani mercoledì sera: “Penso che le persone che ricoprono ruoli importanti nella società debbano tener conto anche delle proprie responsabilità morali”.
Dopo aver atteso per tutto il pomeriggio di mercoledì una parola risolutiva da Renzi, e sconcertato dal silenzio dell’amministratore delegato Mauro Moretti, da sempre in contrasto con il presidente, De Gennaro e i suoi esperti di comunicazione politica hanno dispiegato la controffensiva.
Ieri mattina un editoriale del direttore del Tempo, Gian Marco Chiocci, ha sollevato la spinosissima questione di Alfonso Sabella, il magistrato che ai tempi del G8 aveva la responsabilità della vigilanza sul carcere di Bolzaneto, indagato e prosciolto. Sabella è stato recentemente nominato assessore alla legalità del Comune di Roma dopo l'esplosione dell'inchiesta su Mafia Capitale. Sabella come De Gennaro: “Entrambi devono restare dove stanno”, scrive il Tempo alludendo al “doppiopesismo di Renzi”.
mauro moretti foto mezzelani gmt
Poi è arrivato il presidente della commissione Industria del Senato Massimo Mucchetti (Pd) con un missile sparato dal suo blog: “Come si fa a ritenere vergognosa la presenza di De Gen-naro al vertice di Finmeccanica e poi a tacere sul rinvio a giudizio per la strage ferroviaria di Viareggio di Moretti?”.
A completare il quadro un’altra voce molto pesante, quella del presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone: “Gianni De Gennaro è stato indagato e assolto. L’assoluzione conta pure qualcosa”. Qualcuno ha voluto vedere nelle sue parole un messaggio a nome del premier, ma è più probabile che il magistrato napoletano abbia espresso il sentimento dei pm antimafia che hanno condiviso con De Gennaro lunghi anni di lavoro.
A dimostrazione che Renzi stava alla finestra per capire come girava il vento, uno dei deputati Pd più legati al premier, Andrea Marcucci, a metà mattina tirava un altro calcione al presidente di Finmeccanica: “È una grande azienda italiana che opera sui mercati internazionali. La sentenza della Corte Europea può minarn la credibilità. Per questo, è doveroso che De Gennaro faccia una riflessione”.
Ma negli stessi minuti Renzi ha capito che non poteva più tacere di fronte alla domanda: perché De Gennaro a casa e Sabella e Moretti al loro posto? E ha deciso il passo indietro.
Mauro Moretti al Farnborough Airshow con Finmeccanica
Al di là dell’impraticabilità della polemica, ha pesato il fatto che il nesso tra la sentenza di Strasburgo e le dimissioni di De Gennaro è molto più labile delle ottime ragioni per cui Renzi avrebbe potuto mandarlo a casa nel maggio del 2014. L'esitazione di Renzi è stata alimentata in parte dalla decisione di Moretti, che dagli Stati Uniti, dov'è andato per presentare i conti Finmeccanica agli investitori, aspettava le dimissioni di De Gennaro per risolvere una volta per tutte una convivenza armoniosa solo per le versioni ufficiali.
Insediandosi, l'ex numero uno diFerrovie ha tolto a De Gennaro la delega per le relazioni esterne e istituzionali. In più non ha gradito le manifestazioni di fastidio del presidente per lo stipendio che si è assegnato, il doppio di quanto prendeva il predecessore Alessandro Pansa.
alfonso sabella assessore alla legalita per ignazio marino
Molto poco renzianamente, Moretti ha preteso di essere assunto come direttore generale a tempo indeterminato con 2,2 milioni annui di emolumento totale. Nel 2014 per sette mesi e mezzo ha preso 1,5 milioni, portando a casa fino all'ultimo euro tutti bonus previsti per la parte variabile.
Lo stipendio di De Gennaro è circa un decimo di quello di Moretti, e per lui non è prevista nessuna buonuscita mentre Moretti lascerà con un premio in uscita vicino ai 7 milioni di euro. Nonostante gli ottimi rapporti, questa volta Renzi non ha potuto accontentare Moretti, che continuerà a guardarsi in cagnesco con De Gennaro.
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