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Spin Doctor per Dagospia
L'imponderabile scivolone (involontario?) del Banana su Mussolini ci offre innanzitutto la misura della capacità di agenda setting degli opinion leader nostrani: zero. Mentre l'Italia va a fondo, ecco che il dibattito si avvita attorno al giudizio storico su una dittatura novecentesca. Pare quasi che la crisi non ci sia. Chi tra i candidati riporterà per primo sulla terra i discorsi politici farà di certo un favore al buon senso, e ne guadagnerà nei sondaggi.
Ci prova Montimer, che inanella la seconda contestazione pubblica (dopo i NO TAV a Porta Susa tocca ai terremotati in Emilia), ma almeno dimostra coraggio a mostrarsi in pubblico. E oggi prova a dare sostanza al programma, dando corpo a una idea di progressiva riduzione delle tasse. In fondo, è di questo che gli italiani vogliono sentir parlare.
Parlavamo di agenda setting. E dove non arriva la stampa (e neppure i social), arrivano delle vecchie conoscenze della politica italiana: sindacati e associazioni d'impresa: ci provano tutti a inserire nel dibattito elettorale i temi a loro cari: Confindustria con un documento programmatico, Rete Imprese Italia proprio oggi con una mega mobilitazione nazionale.
La CGIL con un programma di governo e soprattutto muovendo l'ingombrante alfiere Camusso, che dalla Gruber ha domato nientemeno che Oscar Giannino. Una mossa che di certo rende bene a Culatello, ma che contestualmente sposta l'asse del PD ben a sinistra. A proposito, come pesano le uscite della Camusso sui bilancini della par condicio?
Pierfurby Casini oggi batte un colpo. I sondaggi lo danno in picchiata e deve far sentire la sua voce. Il ruolo dell'Udc è il più difficile. Sostenere Monti senza dargli il sangue per vivere. Lo fa cercando di riportare il tema sulla famiglia e sulle alleanze del dopo voto. Debole.
Da ultimo il vostro affezionato spin doctor dedica un pensiero ai social media. Ormai tutti i candidati sono su twitter, e cominciano timidamente a dialogare con gli elettori. Quello che ancora non fanno sui social è dibattere con i rivali. Sarebbe una innovazione niente male, e per organizzarla non servono giornalisti e studi tv: basta che un candidato invii 140 caratteri piccanti all'altro. Vedremo chi sarà il primo coraggioso a sfidare gli altri a un tweet-confronto.
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