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Nino Sunseri per "Libero"
I tempi stringono per il salvataggio del San Raffaele, l'ospedale milanese che rischia di soccombere sotto una montagna costituita da 1,5 miliardi di debiti. Il consiglio d'amministrazione sta mettendo a punto la proposta da presentare in Procura e, successivamente, al Tribunale fallimentare.
L'obiettivo è quello di evitare l'insolvenza e, in questo senso, non sembra proprio esistere condivisione di strategie fra i due superconsulenti incaricati di trovare una soluzione. Da una parte Renato Botti, l'ex direttore richiamato in servizio dal nuovo consiglio d'amministrazione, e dall'altro Enrico Bondi. Il primo favorevole alla continuità , l'altro, invece, sostenitore della soluzione più radicale: fallimento e successivo commissariamento in base alla legge Marzano. Non è da escludere che poi toccherebbe a lui prendere in mano l'azienda come accaduto in Parmalat.
Il consiglio d'amministrazione sembra favorevole al progetto indicato da Botti che, fra l'altro, segue il copione già disegnato dagli advisor Colombo e Borghesi. Tecnicamente si chiama concordato in continuità ed evita rotture traumatiche nella gestione.
Il progetto, a cui il consiglio d'amministrazione sta lavorando, prevede di fermare l'attività della Fondazione Monte Tabor cui fanno capo le attività dell'ospedale. Al suo posto una nuova società con una dotazione di capitale di 250 milioni.
A fornirli dovrebbero essere, in parti eguali, lo Ior (la banca Vaticana) e Vittorio Malacalza, l'imprenditore genovese diventato grande azionista di Pirelli grazie all'alleanza con Marco Tronchetti Provera. La nuova società dovrebbe assorbire tutte le attività strettamente legate all'ospedale. Il resto, a cominciare dalle tenute in Brasile e alla compagnia aerea, verrebbe lasciata nella vecchia scatola e, lentamente, liquidata.
Don Verzé non uscirebbe totalmente di scena. Per lui verrebbe creata una Fondazione San Raffaele 2 nella quale far confluire, probabilmente, l'Università , l'attività di formazione e altri beni immateriali. In questo modo verrebbe soddisfatto il desiderio del fondatore che, a dispetto dei suoi 91 anni, non ha nessuna intenzione di uscire di scena.
Quante possibilità ci sono che questo piano abbia successo? Molto dipende dall'atteggiamento della Procura che sta indagando sulla morte di Mario Cal, l'ex braccio destro di Don Verzé che si è suicidato quando l'evidenza del buco è diventata incolmabile.
Certo, l'affidabilità dei soci è fuori discussione: Malacalza e la nuova gestione dello Ior affidata a Ettore Gotti Tedeschi offrono tutte le garanzie. Senza contare il fatto che la continuità imprenditoriale consentirebbe di tenere insieme tutto il patrimonio di conoscenze e di professionalità che costituiscono il bagaglio più importante del gruppo fondato da don Verzé. L'obiettivo della nuova proprietà sembra la creazione di un grande network della sanità che comprenda anche il Bambin Gesù di Roma e il Gaslini di Genova che fa capo ad una fondazione presieduta dall'arcivescovo della città . Una realtà che il cardinale Tarcisio Bertone, oggi Segretario di Stato, conosce dai tempi in cui guidava la curia ligure.
Tuttavia, c'è da tener conto della posizione di Enrico Bondi che presso la Procura di Milano gode di larghe aperture di credito fin dai tempi in cui fu chiamato a gestire il crollo dell'impero Ferruzzi. In secondo luogo, bisogna capire quanto i giudici vogliano scavare nelle ragioni che hanno determinato il gigantesco buco nelle casse del San Raffaele.
Per giovedì è atteso l'appuntamento al Palazzo di Giustizia. Da quell'incontro verrà fuori la soluzione. Insomma una partita molto delicata che abbraccia temi di medicina, politica e finanza. Purtroppo anche di cronaca nera dopo il suicidio di Mario Cal.
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