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La povertà assoluta in Italia nel 2015 coinvolgeva il 6,1% delle famiglie residenti (pari a 4 milioni 598 mila individui). È quanto risulta dal rapporto "Noi Italia" dell'Istat. I valori sono stabili sul 2014 sia per l'incidenza di povertà assoluta sia per quella relativa. Rispetto al 2014 peggiorano soprattutto le condizioni delle famiglie con 4 componenti (dal 6,7% al 9,5%). Il 10,4% delle famiglie è relativamente povero (2 milioni 678 mila); le persone in povertà relativa sono 8 milioni 307 mila (13,7% della popolazione).
Il Pil pro capite dell'Italia, misurato in standard di potere d'acquisto (per un confronto depurato dai differenti livelli dei prezzi nei vari paesi), risulta inferiore del 4,5% rispetto a quello medio dell'Ue, più basso di quello di Germania e Francia (rispettivamente del 23,6 e 9,2%). È quanto emerge ancora dal rapporto Istat "Noi Italia", in cui si sottolinea che il valore italiano è però superiore del 5% al prodotto interno lordo spagnolo pro capite.
In Italia sono occupate poco più di 6 persone su 10 tra i 20 e i 64 anni, il dato peggiore nell'Unione europea ad eccezione della Grecia. Tra i 20 e i 64 anni nel 2016 era occupato il 61,6% della popolazione con un forte squilibrio di genere (71,7% gli uomini occupati, 51,6% le donne). Grande anche il divario territoriale tra Centro-Nord e Mezzogiorno (69,4% contro il 47%). Nella graduatoria Ue sul 2015 solo la Grecia ha un tasso di occupazione inferiore, mentre la Svezia registra il valore più elevato (80,5%).
Il nostro, rileva ancora l'Istat, è poi un paese sempre più anziano. A livello Ue il Belpaese si conferma al secondo posto per indice di vecchiaia, dopo la Germania, con 61,4 anziani ogni 100 giovani e 55,5 persone in età non lavorativa ogni 100 in età lavorativa. L'istantanea dell' Istat ci dice anche che nel 2015 il nostro Paese ha occupato la quarta posizione per importanza demografica, alle spalle di Germania, Francia e Regno Unito. In più, il Mezzogiorno continua ad essere l'area più popolata nonostante sia anche quella meno cresciuta negli ultimi 10 anni. La nostra popolazione, inoltre, è concentrata in tre regioni: Lombardia, Lazio e Campania.
Altro tema caldo è quello della natalità: secondo il nostro istituto di statistica in Italia continua a diminuire il numero medio di figli per donna, ambito che è stato pari a 1,34 nel 2016 (era stato 1,35 nel 2015), mentre occorrerebbero 2,1 figli per garantire il ricambio generazionale. Di pari passo aumenta l'età media delle madri, pari a 31,7 lo scorso anno, facendo segnare un incremento di quasi un anno dal 2004. Sempre su questo tema l' Istat ci informa che le regioni del nostro Mezzogiorno hanno in media le madri più giovani. Da ultimo, ancora a livello Ue, il nostro Paese occupa la 23/ma posizione per grado di fecondità, con Francia e Irlanda forti di valori di poco inferiori alla soglia di ricambio generazionale (rispettivamente 2,0 e 1,9 nel 2014).
Un primato però l'Italia lo detiene: per quota di Neet (le persone che non hanno un lavoro né lo cercano né frequentano una scuola) siamo al top in Europa con oltre 2,2 milioni di giovani di 15-29 anni.
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