TARANTELLE DALEMIANE - SU “PANORAMA” L’ESPOSTO DI TARANTINI ALLA PROCURA DI BARI DEL 20 GIUGNO 2009 (PRECEDENTE ALL’ARRIVO DI LAUDATI) – GIAMPI: “QUANDO D’ALEMA PARLO’ DI SCOSSA IN TV, CAPII CHE MI STAVANO USANDO” - INTANTO IL PUSHER DI GNOCCA DEL CAVALIER PATONZA SI GODE IL PRIMO GIORNO DI LIBERTà: “LAVITOLA HA FATTO LA CRESTA SU TUTTO. MI PENTO DI AVER DUBITATO DI BERLUSCONI”…

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1 - TARANTINI AL PM SCELSI: «QUANDO D'ALEMA PARLO' DI SCOSSA, CAPII CHE MI STAVANO USANDO»

Il 6 settembre è stato depositato alla procura di Napoli un esposto denuncia firmato da Gianpaolo Tarantini. Il documento risale al 20 giugno 2009 (era stato presentato a Bari subito dopo la prima intervista al Corriere della sera di Patrizia D'Addario, il 17 giugno 2009) e offre una lettura inedita del presunto complotto ai danni di Silvio Berlusconi. Lo rivela Panorama nel numero in edicola da domani, 29 settembre.

Infatti l'esposto smentisce che l'ipotesi di una trappola ordita ai danni del premier fosse ispirata dal procuratore Antonio Laudati, che arrivò a Bari nel settembre successivo. Tarantini scrisse proprio a Scelsi dopo l'intervista di D'Addario e altre fughe di notizie, ma soprattutto dopo aver ascoltato, il 14 giugno 2009, le parole di Massimo D'Alema su una prossima «scossa» per il governo nella trasmissione di Lucia Annuziata. Scriveva Tarantini: « Il giorno precedente il mio interrogatorio un noto esponente del centrosinistra ha reso dichiarazioni per me dal significato oscuro e poco decifrabile.

Frasi che io oggi sono costretto a interpretare come premonitrici di quello che sarebbe successo di lì a poco». Il 20 giugno Tarantini ha paura di venire usato per dare l'annunciata «scossa» e di «essere vittima di strumentalizzazioni per fatti troppo più grandi di lui». A proposito delle fughe di notizie su quella inchiesta, Scelsi ha anche denunciato di avere ricevuto «richieste di informazioni da parte dell'onorevole Alberto Maritati, vicino all'ambiente dell'onorevole D'Alema».

Interpellato da Panorama il senatore Pd Maritati, ex pm a Bari, ha dichiarato: «Quello che dice Giuseppe Scelsi è falso e quando usciranno le intercettazioni sarà chiaro a tutti». Ma perché l'ex collega mentirebbe? «Chiedetelo a lui» ha replicato laconico il senatore.

2 - GIANPI IL PRIMO GIORNO DI LIBERTÀ: "COSÌ VALTER HA ROVINATO TUTTO"
Corrado Zunino per "la Repubblica" (Ha collaborato Flaminia Savelli)

In piena notte, a bordo di un´Audi nera, approda nel nuovo appartamento romano in via Gramsci. Duecento metri quadrati in affitto, duemila euro il mese. La tratta Poggioreale (il carcere)-Parioli l´ha bruciata in due ore e mezza. Giacca blu sopra la camicia di jeans, Gianpi Tarantini trova ad accoglierlo la moglie Nicla. Nonostante tutto. Incredulo per la scarcerazione, in autostrada ha confessato al suo avvocato, Alessandro Diddi: «Non credevo mi avrebbero più liberato, ora devo ripartire, devo rinascere».

E ancora, parlando al telefonino con il legale che l´ha preso in consegna da ventotto giorni: «Questi due anni mi hanno cambiato. Sono pentito di molte cose, soprattutto del male che ho fatto alla mia famiglia».

Dorme fino a tardi, al piano terra di una palazzina che si alza su tre. In questo pezzo di Roma dove i capelli biondi sono la regola e il vestito elegante si porta senza cravatta, l´ironia gli arriva fin sulla porta: «Ho visto due escort alla palazzina», ridono gli avvocati che si sono appena congedati dalla colazione. Quel marchio - il procacciatore di prostitute per Berlusconi - resterà indelebile sui jeans di Gianpi.

«Voglio tornare a lavorare, a fare l´imprenditore. I cinquecentomila euro che Berlusconi mi aveva donato, perché sono un regalo e non un ricatto, mi servivano per metter su l´azienda di protesi ortopediche. Avevo pronta la fabbrica all´estero, la manodopera a basso costo, alcune cliniche romane erano tornate a darmi fiducia. Ma quei soldi, a me, non sono mai arrivati. Si è messo di mezzo quel bugiardo di Lavitola e se li è intascati. Ha fatto la cresta su tutto, anche sugli appannaggi mensili... Il problema è che mi metteva soggezione e poi aveva la capacità di tranquillizzarmi».

Colazione fuori casa anche per Gianpaolo Tarantini, ieri a metà mattina, insieme al fratello. Camicia bianca e occhiali scuri, ora che è giorno. Come nelle foto dei tempi d´oro, i viaggi con la merce a Villa Certosa. Cammina a testa alta. Il pomeriggio s´affaccerà la moglie, con la cognata. Prima di salire sulla 500 nera dirà: «Siamo sereni».

Si è rimessa a fare l´avvocato praticante, ma ha già perso il lavoro perché il titolare del suo studio è stato arrestato. In serata insieme a Gianpaolo vedrà il legale Diddi in via della Scrofa: «Sappiamo di avere davanti tempi duri, avvocato, la vecchia vita ce la possiamo scordare». Anche Nicla ha in odio Lavitola, latitante a Panama: «Mi ero affezionata a lui, credevo fosse nato un rapporto sentimentale... Mi ha solo usata per fare pressione su mio marito, per tenersi il denaro».

Gianpi, racconta l´avvocato, su una cosa non ha cambiato idea: il rapporto con il presidente del Consiglio, il sentimento nei confronti di Berlusconi. «Mi sento male al pensiero che ho dubitato della sua generosità. Lavitola mi stava convincendo che si stava scordando di me, invece mi aveva mandato i soldi subito, a marzo. E io ho dubitato di lui».

 

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