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Fabio Martini per La Stampa
Mario Monti non ne ha mai parlato pubblicamente. Ma da otto mesi sentiva e soffriva quella pressione tedesca e d'altra parte il 31 luglio, all'Eliseo, glielo aveva ripetuto il presidente francese Francois Hollande: «La Germania vorrebbe che l'Italia chieda gli aiuti...», a cominciare dallo scudo antispread. Era questa la pressione non dichiarata che più inquietava il governo, forse più dello stesso spread, e ieri, nello studio della Cancelliera, quel peso si è dissipato.
Angela Merkel è stata esplicita: «Noi apprezziamo gli sforzi che l'Italia sta facendo, l'Agenda del governo è davvero eccezionale e anche per questo motivo vi chiediamo di non avviare la procedura dello scudo per gli spread», «l'Italia può farcela da sola» e in ogni caso vale la pena «attendere gli effetti» del maxi-aiuto da 100 miliardi già concesso alla Spagna».
Era il segnale atteso del cessato allarme, un allarme che a palazzo Chigi aveva iniziato a risuonare l'11 gennaio, quando Monti aveva incontrato la Merkel a Berlino nel suo primo vis-à -vis: in quella occasione i tedeschi, senza riferirlo pubblicamente, avevano sondato la possibilità che l'Italia si acconciasse a chiedere un programma di aiuti. Ma quella eventualità , all'inizio dei compiti a casa, avrebbe significato una sorta di commissariamento dell'Italia ma anche di Mario Monti, se non altro per una ragione: per realizzare un programma deciso a Bruxelles e a Berlino un esecutore vale l'altro.
Ma alla fine, complici l'appoggio dei francesi, un buon mese di agosto, le incoraggianti aste dei titoli e soprattutto la tenacia di Monti, la morsa si è allentata: la Merkel, preso atto degli sforzi italiani, si è "ritirata" e ieri pomeriggio al termine del pranzo di lavoro, le fonti governative italiane ci tenevano ad informare che proprio quella era la "notizia": la Germania non spinge (più) affinché l'Italia chieda scudi o aiuti.
Incontro importante, quello tra la Merkel e Monti: quinto della serie, poteva contare su un ordine del giorno esteso e in gran parte libero. Lo è stato a tal punto che, ad un certo momento del colloquio, la Cancelliera si è rivolta a Monti, chiedendogli come si profilasse la campagna elettorale, quale tipo di governo e di assetto si stesse preparando in Italia e se sia lecito immaginare una tenuta nella politica di rigore e di riforme strutturali.
In sostanza, anche la Merkel (e non è poco) ha riproposto la stessa domanda che Monti si è sentito fare dai capi di governo, dai finanzieri, dagli imprenditori di tutto il mondo: che accadrà dopo? Tornerà l'Italia della "dolce vita"? Domande lecite in un colloquio a porte chiuse e molto sferzante la risposta (in questo caso pubblica) di Monti.
In una intervista al "Sole 24 Ore", il presidente del Consiglio, dopo un elogio ai "suoi" partiti, ha aggiunto: «Per fortuna l'Europa e i Trattati offrono una protezione ed una sorta di guardrail che impediscono ai governi che si susseguiranno nei vari Paesi, eccessi di creatività e di fantasia».
Con una delle sue perifrasi - con le quali sferza la vittima di turno, senza prenderla esplicitamente di petto - Monti non esita a etichettare come «fantasiose» e a futura memoria le iniziative che potrebbero prendere i partiti. E lo spread? Certo, la Germania non spinge più l'Italia a chiedere aiuti, ma sullo strumento utile a difendersi - il famoso scudo - i due continuano a pensarla diversamente.
A domanda, la Merkel - in un completino senape meno casual del solito - ha dato una risposta che sembra escludere l'utilità di qualsiasi additivo: «Il governo italiano sta dando un contributo rilevante notevole, il che significa che lo spread potrà abbassarsi». Come dire: continuate a fare i compiti a casa. Diversa la risposta di Monti, che indossava una cravatta blu a pois bianchi, vagamente berlusconiana: «L'ultimo vertice europeo è stato chiaro».
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