DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
Paolo Mastrolilli per “La Stampa”
MITT ROMNEY ALLA POMPA DI BENZINA
Niente, è più forte di lui. Mitt Romney proprio non ce la fa a rinunciare al sogno di diventare presidente degli Stati Uniti, e venerdì ha confidato ad un gruppo di sostenitori riuniti a New York che sta meditando seriamente di ricandidarsi l’anno prossimo. Questo significa che il gruppo degli aspiranti repubblicani, da Jeb Bush a Mike Huckabee, da Rand Paul a Chris Christie, da Scott Walker a Marco Rubio, si sta facendo sempre più affollato, promettendo una lotta fratricida che ancora una volta potrebbe aiutare i democratici.
I GRANDI DONATORI
Romney ha incontrato i suoi alleati e donatori nell’ufficio di Manhattan di Woody Johnson, proprietario della squadra di football dei New York Jets. L’appuntamento era stato organizzato dal suo ex finanziatore Spencer Zwick, e ha riunito una trentina di ricchi sostenitori. Mitt ha discusso a lungo i risultati delle elezioni midterm, ma quando uno dei presenti gli ha chiesto se riproverà a candidarsi alla Casa Bianca, lui ha risposto che «ci sto pensando seriamente».
Romney hopes to get a head of Obama
L’ostacolo principale era la famiglia, in particolare la moglie Ann, che in passato ha avuto seri problemi di salute. Infatti in autunno, parlando con il «Los Angeles Times», lei aveva escluso una nuova candidatura: «Non solo io e Mitt siamo arrivati, ma anche i nostri figli sono stanchi».
Tra i repubblicani, però, non è ancora emersa una stella capace di allineare tutti i pianeti, e Romney non è convinto della capacità di Jeb Bush di battere Hillary Clinton, o chiunque presenteranno i democratici. I sondaggi lo danno ancora popolare nella base, e quindi durante le vacanze di Natale a Park City ha discusso le sue opzioni con la famiglia. Ann, e almeno un paio dei figli, hanno cambiato posizione, appoggiando l’eventuale candidatura. Perciò Romney, appena tornato dalle piste da sci, ha cominciato a sentire collaboratori politici, consiglieri e donatori per incontrarli: lo scopo è impedire che si impegnino con Bush, prima che lui prenda la sua decisione.
ROMNEY NAPOLEONE NELL UFFICIO OVALE
LO SFIDANTE PIÙ ACCREDITATO
Jeb infatti sta correndo. Il comitato esplorativo che ha formato ha l’obiettivo di raccogliere almeno 100 milioni di dollari entro tre mesi, per dare subito una dimostrazione di forza che intimidisca i potenziali avversari. Romney è ancora abbastanza ricco da potersi finanziare la campagna da solo, ma non può permettersi di farlo perché confermerebbe l’impressione di essere una persona fuori contatto con la realtà. In più, alcuni manager operativi della sua campagna stanno già passando con Bush, e questo lo priverebbe delle risorse umane necessarie a correre. Quindi per ora sta cercando di fermare l’emorragia, sapendo che nel giro di 30, massimo 60 giorni, dovrà prendere una decisione definitiva.
IL SOGNO DI IMITARE REAGAN
A chi dice che il suo tempo è passato, avendo fallito nel 2008 e nel 2012, Mitt risponde che Reagan vinse la Casa Bianca solo al terzo tentativo. In termini di idee, punta sulla delusione per Obama, e sul fatto che la sua linea sarebbe stata molto più efficace tanto in politica estera, dove considerava la Russia un avversario e il terrorismo una guerra da continuare a combattere, quanto in politica interna, dove la sua esperienza liberista avrebbe consentito di rilanciare prima l’economia.
Inutile dirgli che sul piano dell’immagine sembra una minestra riscaldata, anche perché dall’altra parte c’è il terzo Bush della dinastia a sfidarlo. Il suo rapporto con questa famiglia si è incrinato, ma anche altri pensano che Jeb non abbia il supporto necessario nella base conservatrice, viste le posizioni prese pro immigrazione e pro riforma della scuola.
Ciò ha incoraggiato anche Mike Huckabee a considerare la candidatura, partendo da un attacco al cantante Jay Z, accusato di comportarsi «come un pappone» con la moglie Beyoncé. Ma anche Paul, Walker, Rubio, Christie ed altri si stanno scaldando. Questo rischia di ripetere la lotta fratricida degli anni scorsi, prosciugando le risorse economiche del partito e favorendo i democratici.
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