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Marco Ansaldo per “la Repubblica”
In testa al documento ufficiale la dicitura si legge chiaramente: “Stato di Palestina”. E il doppio termine finisce per irritare Israele, le cui autorità si dicono «deluse» dalla decisione del Vaticano di accostare le due parole. Ma non c’è nulla da fare. «Sì, è un riconoscimento che lo Stato esiste», spiega il portavoce della Sala stampa pontificia, padre Federico Lombardi.
IL MURO TRA ISRAELE E PALESTINA
Così ieri, per la prima volta, la Santa Sede e lo Stato di Palestina hanno siglato assieme un accordo internazionale. Da parte vaticana il riconoscimento era già avvenuto. E tuttavia, si fa rilevare Oltretevere, l’intesa rafforza in modo ulteriore i rapporti fra la Città del Vaticano e Ramallah, in continuità con quanto la Santa Sede dichiarò il 29 novembre 2012, al momento della risoluzione Onu che riconosceva la Palestina quale Stato osservatore non membro delle Nazioni Unite.
Sabato, inoltre, arriva in udienza da Papa Francesco il presidente Abu Mazen, che poi domenica parteciperà alla cerimonia di canonizzazione delle prime due sante palestinesi in epoca moderna, vissute nell’Ottocento, suor Marie Alphonsine Danil Ghattas di Gerusalemme e suor Mariam Baouardy di Betlemme, nata in Galilea.
Ma che cosa riguarda il documento di ieri? L’intesa prevede la firma «nel prossimo futuro» di un accordo bilaterale che definisca, fra le altre cose, lo statuto giuridico della Chiesa cattolica nel Paese mediorientale. Nel preambolo e nel primo capitolo del testo, non pubblicato, si esprime «l’auspicio per una soluzione della questione palestinese e del conflitto tra israeliani e palestinesi nell’ambito della “soluzione fra due Stati”», come ha detto il vice ministro degli Esteri vaticano Antoine Camilleri.
L’irritazione e la delusione di Gerusalemme sono state per ora manifestate in modo informale da fonti ascoltate dai media locali: «Israele è delusa nel sentire la decisione della Santa Sede circa un testo finale di accordo con i palestinesi che comprenda il termine “lo Stato di Palestina”. Questa mossa non fa avanzare il processo di pace e non contribuisce a riportare la leadership palestinese al tavolo delle trattative bilaterali. Israele esaminerà l’accordo e soppeserà conseguentemente le proprie azioni».
L’intesa aveva preso forma ieri dopo la riunione della Commissione bilaterale vaticano- palestinese. Le due delegazioni, rappresentate da monsignor Camilleri e dall’ambasciatore Rawan Sulaiman, viceministro degli Affari Esteri dello Stato di Palestina, hanno «preso atto con grande soddisfazione dei progressi compiuti nella stesura del testo dell’accordo, che si occupa di aspetti essenziali della vita e dell’attività della Chiesa cattolica in Palestina».
Aspetti che lo stesso Camilleri ha poi spiegato in un’intervista all’ Osservatore Romano : libertà di azione della Chiesa, giurisdizione, statuto personale, luoghi di culto, attività sociale e caritativa, mezzi di comunicazione sociale, questioni fiscali e di proprietà.
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