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Paolo Fallai per "Il Corriere della Sera"
Più che a un film, la storia recente del Festival di Roma somiglia a una soap con uno sceneggiatore disturbato. L'ultima puntata gira intorno allo stipendio di Marco Müller, non ancora nominato alla direzione. Una tempesta di indiscrezioni riferiva la cifra considerevole di un milione e mezzo di euro, lordi, per quattro anni. Riportata da un consigliere regionale del Pd, Enzo Foschi, con tanto di dichiarazione risentita: «à solo una vergogna, non ci sono altre parole».
Il neopresidente del Festival, Paolo Ferrari, si è precipitato a smentire: «Al futuro direttore verrà proposta una cifra all'interno delle logiche del mercato e della ragionevolezza». Quale sia in realtà la richiesta di Müller non si è capito. C'è chi ridimensiona i 350.000 euro (lordi) a una richiesta di 100.000 euro (netti), che comunque al lordo sono 200.000, qualcosa in più dei 180.000 che prendeva come direttore della Mostra del Cinema di Venezia. E comunque il doppio dei 100.000 euro lordi del compenso di Piera Detassis, che l'ha preceduto.
Il problema è che chi si perde una puntata della soap rischia di non capirne la trama. La querelle sullo stipendio di Müller è nata dal precipitoso rinvio del consiglio di amministrazione che avrebbe dovuto nominarlo domani. Tutto annullato e ora si parla di una nuova riunione, forse venerdì. Ma perché questo stop? Paolo Ferrari deve risolvere il problema delle dimissioni di Gian Luigi Rondi, avvenute nella riunione del 24 febbraio scorso. Solo che il verbale di quel consiglio non c'è.
Rondi quel giorno parlò esplicitamente dei contrasti con il sindaco Alemanno e la presidente della Regione Polverini (grandi sponsor di Müller) e delle «pressioni» che lo avevano portato a dimettersi. Dovrebbe risultare da qualche parte. C'è poi il piccolo caso del nuovo consigliere nominato (dopo più di un anno) dalla Regione Lazio: Salvatore Ronghi, che quel giorno era presente. Ma se non c'è un verbale chi ha registrato la sua cooptazione in consiglio e a che titolo stava in quella riunione?
E infine c'è la vera sorpresa della soap: il bilancio. Quello consuntivo del 2011 non è mai stato approvato e il Festival ha più di un problema. Intanto il deficit: si parlava di un milione, un milione e due. Ma le cifre vere sarebbero più alte: si parla di un «rosso» ben oltre i due milioni provocato soprattutto dall'obbligo di iscrivere in bilancio crediti non più esigibili. Per esempio la Fondazione Rossellini aveva promesso 500.000 euro al Festival, ma nel frattempo la Regione Lazio l'ha messa in liquidazione.
Difficile che possa dare alcunché. Senza contare, poi, i 2,8 milioni di arretrati che la Regione Lazio deve al Festival di Roma. Risultato: i conti sono in allarme, visto che la manifestazione ha un bilancio di circa 13 milioni (molto dimagrito rispetto agli esordi del 2006) che però è costituito da sponsor ed enti locali. Insomma non c'è nessun facile «ripiano» alle viste.
à in questa situazione, piuttosto confusa, e in un clima di tagli generalizzati e molto violenti alle spese per la cultura, che il futuro stipendio di Müller si è conquistato tanto spazio. I due registi della sua nomina cercano di spegnere il fuoco: «Non c'è nessun problema di compensi per Marco Müller - ha detto Gianni Alemanno - ma solo un problema burocratico nell'organizzazione del prossimo consiglio di amministrazione». Dichiarazione fotocopia per Renata Polverini: «Il rinvio del cda è solo per motivi organizzativi. Il problema non è il compenso di Müller, che sarà in linea con quello di chi lo ha preceduto». A questo punto della trama, di solito, il protagonista della soap non è contento. Ma per sapere come andrà a finire non dobbiamo aspettare molto.
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