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Alessandro Alviani per "La Stampa"
Se è vero quello che disse nel 2006 Mathias Döpfner, numero uno del gruppo editoriale Springer, i giorni del presidente tedesco Christian Wulff potrebbero essere contati. La Bild, quotidiano di punta della corazzata Springer, è come un ascensore: chi sale con lei scende anche con lei, spiegò Döpfner. Tradotto: il giornale più letto in Germania può costruire carriere, ma anche distruggerle.
Ne sa qualcosa Wulff: se nel 2008 il suo divorzio dalla prima moglie, deciso dopo vent'anni di matrimonio, si consumò senza grossi clamori fu anche merito della Bild, che accompagnò la sua unione con la seconda moglie Bettina con articoli e foto a dir poco benevoli.
Adesso, dopo essere salito fino al piano più alto della Repubblica federale, Wulff sembra aver preso l'ascensore in direzione contraria. Il 12 dicembre il presidente tedesco telefonò al direttore della Bild, Kai Diekmann, per bloccare la pubblicazione, il giorno dopo, dello scoop sul prestito privato da 500 mila euro che Wulff aveva ottenuto nel 2008 da una coppia di amici imprenditori. Non riuscendo a parlare con Diekmann, lasciò sulla sua segreteria telefonica un messaggio tutt'altro che diplomatico: il presidente, adirato, avvertì di essere pronto a entrare in «guerra» con la Bild e a «rompere definitivamente» i rapporti col gruppo Springer in caso di pubblicazione dello scoop, bollò la storia del prestito come «incredibile», minacciò di denunciare il giornalista autore dell'articolo e precisò che per lui e Bettina ormai era stato «passato il Rubicone».
Lo sfogo d'ira, documentato sulla segreteria di Diekmann, è stato rivelato dalla Süddeutsche Zeitung e confermato dalla Bild, che finora aveva evitato di renderlo pubblico perché, si legge in una nota, due giorni dopo la rivelazione dei primi dettagli sul prestito il presidente aveva ritelefonato a Diekmann offrendogli le sue scuse.
Ma non è tutto. Per tentare di bloccare lo scoop, Wulff chiamò anche il numero uno di Springer, Mathias Döpfner, che però lo scaricò, ricordandogli l'autonomia della redazione. A quel punto, rivela il sito del mensile Cicero, il presidente fece un estremo tentativo telefonico presso Friede Springer, vedova del fondatore del gruppo, Axel Springer, azionista di maggioranza della Springer e amica di Angela Merkel. Anche in questo caso, però, incassò un secco no.
Le rivelazioni complicano la posizione del presidente, accusato di aver mentito al parlamento della Bassa Sassonia quando era governatore del Land: nel 2010 negò davanti i deputati regionali qualsiasi relazione d'affari con Egon Geerkens, l'imprenditore che organizzò il prestito privato da 500 mila euro chiesto da Wulff per comprarsi una villa.
Le minacce sono state criticate dall'associazione dei giornalisti tedeschi e hanno spinto un deputato della maggioranza, il liberale Erwin Lotter, a chiedere le dimissioni di Wulff. La vicenda rivela un volto del presidente che finora nessuno conosceva: non più il «genero» della nazione, sempre gentile e impeccabile, bensì un politico collerico e prepotente.
Il messaggio lasciato sulla segreteria telefonica. Nessuno ha ceduto alla pretesa
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