DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL…
“Avevo l’ansia nel fare la valigia per partire, giocavo perché dovevo, non perché volevo. Qualcuno è arrivato a dirmi: Pensa bene a quello che vuoi, nulla vale la pena se non la tua salute mentale”.
Matteo Berrettini a “Buffa talks” su Sky Sport racconta come è stato ritrovarsi dal numero 6 a 154 del mondo tra infortuni, pensieri neri sul futuro e veleni (“Non ha il fisico”; “Pensa solo alle donne”; Non ha più voglia di allenarsi”).
“La cosa che mi è dispiaciuta è che non venisse visto tutto il percorso fatto. Sembrava che il numero 6 del mondo lo avessi raggiunto vincendo alla lotteria. Ma sono tanti anni che gioco a tennis con grandissimo impegno”.
Nessuno ha mai regalato nulla a “Matthew”. Da ragazzino gli dissero che non avrebbe più potuto giocare a tennis per la spondilolisi (in pratica gli manca un ossicino che tiene una vertebra nella schiena). Anche questo gli ha dato la forza, dopo ogni caduta, di tornare.
Dopo la finale di Wimbledon del 2021 è stato bersagliato da infortuni (“ho iniziato a dubitare del mio corpo”) e dalle malevolenze per la storia con Melissa Satta con le solite geremiadi sull’atleta che pensa alla bella vita e non è più focalizzato sullo sport: “Ma io sto talmente male quando perdo che non posso creare qualcosa che non mi aiuti a vincere”.
Rialzarsi quando tutto sembra perduto è facile solo a dirsi. “Nel periodo no un pochino è cambiato il modo di guardarmi delle persone. Me ne accorgevo quando per strada mi dicevano: “Quando torni?”. E io: “Presto”. Da numero 6 a 154 cambia qualcosa anche come sex symbol? “No, quello no”.
C’è un prima e c’è un dopo nella storia di Berrettini: lo spartiacque è la finale di Davis 2023 a Malaga vissuta da spettatore-tifoso e la promessa di Sinner e Volandri: “Il prossimo anno la vinciamo con te”. Spiega il tennista : “Quelle parole mi hanno dato energia per il ritorno”. Nel 2024 Berrettini ha vinto tre titoli ATP ed è stato grande protagonista nella vittoria della coppa Davis. "Tu e Jannik Sinner sembravate Kobe e Lebron con la racchetta", ha sospirato Buffa.
“E’ stato speciale”, scolpisce Berrettini che Gianni Clerici paragonò a Panatta per la stessa attitudine “non troppo italiana a venire a rete”: “Contro l’Argentina sono entrato sull' uno pari. Quindi se avessimo perso il doppio, saremmo andati a casa. Giocando con Jannik la colpa, voi capite, sarebbe andata leggermente su di me. Quindi ho avuto un po' di pensieri. Ma ho giocato uno dei migliori doppi della mia vita. Bolelli e Vavassori mi hanno dato dei consigli”. E chissà se gli sarà tornato in mente anche quello che gli disse a 15 anni Panatta quando giocarono insieme all’Aniene: “A ragazzì, il doppio si gioca serve& volley”. E adesso si ricomincia dall’Australia con un sorteggio duro: al secondo turno Rune e poi al terzo potenzialmente Hurkacz.
Puoi girare il mondo, frequentare più gli aeroporti che il divano di casa, ma il centro resta sempre Roma: “Un pezzo di cuore è sempre lì. E’ la città in cui sono nato e cresciuto. Mi ha dato famiglia, amicizie. Gioco a tennis e faccio il professionista perché da piccolo andavo al Foro Italico e sognavo di giocare lì”. Della Capitale ha preso anche l’amore per la buona tavola: “Certo, sono de Roma e me piace magnà…”
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