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Caterina Belloni per “La Verità”
Gli artisti degli anni Sessanta, quelli dell' arte povera e dello spazialismo, stanno conquistando gli appassionati di tutto il mondo. Che una volta l' anno si trovano a Londra, alla casa d' aste Christie' s, per aggiungere un pezzo alla loro collezione.
L' evento che attrae galleristi, esperti e amanti della pittura e della scultura si chiama Italian Sale e si svolge oggi nell' austero edificio al numero 8 di King street. I posti a sedere nella sala dell' asta sono esauriti, come gli spazi per chi riceve le puntate al telefono e la pedana dove stanno in piedi giornalisti di diverse testate britanniche e internazionali. Perché autori come Alberto Burri, Piero Manzoni o Lucio Fontana ormai garantiscono rilanci importanti e vanno tenuti d' occhio.
«I nostri artisti di quel periodo vengono percepiti a livello globale come sottostimati rispetto al loro valore e quindi pieni di possibilità» esordisce Giovanna Bertazzoni, responsabile del dipartimento di arte moderna e impressionista e componente del board della casa d' aste londinese. «Poi ci sono autori importanti che non sono ancora stati del tutto scoperti dal pubblico internazionale. Penso all' arte povera degli anni Sessanta, ad artisti come Alighiero Boetti o come Giuseppe Penone, Gilberto Zorio, Giulio Paolini, Pino Pascali».
ELEMENTO GIOCOSO La Coda di delfino realizzata da Pascali nel 1966, due anni prima della sua morte, è una delle opere più interessanti e su cui gli organizzatori dell' asta puntano molto (base minima un milione e mezzo di sterline). «Pascali ha prodotto pochissimo» insiste Bertazzoni.
«Questa è una installazione ludica e post dadaista, con un elemento giocoso ma anche inquietante come appunto questa specie di mostro che esce dal muro. Ci sono gli spunti rivoluzionari e nichilisti del dadaismo, l' ansia e l' angoscia che hanno caratterizzato le opere di quegli anni».
E poi, come sottolinea Mariolina Bassetti, che guiderà l' asta e l' ha in qualche modo inventata, si tratta della prima vendita all' incanto per un' opera come questa, di cui esistono altri quattro esemplari, ma tutti conservati in musei. L' altro lotto su cui gli esperti scommettono è Uomo appoggiato di Michelangelo Pistoletto, presentato con una base di partenza minima di 1.400.000 sterline. In questa tela l' autore gioca come al solito con gli specchi e riflette un personaggio di spalle.
PROSPETTIVE ROSEE Nel complesso l' asta di oggi conta 60 opere in vendita per un incasso stimato che dovrebbe raggiungere, nella peggiore delle ipotesi, i 18 milioni di euro. Ma la prospettiva è di incassare molto di più, almeno 25 milioni se non ci saranno rilanci sor prendenti. Il che non è da escludere. In fondo, da diversi anni a questa parte, Italian Sale riesce a mantenere risultati altissimi a dispetto della crisi. Nel 2014, ad esempio, ha raccolto 27 milioni e mezzo di sterline, all' epoca il totale più alto mai toccato per opere italiane del Ventesimo secolo.
Sono stati venduti l' 88 per cento dei lotti con un aumento di quasi sei milioni di sterline rispetto alle attese iniziali e il prezzo record di 2.434.000 di sterline per la Colonna di Alighiero Boetti, opera del 1968. Nella stessa occasione altri autori italiani hanno raggiunto dei record per le loro opere e cioè Marina Apollonio, Agostino Bonalu mi e Piero Dorazio. Un successo che si è ripetuto lo scorso anno con un incasso di oltre 43 milioni, il 96 per cento delle opere passate di mano e il risultato strabiliante del quadro Rosso Plastica M1 di Alberto Burri che ha incassato 3.442.000 sterline.
«Quando abbiamo lanciato la Italian Sale nel 2000 pensavamo che potesse aprire nuovi spazi di mercato ma i risultati sono stati ancora superiori alle attese» spiega Mariolina Bassetti, cui si deve questo lungimirante pro getto, portato avanti grazie alla collaborazione di Laura Garbarino, Renato Pennisi e Alessandro Diotallevi. «Anno dopo anno l' interesse è aumentato e ormai possiamo dire di essere leader di mercato nella pittura italiana del dopoguerra».
Secondo lei questa forza è stata costruita negli anni, grazie alla ricerca storica eseguita per ogni opera, alla capacità tecnica dei curatori (tutti italiani), alla possibilità di offrire lavori eccezionali, che attraggono un' audience internazionale. «Le vendite che abbiamo realizzato comprovano la crescita del mercato dell' arte del dopoguerra italiano, partendo da autori relativamente nuovi a questo ambito come Paolo Scheggi e Marina Apollonio fino a personaggi del calibro di Boetti o Burri» insiste Bassetti.
Artisti che valgono milioni, sempre presenti da Christie' s, ma che non sono i soli.
Oggi ad esempio in catalogo si trovano anche opere che partono da una base di 30.000 sterline. «Le abbiamo scelte perché non sono mai state in asta, sono perfettamente in linea con il concetto di vintage e di sicuro daranno un risultato alto» specifica Bertazzoni. Ci sono poi talenti che cercano di emergere, come Giosetta Fioron, Ettore Spalletti (che ha appena avuto una mostra alla galleria Marian Goodman a Londra), Salvatore Scarpitta e Giovanni Anselmo, che oggi riescono a vedere qualche loro pezzo in catalogo nel tempio delle aste.
BENE RIFUGIO I compratori che via telefono o direttamente in sala combatteranno a suon di rialzi per tele e piccole installazioni provengono da tutto il mondo. «C' è uno zoccolo duro di italiani, che hanno sempre seguito queste opere e la nostra cultura e che non intendono tradirla» sottolinea la responsabile del dipartimento di arte moderna ed espressionismo, «ma l' interesse ormai è globalizzato.
Ci sono parecchi compratori americani, ad esempio, che da tempo tengono d' occhio le nostre quotazioni e poi gli asiatici, che non smettono mai di interessarsi al mercato dell' arte. Riceviamo offerte anche dal Medio Oriente, segno che i nostri autori hanno ormai una statura assolutamente internazionale».
L' impressione degli esperti è che il mondo delle aste non stia subendo particolarmente il contraccolpo della recessione. «I collezionisti comperano molto, anzi forse persino di più perché in un momento di grandi incertezze del mercato rimane forte la motivazione dell' arte come bene rifugio» puntualizza Giovanna Bertazzoni. «Se devo dire la verità, al momento stiamo registrando un calo solo in termini di offerta, forse perché in questa fase di incertezza chi possiede opere d' arte importanti non si azzarda a venderle ma le tiene strette».
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