DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E…
1. UNIONE RUSSA, RESCISSO CONTRATTO CON CAPELLO
(ANSA) - E' ufficiale: la Federcalcio russa ha raggiunto un accordo con Fabio Capello per la rescissione del suo contratto da ct della nazionale. Lo riporta l'ufficio stampa dell'Unione calcistica citato dall'agenzia Tass.
2. CAPELLO FIRMA LA RESA LA RUSSIA DICE ADDIO AL PIÙ PAGATO DEI CT
Paolo G.Brera per “la Repubblica”
A volte i grandi amori finiscono così, carte bollate e alimenti. Fabio Capello e la nazionale russa di calcio si sono detti definitivamente addio ieri pomeriggio, accordo firmato e arrivederci a mai più. Solo un anno e mezzo fa, conquistato il primo posto nelle qualificazioni ai Mondiali del Brasile, avevano rinnovato il contratto milionario blindandolo a ferro e fuoco, ma il buon vento è diventato tempesta. Fuori al primo turno con la miseria di due pareggi e una sconfitta decisiva a Rio: gol del Belgio a due minuti dalla fine.
Magari l’amore poteva rinascere con Euro 2016, e invece ecco la disfatta: otto punti in sei partite, non un solo russo era più disposto a concedergli fiducia. Dunque ieri sera Capello e il suo vice, Oreste Cinquini, hanno firmato lo scioglimento del contratto. I dettagli arriveranno oggi con le dichiarazioni ufficiali, ma da ieri c’è un altro grande allenatore italiano senza più squadra.
L’elenco comincia a essere lungo: non solo Luciano Spalletti, primo italiano ad aver tentato l’avventura in Russia nel 2009 con lo Zenit di San Pietroburgo, disarcionato l’anno scorso dopo undici partite senza gloria; c’è Marcello Lippi, che ha vinto tutto eppure è ancora a spasso dopo un paio di stagioni in Cina ad allenare la squadra di Canton, lasciata a Cannavaro.
E Carlo Ancelotti, disarcionato dal Real Madrid con cui aveva vinto la sua terza Champions League da allenatore; e, ancora, Cesare Prandelli, che posato il timone della Nazionale ha resistito solo quattro mesi con i turchi del Galatasaray.
Claudio Ranieri, invece, proprio ieri ha firmato per il Leicester City, rientrando in Premier league in cui era stato all’inizio del secolo guidando il Chelsea. L’annuncio che il cammino di Don Fabio in Russia era all’ultimo crocevia è stato anticipato ieri mattina dai giornali russi, accompagnato da voci secondo cui il suo posto andrà a Leonid Slutskij, tecnico del Cska di Mosca.
Il ministro dello Sport Bitalija Mutko ha confermato la stretta finale: “Un paio di settimane fa vi avevo chiesto di lasciarci lavorare perché è una situazione molto complicata da risolvere con calma, ora posso dirvi che entro domani (oggi) il presidente della Federcalcio Nikita Simonyan vi dirà tutto”. Il dado è tratto.
Se l’amore era finito da un pezzo per entrambe le parti, dirsi addio è stato difficile. A impedire una fine consensuale, maturata tra risultati insoddisfacenti e pagamenti inceppati, c’era un contratto da Mille e una notte scritto prima che la crisi economica e le sanzioni internazionali lo rendessero inaccettabile ai russi. Novaya Gazeta il contratto lo ha visto e pubblicato:
Capello guadagnava 7 milioni di euro all’anno. In caso di licenziamento gli spettano “32,5 milioni di euro meno la somma già pagata”, dunque 25 milioni. Poi ecco i premi: due milioni per la fase finale del Mondiale 2014 (già presi), un altro milione per la fase finale di Euro 2016 con 500mila euro in caso di passaggio del turno, 300mila per il successo ai quarti, 300mila in semifinale e 1 milione per la vittoria finale.
Ancora, un altro milione per la fase finale dei Mondiali 2018, e poi un milione e mezzo per il successo ai quarti e altrettanto in semifinale fino all’apoteosi, i cinque milioni garantiti in caso di vittoria.
Ok, il campionato russo ha troppi stranieri, la qualità media dei russi è bassina e il ricambio praticamente impossibile ma... voi ve ne sareste andati, rinunciando a provarci? In più, la Federcalcio russa gli pagava un mensile da 14mila euro e si impegnava a risolvere a suon di rubli eventuali guai fiscali. Dotazioni accessorie: iPhone e iPad pagati, lezioni di russo e un’auto “di confort elevato”. Oggi, forse, sapremo cosa lo ha convinto ad accettare l’addio.
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