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DAI “GESTI BIANCHI” ALLE RACCHETTE SPORCHE - QUEI FURBETTI DEL TENNIS MINORE: SCONFITTI MA RICCHI COME CAMPIONI - IN FONDO PER TRUCCARE UNA PARTITA BASTA PERDERE UN SOLO SET - QUEL MATCH DI DAVYDENKO ALL’ORIGINE DELL’INCHIESTA

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Stefano Semeraro per “la Stampa”

 

All' inizio, purtroppo, ci furono i giocatori. Non tutti, per carità, e neanche molti, ma un manipolo di anime svelte, «soprattutto sudamericani, con qualche italiano», suggerisce lo scommettitore di professione, onesto ma informato, che preferisce restare anonimo. Il virus zero delle scommesse tennistiche del nuovo Millennio, che fiorirono fra il 2003 e il 2008 circa, sfruttando la piattaforma Betfair.

 

Prima che i bookmakers stessi si rivolgessero all' autorità giudiziaria e all' Integrity Unit del tennis mettendo la sordina a quell' epoca "felice". Carneadi che navigavano anche attorno al numero 120 del mondo e trovato un gruppetto di compari riuscivano a combinare il business, mettendo da parte un milione di dollari pur beccandole sempre (o quasi) al primo turno.

 

Nomi? Quelli che si possono fare stanno nell' elenco pubblicato dalla Integrity Unit, i poliziotti anti-corruzione di Atp e Wta. Per gli altri, che circolano nell' ambiente da tempo (vedi la scioccante "black list" pubblicata da un sito svedese nel 2011 e prontamente rimossa: sempre ammesso che fosse vera), servono le prove. Anche l' autorevole Bbc tiene la bocca cucita.
 

Vittoria involontaria

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Si può però ricostruire il milieu di quei tempi, fra furbetti del campettino a volte coinvolti in storie esilaranti. Come quella del match giocato in un Challenger della Mitteleuropa dove uno dei due fu costretto a ritirarsi lasciando affranto l' avversario che aveva già programmato la sconfitta.

 

Il favore fu restituito mesi dopo, da qualche parte in Sudamerica, per compensare il mancato guadagno. Un sistema artigianale su cui, una volta annusato l' affare, si sono buttati gli allibratori clandestini. Quelli con la faccia truce e valigetta farcita di dollari che si spostavano fra alberghi e players lounge dei tornei, sussurrando proposte ghiotte a chi faticava a sbarcare il lunario. Figli di un tennis minore che invece di sognare 3000 dollari all' inseguimento di una vittoria potevano metterne da parte 50.000 pianificando una sconfitta.
 

Per truccare basta un set

Poi ci sono stati gli atleti, soprattutto provenienti dall' Est Europa, che la proposta non la potevano proprio rifiutare, perché si trattava di restituire un favore fatto da qualche finanziatore interessato ai tempi dei tornei juniores.

 

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«Una volta parlai con l' agente di un giocatore - racconta un' altra gola profonda - che ne era anche il benefattore, e lui mi spiegò che a due o tre "telefonate" il suo pupillo prima o poi avrebbe dovuto rispondere».

 

Tutte situazioni vecchie che la Tiu probabilmente conosce, ma che fatica ad indagare superando un muro di gomma di omertà.
 

Oggi il fenomeno continua, ma in tono minore. Quasi sempre in periferia e in basso, dopo aver rischiato di sfiorare destini nobili, perché in fondo nel tennis per truccare un match basta perdere un solo set, neppure una partita intera.

 

Russia, Italia, qualche cantone asiatico sono stati in questi anni i brodi di coltura di un vizio non più così fiorente, ma duro da debellare. «I match sospetti noi li vediamo tutti», dice lo scommettitore, «ma sono piccole cifre. E comunque per capire chi bara la regola è sempre quella: segui i soldi». Dai gesti bianchi alle mani sporche.

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