DOPO AVER TOCCATO IL FONDO, IL CALCIO ITALIANO PASSA AI “FONDI”, QUELLI PER SALVARE IL PARMA (E LA FACCIA) - INVECE DI APPLICARE IL REGOLAMENTO SI METTE IL RESPIRATORE A UN CAMPIONATO CHE HA 1,7 MILIARDI DI DEBITI

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Roberto Beccantini per il “Fatto quotidiano”

 

Tommaso GhirardiTommaso Ghirardi

Dopo aver toccato il fondo, siamo arrivati ai “fondi”, pur di salvare quel che resta del Parma che, per molti, equivale a salvare quel che resta del calcio.

 

In un Paese normale, con tutto il rispetto che dobbiamo ai dipendenti della società uccisa da Tommaso Ghirardi, “mamma” Federazione avrebbe applicato il regolamento. Nel caso specifico: “Qualora una squadra si ritiri dal campionato o ne venga esclusa per qualsiasi motivo durante il girone di ritorno, tutte le gare ancora da disputare saranno considerate perdute con il punteggio di 0-3”. Dall’articolo 53 delle Noif, acronimo che sta per Norme organizzative interne federali.

 

lotito tavecchio lotito tavecchio

Ma non siamo un Paese normale. Con i debiti della Serie A saliti a 1,7 miliardi di euro (fonte Gazzetta dello Sport), l’importante è “siliconare” le apparenze. La vergogna ci incalza. Totonero, passaportopoli, doping amministrativo e doping farmaceutico, calciopoli, scommessopoli, giustizia a doppia velocità (se non tripla), razzismo, violenza: “Con l’esempio che ci viene dall’alto, perché stupirsi del marcio che c’è in basso”, diceva Wole Soyinka, poeta e scrittore nigeriano, premio Nobel per la letteratura nel 1986. La storia del nostro sport è gonfia di fallimenti, dalla Fiorentina al Napoli, al Torino. Tutti, però, attorno al torneo. Non dentro. Non durante . Da qui l’esplosione emotiva, di pancia, classica delle guerre per bande.

MAURIZIO ZAMPARINI jpegMAURIZIO ZAMPARINI jpeg

 

Capisco Maurizio Zamparini, contrario al piano Marshall della Lega spaccata di cui fa parte: “Se il Parma è stato gestito male, cosa cavolo c’entriamo noi?”. I blitz della Guardia di Finanza – non solo a Collecchio – sono ormai all’ordine del giorno .

 

Abbiamo una classe di dirigenti senza classe; da Giancarlo Abete – di cui rimane memorabile il ritratto che gli fece Aldo Grasso: “Non è stato sfiorato dagli scandali del calcio solo perché gli scandali non si sono accorti di lui” – siamo passati a Carlo Tavecchio, quello che l’Uefa e la Fifa hanno sospeso per sei mesi dopo l’uscita sui mangiabanane e Optì Pobà; quello che vendeva libri a se stesso (nel senso di Figc e Lega Dilettanti); quello che, in campagna elettorale, è stato sopportato e supportato da una Triade mica da ridere, Franco Carraro, Adriano Galliani, Claudio Lotito.

 

E poi Lotito, naturalmente: un multiproprietario (Lazio, Salernitana) che al telefono si scaglia contro l’incubo di un Carpi promosso. E poi l’atteggiamento aggressivo di Sky che, pagando fior di quattrini, ha preteso che il Parma arrivasse, “comunque”, a fine stagione (dopodiché, arrivederci e grazie).

Lotito 
Pallotta 
Lotito Pallotta

 

Senza dimenticare i controlli, che le istituzioni avevano garantito “perentori”. Mi scappa da ridere. A capo della Lega c’è Maurizio Beretta, il burattino del gran burattinaio (Lotito).

O mi portano i colpevoli o li vado a prendere io, ha tuonato Giovanni Malagò, presidente del Coni. Buona caccia. Per adesso, si sono mosse le Fiamme gialle (non sempre, pare, nella direzione giusta) e la Procura Antimafia di Bologna.

GIAMPIETRO MANENTIGIAMPIETRO MANENTI

 

Intervistato da La Stampa l’8 dicembre scorso, quando ancora sembrava che Ghirardi avesse ceduto il Parma a una cordata russo-cipriota, Nevio Scala, l’allenatore che negli anni Novanta aveva portato la squadra dalla Serie B ai picchi d’Europa, rispose: “Ben vengano se sono persone di qualità e amano il calcio. Anche se la notizia della cessione mi ha colpito. Apprezzo Ghirardi, non pensavo mollasse, forse si è stancato, forse i risultati non erano quelli che voleva”. Ci siamo cascati tutti.