DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Paolo Tomaselli per corriere.it - Estratti
Sembra qualcosa di già visto. Ma è differente. Anche due anni fa — in coincidenza con l’ultimo derby perso prima della serie di sei vittorie consegnata adesso alla storia — l’Inter alternava partite di alto livello a sconfitte inspiegabili, un po’ come ha fatto fra l’Etihad mercoledì sera e San Siro domenica.
Quella era la squadra capace di andare in finale a Istanbul, ma allo stesso tempo (almeno fino al 15 aprile) di perdere dodici partite di campionato. Due anni fa però la stagione era spaccata in due dal Mondiale e le analogie, per quanto affascinanti (soprattutto se evocano una finale di Champions) non funzionano per capire il momento dell’Inter di oggi, che ha fatto 8 punti contro i 15 di un anno fa e che per la prima volta in 17 mesi «non è mai stata squadra», come ha certificato lucidamente Inzaghi.
L’analisi del tecnico dopo la sconfitta contro il Milan è il primo vero punto di rottura rispetto al passato: questa Inter è più matura, anche grazie ai momenti duri che ha attraversato e il suo allenatore è cresciuto sotto ogni punto di vista, anche quello della gestione delle emergenze.
Quando alla vigilia chiedeva ai suoi di non avere la pancia piena, forse il tecnico aveva fiutato qualcosa. E dopo la sconfitta non ha escluso del tutto che l’Inter abbia sottovalutato il Milan: «Non direi, ma si è visto poco di quello che avevamo preparato. È mancata lucidità con e senza palla. La squadra ha approcciato male il primo e il secondo tempo. Io sono il responsabile, quindi ci prendiamo questo k.o. che ci fa male. Ma nel calcio vanno accettate le sconfitte purché vengano analizzate bene. Dobbiamo cambiare marcia, 8 punti sono pochi».
LAUTARO MARTINEZ - FOTO LAPRESSE
Cinque mesi dopo il derby della seconda stella, con relativi festeggiamenti, lo schiaffo di domenica può essere utile all’Inter. Ma non è solo questione di appagamento: se una squadra nei momenti chiave «è vuota di testa» è una questione anche di energie fisiche e nervose da ricaricare. E aveva colpito alla prima di campionato il grido d’allarme di Bastoni: «Un mese è troppo poco per staccare». Si può catalogarlo come la lamentela di un milionario viziato o come la spia di un malessere più profondo, che parte dalla testa e arriva alle gambe. «Sto faticando, la stanchezza me la sento addosso e so che non sto facendo il lavoro dell’anno scorso» ha ammesso capitan Lautaro dopo il derby.
Adesso l’Inter ha una settimana senza impegni prima della sfida di sabato a Udine, poi avrà la Stella Rossa in Champions: può essere l’occasione per ricaricare i giocatori più stanchi, anche perché dopo la sfida del 5 ottobre con il Torino attuale capolista, ci sarà ancora la sosta per le Nazionali. E quindi un ciclo molto duro con Roma, Juve, Arsenal e Napoli all’orizzonte: la sfida agli inglesi e il big match contro la squadra dell’ex Conte sono ravvicinate, proprio come nel caso di City e Milan
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