
DAGOREPORT - LA CERTIFICAZIONE DELL'ENNESIMO FALLIMENTO DI DONALD TRUMP SARÀ LA FOTO DI XI JINPING…
P.Tom. per il “Corriere della Sera”
Il momento è adesso, la chiamata è quella definitiva: per regolare i conti, antichi o recenti che siano, l' appuntamento a Marsiglia per la finale anticipata. La Francia non batte la Germania dal 1958 e in tutto questo tempo la voglia di rivincita è arrivata a livelli di guardia: nel 1982 c' è stata la notte da tregenda di Siviglia, quella del fallo assassino del portiere Schumacher a Battiston nella semifinale del Mundial; quattro anni dopo Platini e soci sono stati fatti fuori ancora a due passi dal traguardo; in Brasile, i tedeschi hanno battuto i carissimi nemici (ai quarti, gol di Hummels) e hanno vinto pure la Coppa.
Questa marea montante di orgoglio e risentimento non è fine a se stessa, perché negli ultimi giorni i rapporti di forza tra i campioni del mondo e les enfants de la patrie si sono invertiti, se pur di poco. E in linea del tutto teorica, dato che quella di stasera per la Francia - che ha eliminato Albania, Svizzera, Romania, Repubblica d' Irlanda e Islanda - è la prima partita contro un avversario di alto livello. La Germania comunque ha faticato con la Polonia (0-0) e battuto solo ai rigori l' Italia, per cui non ha fatto esattamente il pieno di autostima.
A questo si aggiungono seri problemi di formazione, che agitano le ultime ore della Nationalmannschaft: il centrale Hummels è squalificato, il centravanti Gomez e la mezzala Khedira sono fermi ai box, mentre il capitano Schweinsteiger ha recuperato e ci sarà.
Il c.t. Low, dopo essere stato sbeffeggiato in patria per aver schierato la Germania a specchio contro l' Italietta di Conte, torna all' antico, ma così all' antico che sembrerebbe costretto a ripescare quel biondino sempre più pacioccone che è rimasto in panchina nelle ultime due partite: Mario Goetze ha appena 24 anni, è diventato simbolo della sua generazione segnando il gol che ha deciso il Mondiale al Maracanà contro l' Argentina, ma in questa stagione è diventato marginale al Bayern e anche in questa Germania.
hugo almeida del portogallo e mats hummels della germania
Il confronto con il francese Griezmann che a maggio con l' Atletico Madrid ha ammutolito l' Allianz Arena nella semifinale di ritorno di Champions, è impietoso: Grizou ha segnato 4 volte e assieme al centravanti Giroud rappresenta buona parte di quello che manca a questa Germania: rapidità, profondità, forse anche quel pizzico di fame e di follia che ti spinge oltre i propri limiti.
«Loro hanno la pressione di giocare in casa - rilancia Thomas Müller, pensando al 7-1 che ha reso i brasiliani degli esuli in patria - e noi troveremo una soluzione alle nostre assenze: non abbiamo paura. Io voglio segnare, solo per un motivo: non sentirmi più chiedere perché non ho ancora fatto gol…». Müller, come Pogba, è l' uomo che deve dare sempre qualcosa in più.
E che non sempre ci è riuscito finora: «Volete sapere se ho ritrovato Paul? - chiede il c.t. franco-juventino Deschamps - No. Perché non lo avevo mai perso. E comunque il passato non conta: vogliamo scrivere una nuova pagina di storia». Qui e adesso. Nella semifinale forse più finale di sempre.
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