DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
Antonio Riello per Dagospia
Le fiere d’Arte Frieze London e Frieze Masters sono state inaugurate Mercoledi’ 9 Ottobre a Regent’s Park. Parecchia gente che conta, si sente l’atmosfera mondana. Non mancavano i classici “tipini da Frieze” che cercano visibilita’ (ma forse meno del solito e, a modo loro, abbastanza morigerati). I controlli serrati, con tanto di cani poliziotto, hanno reso l’ingresso sempre piu’ selettivo e complicato: sembrava quasi di entrare in una base militare segreta.
La cuccagna comunque e’ finita: gli inviti sono stati distribuiti con il contagocce (gli organizzatori vogliono che la gente paghi il - salato - biglietto di ingresso). Frieze Sculpture (situata nel parco e sempre ben curata da Fatos Ustek) e’ sempre molto affascinante (e gratuita). Molto bronzo stavolta: piu’ “sculture” in effetti che “installazioni”.
Va subito detto, questa edizione di Frieze London (a differenza di quella dell’anno scorso, mogia e in manifesta decadenza) e’ piuttosto brillante. La direttrice, Eva Langret, ha realizzato un ottimo lavoro di rinnovamento. Ci sono piu’ gallerie e provengono, come al solito, da tutte le parti del Mondo. Poche le gallerie debuttanti e invece parecchie le gallerie di “peso” (in senso commerciale). Giustamente, i big (Hauser & Wirth, Gagosian, White Cube, Perrotin, Almine Rech, Taddeus Ropac) non sono stati piu’ collocati nella zona dell’ingresso ma invece verso il centro e la fine del percorso.
Cosi’ si guarda con la stessa attenzione a tutti gli espositori (chi - non molto noto - era nella parte finale, godeva solo di circa il 70% dei visitatori entrati). Ci sono due nuove interessanti sezioni, “Smoke”, che ospita solo opere in ceramica, e ”Artist to Artist”, dove l’artista esposto dalla galleria e’ stato scelto da un altro artista. E infine quella denominata “Focus” (ma non e’ una novita’) che promuove delle piccole mostre personali.
La qualita’ e’, in generale, ottima. Forte presenza di artiste. Tantissima pittura, anche di dimensioni importanti e con colori vivaci. Assai diffuse terrecotte e terraglie (una tendenza ormai consolidata). Decisamente poca tecnologia. Ancor meno ideologia, in fiera quest’anno sembra esserci meno spazio per le consuete tirate ecologiste e post-coloniali. In sintesi: proposte fatte per vendere ad un pubblico internazionale benestante, curioso ma non troppo politicizzato.
Non numerose le gallerie italiane: Lia Rumma, i Minini (padre e figlia), Apalazzogallery, Lorcan o’Neill (uno degli stand migliori), Franco Noero, P420. L’ immagine piu’ instagrammata? I pinguini gonfiabili dell’artista danese Benedikte Bjerre che danzano nello stand della galleria “Enterprise Palace. La galleria che si nota di piu’ probabilmente e’ quella di Larry Gagosian - piu’ una piazza d’armi che uno stand - con una selva di sculture verticali di Carol Bove (pare che a circa 850.000 sterline a scultura, siano state quasi tutte vendute). Ma il gossip, gia’ durante l’inaugurazione, prevalentemente riportava vendite non molto significative. Fa eccezione la fascia sulle 15/20.000 sterline, dove qualcosa si muove sempre.
Il cambiamento in positivo di Frieze e’ figlio della (spietata) concorrenza. Fra pochi giorni apre Paris Art Basel (ha sostituito la precedente FIAC che era un affaire principalmente solo francese). Adesso e’ la fiera piu’ importante d’Europa, assieme alla sorella maggiore di Basilea. I collezionisti d’Arte “A Sette Stelle” si ritrovano dunque a Parigi spesso e assai volentieri. Complici anche le difficolta’ burocratico/doganali causate dalla Brexit, Frieze London ha iniziato insomma a sentire il fiato sul collo e sta facendo dei notevoli sforzi per riposizionarsi.
Frieze Masters, da parte sua, procede con la sua preziosa miscellanea di Arte, Antiquariato e Design. E anche lei nel 2024 si e’ ringalluzzita. Allestimenti suntuosi: qui e la’ sembra di essere in una sala del Victoria & Albert Museum. Ancora Gagosian si fa notare con uno straordinario stand - molto metallico - un virtuoso duetto tra il designer Marc Newson e l’artista John Chamberlain. La galleria Robilant+Voena delizia gli occhi con un acquerello di J.M.W. Turner e una serie di opere di artisti italiani degli anni 50/60.
Una sua parete di opere di Lucio Fontana (“tagli” e ceramiche) e’ semplicemente superba. In giro si possono vedere rare opere di Man Ray e di Marcel Duchamp (edizioni). Ancient Art, un mercante di Londra, ha poi in mostra uno straordinario volto di donna noto come “Portrait L” che fa parte dei cosiddetti ritratti di El Fayum. Sono ritratti funebri risalenti al secondo Secolo d.C. e decoravano il sarcofago di mummie.
Sono stati trovati - in ottimo stato di conservazione - in una localita’ del deserto egiziano nel 1888. Questo qui, poco dopo la scoperta, e’ finito a Londra e passato attraverso vari illustri proprietari. Lettere e documenti suggeriscono abbia ispirato Oscar Wilde per il suo celebre libro: il “Ritratto di Dorian Gray”. Che cio’ sia accaduto per davvero poco importa, la suggestione rimane potente. E’ una manifestazione che evidentemente puo’ dare soddisfazione anche a visitatori generici e non solo agli addetti ai lavori.
Persino la fiera di Arte africana, “154”, si e’ rigenerata per il meglio. E’ sempre ospite della Somerset House e ha molti piu’ espositori rispetto all’anno scorso. Opere consistenti e con prezzi sostenibili. Impera la pittura figurativa e non manca assolutamente la creativita’. Notevole lo stand della Galerie Voss, di Dusseldorf, che presenta i pittori Fransix Tenda Lomba (Repubblica Democratica del Congo) e Idowu Oluwasen (Nigeria). Curiose le opere in vetro, esposte alla Superposition Gallery, della artista Layo Bright. C’e’ una nuova sezione dedicata alla moda e un festoso angolo mangereccio destinato ai prodotti alimentari, per lo piu’ provenienti dalla Nigeria. Anche qui si cerca di tenere a bada, in qualche modo, l’insidiosa e competitiva Parigi.
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