
DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL…
CANZONE SBERTUCCIO SULLA ROMA
https://www.facebook.com/video.php?v=1598962407002765
1. ALLENARE LA ROMA
Giancarlo Dotto per Dagospia
Non c’è libidine più grande nella Roma calcistica del gioco al massacro. Che non è fame e neppure calcolo giornalistico, ma puro istinto della belva sanguinaria. Gli allenatori sono strapagati per questo. Pasto nudo da gettare alle folle. Se alleni a Roma devi avere due mastodonti al posto dei testicoli. Benvenuto Rudi Garcia nel circo del pollice verso. Se li hai, i mastodonti, ora è il momento di sfoderarli. Sulla sua testa, come nel film di Peckinpah, volano decine di mosche stercorarie.
La mia opinione? Garcia è il meno colpevole. Allena una squadra che non è nemmeno una parente acquisita. Quattro nomi: Maicon, Benatia, Castan, Strootman. Quattro leader totemici azzerati di colpo.
Totti e De Rossi, depotenziati per vizio intrinseco (l’essere romani e dunque morbosamente amati o detestati) ed estrinseco (logorati dal tempo o dall’ipersensibilità).
Gervinho, o chi per lui, mistero africano. Pjanic e Ljajic sopravvalutati. Il resto lo ha disfatto un mercato in cui quel bucaniere di Sabatini è caduto nell’errore di fidarsi troppo del suo genio.
Cosa serve ora? Tre cose.
TOTTI CON LA NUOVA MAGLIA DELLA ROMA
1. Un'autorità forte a Trigoria (Pallotta allo stadio nuovo non ci devi arrivare con il respiratore artificiale e le pernacchie dei laziali).
2. Garcia torni ad essere uno straniero a Trigoria. In quella terra sopravvive solo da "stranieri". O da iene.
3. Rabbia e orgoglio. Da domani, Totti e compagni scendano in campo anche per dare un calcio in culo a un articolo come questo.
2. GARCIA: "SE CAPIRÒ DI NON ESSERE PIÙ UTILE MI FARÒ DA PARTE"
Andrea Pugliese per “gazzetta.it”
Il primo step sarà provare a passare il turno e volare ai quarti, unico modo per far riaffiorare un sorriso. Il secondo sfatare la maledizione dell'Olimpico. Il terzo ritrovare la sua Roma. Ma stavolta davvero, non solo a parole. Perché Rudi Garcia sa che la partita di domani non vale solo il passaggio del turno, no va molto più in là. E' come una finale, ma stavolta più per l'ambiente ed il futuro giallorosso che per il risultato sul campo. Con una promessa. "Io ci sarò fino all'ultimo minuto dell'ultima partita, anche se questa resta la piazza più difficile del mondo. Il motivo? Ne parleremo a fine stagione. Anzi, all'inizio della prossima. Meglio".
Totti-De-Rossi-Garcia alla presentazione dello stadio della roma a tor di valle
RESTO O NO? — Garcia, dunque, stringe i denti e rilancia. "Non sono uno che si arrende alle prime difficoltà. E quelle attuali sono le prime da quando sono qui. Anzi, spero ce ne possano essere ancora molte in futuro, magari non in questa stagione, dove ne abbiamo avute già a sufficienza". Poco prima, però, il concetto era stato diverso."Ripeto quello che ho detto dopo la Sampdoria, non sarò mai un peso per questo club, ho imparato a innamorarmi della Roma.
Il giorno in cui sentirò di non essere più utile o una plusvalenza per ottenere quei trofei per cui sono venuto, mi farò da parte. I conti si fanno sempre a fine stagione, li faremo anche questa volta". E allora l'importante sarà tornare presto alla vittoria, anche se per i trofei probabilmente bisognerà rimandare ancora per un po'. "Ma finché i giocatori mi seguono continuerò a credere nel sogno di vincere qualcosa qui. Voglio vincere e non restare con il sogno di poterlo fare".
TRA PROVERBI E AMBIZIONI — E allora Fiorentina, la sfida di domani sera,la quinta della serie con i viola. "Dopo la pioggia viene sempre il sole, tocca a noi farlo tornare il prima possibile. Sembra che si stia lottando per la salvezza e si sia fuori da tutto. Non mi lascio prendere dall'euforia o dal catastrofismo. Come non mi sentivo un re prima, non sono il principale colpevole ora. Ma vogliamo vincere con la Fiorentina e qualificarci, questo sì". Per farlo, dovrà trovare quelle tracce di Roma che si sono riviste nella prima ora contro la Fiorentina.
"Ultimamente abbiamo utilizzato tre moduli, ma la differenza la fa se la palla entra o meno. Prima della Samp abbiamo pareggiato alcune partite giocando meno bene, contro i liguri la prima ora è stata buona. Avessimo avuto 5-6 punti in più, sarebbe stata una sconfitta assorbita diversamente. Ma non mi sembra che il bambino sia da buttare via con l'acqua sporca del bagno". Come dire, non si può buttare via tutto. Sempre.
GOL E ATTACCANTI — Chiusura sugli attaccanti, quelli che più di tutti sono sul banco degli imputati. "Gervinho e Iturbe devono sicuramente segnare di più in campionato, perché hanno le qualità per farlo. Ma in Europa, ad esempio, Gervinho ha segnato molto e resta il giocatore che prima faceva esultare tutto l'Olimpico, non è cambiato. Manuel, invece, è rimasto fuori a lungo per infortunio e deve tornare ad essere al 100%, perché la condizione fisica è la base del suo calcio, se non sta al massimo non può esprimere le sue qualità". Domani sarà sicuramente un giorno diverso. Da capire solo se ci sarà ancora pioggia o finalmente il sole.
3. GARCIA E SABATINI AL BIVIO IN CHAMPIONS O ADDIO
Matteo Pinci per “la Repubblica”
Persino i gabbiani in volo sopra l’Olimpico, lunedì sera, sembravano avvoltoi pronti a banchettare con quel che resta della Roma. Il secondo posto ormai in bilico, la Lazio a un punto, la piazza che grida “mercenari” ai calciatori proprio nell’anno in cui tutti o quasi pensavano di battere la Juve nella corsa allo scudetto. Gli ultimi atti di un progetto naufragato, che nella testa di Pallotta avrebbe dovuto portare allo scudetto in 5 anni facendo di Rudi Garcia «Il Ferguson della Roma ». E invece a quattro anni dall’insediamento della proprietà americana il presente sembra riannodarsi sul passato, evocando rese dei conti e fallimenti già (mal) digeriti.
i tweet speculari di rudi garcia e francesca brienza in cui dichiarano il loro amore
La squadra s’è ritrovata a Trigoria, ieri. Per ascoltare il discorso del Re. Dopo il consueto monologo di Garcia, la parola infatti l’ha presa Francesco Totti: il capitano — seguito poi da altri leader come De Sanctis e Keita — ha deciso di esporsi in prima persona, onorando il proprio ruolo.
Un lungo colloquio con la squadra e il tecnico, senza dirigenti, per dire che basta poco, un paio di risultati positivi a rialzarsi, chiedendo di mostrare gli attributi fin da domani per il ritorno degli ottavi di Europa League contro la Fiorentina.
Il presente, in questo momento, è più importante del futuro. Che, nonostante la semifinale guadagnata dalla Primavera nella Youth League (la loro Champions, 2-1 al City), è pieno di punti interrogativi:
Rudi Garcia dopo lo 0-2 incassato dalla Samp si accartoccia annunciando di «non voler essere un peso per il club», promettendo di dare il massimo ma che «i conti li faremo a fine stagione», alludendo a un addio. A molti ricorda da vicino la fuga di Luis Enrique: nonostante la fidanzata romana, l’attaccamento alla città, se si sentisse «un peso» il francese sarebbe il primo a farsi da parte, sacrificando il proprio futuro romano — di offerte irrinunciabili a oggi non ne ha — sull’altare del dissesto.
Di certo, senza il secondo posto sarà rivoluzione: il primo a fare un passo indietro sarebbe il ds Walter Sabatini. Lo ha già fatto alla Lazio e poi al Palermo: di fronte a un fallimento ha sempre tolto il disturbo e lo farebbe anche stavolta. Dopo, magari, aver costruito la squadra e scelto un eventuale nuovo tecnico.
C’è persino chi fa già i nomi: il sogno (impossibile?) di Ancelotti, la tentazione Conte che però è antipatico a Trigoria, la sorpresa del tedesco del Leverkusen Roger Schmidt, la suggestione di lasciarsi affascinare da un esule della Premier League tanto cara a Pallotta.
Il presidente, tra una telefonata e l’altra con l’ex dg Franco Baldini, non perde mai di vista il campionato inglese. Da cui, in estate, potrebbero arrivare a costo zero il terzino del Liverpool Johnson e il centrocampista del City Milner. Anteprima di una rivoluzione che porterà addii illustri, a partire dai pezzi più appetibili: i nomi che garantirebbero incassi più lauti sono Ljajic e Pjanic, protagonista di una discussione con un tifoso, ieri, condotta dall’ultrà a colpi di «ma quando vincete?». Chiederselo ora non basta davvero più.
DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL…
DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE…
DAGOREPORT - COME È RIUSCITO IL FUNERALE DI UN SOVRANO CATTOLICO A CATTURARE DEVOTI E ATEI, LAICI E…
FLASH! - QUI, SAN PIETRO: TANA PER PATRIZIA SCURTI! MASSÌ, NON POTEVA MANCARE AL FUNERALE DI PAPA…
DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA…
DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI…