RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Fabrizio Roncone per il Corriere della Sera
Questo è il luogo dell'ultimo sortilegio azzurro. Wembley: in attesa che inizi l'allenamento - per ora solo Raspadori e Jorginho a palleggiare nel cerchio di centrocampo, Belotti parla con Chiellini e Bonucci - si perde tempo con due cronisti argentini sconcertati dalla gommosità degli hot dog e guardando certe nuvole grigiastre scese sullo stadio, a sprazzi parte la solita pioggerella fitta, i ricordi sono pozzanghere, è passato quasi un anno (era la sera dell'11 luglio).
Sopraffatti dalla malinconia, da qualche parte nel cuore, immagini di qualità già scadente: con il presidente Sergio Mattarella che balza in piedi e accompagna il volo di Gigio Donnarumma per parare quell'ultimo rigore, e poi la festa, la conquista del campionato europeo che scatena un'euforia martellante, il mantra positivo delle notti magiche inseguendo un gol, gli italiani in strada con addosso troppa vita, Covid, paura, troppa speranza e voglia di allegria per riuscire a farsi qualche domanda sul genere di incantesimo calcistico nel quale eravamo precipitati.
Lo sapete: ai Mondiali non ci andremo. Botte di sudore freddo, tifo bieco, gesti di pura e tribale scaramanzia: tutto inutile, ci siamo fatti fregare pure dalla Macedonia, a Palermo, e così adesso, mentre comincia l'allenamento di rifinitura, sulle facce dei nostri c'è un velo, un fard tremendo, perché non è facile convincersi che contro l'Argentina campione del Sud America sarà una finalissima e non solo un allenamento (per loro, che in Qatar ci saranno). Roberto Mancini ha deciso di far giocare quelli di un anno fa; i superstiti, diciamo. Riconoscenza, rispetto: e la consapevolezza che, stavolta, non dovrà ripartire da zero.
ROBERTO MANCINI DURANTE ITALIA MACEDONIA
Il c.t. è già dentro un nuovo cammino: non s' è dimesso perché ha deciso di riportarci agli Europei e di farci vincere i Mondiali del 2026. È il suo modo di esistere, più che di allenare: orgoglioso, ambizioso, prepotente quasi per destino, e ottimista. Le emozioni sanguinanti le lascia agli altri. È il suo genio, il suo carisma. Come sempre: bisogna affidarsi. Vale per chi tifa, e per chi gioca. Magari per chi gioca dovrebbe essere più facile: non abbiamo fuoriclasse; l'unico di grande personalità, Chiellini, sta per lasciare con i giusti onori; in panchina portiamo un ragazzo di 18 anni, un certo Wilfried Gnonto (viene paragonato a Sterling e Ribéry, lui dice di ispirarsi a Messi: vabbè).
roberto mancini italia vs macedonia del nord
Esattamente come un anno fa, Mancini sa di non avere i privilegi dei suoi vincenti predecessori: Valcareggi sceglieva tra Rivera e Mazzola, Corso e Prati stavano in panchina perché c'era Gigi Riva; Bearzot poteva permettersi di lasciare a casa Beccalossi e Pruzzo; Lippi li aveva tutti insieme: Buffon, Totti, Del Piero, Cannavaro. Ma va così. Andrà così. Tanto vale mandare un po' la mente alla deriva e consigliare ai due cronisti argentini un pub giusto.
ROBERTO MANCINI ROBERTO MANCINI DOPO ITALIA MACEDONIAMANCINI ITALIA MACEDONIA DEL NORDroberto mancini 3roberto manciniROBERTO MANCINI DOPO ITALIA MACEDONIA
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