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"HO AVUTO TANTE OCCASIONI, QUESTA SCONFITTA È DIFFICILE DA ACCETTARE, FA DAVVERO MALE" – SINNER, IN LACRIME, SI MANGIA LE MANI PER I TRE MATCH-POINT SPRECATI NELLA FINALE POI PERSA CON ALCARAZ – IL NUMERO 1 DEL MONDO, OLTRE ALLA MALEDIZIONE ROLAND GARROS, HA UN ALTRO TABU’ DA SFATARE: NON HA MAI OTTENUTO UNA VITTORIA NELLE PARTITE CHE SUPERANO LE 4 ORE DI GIOCO (E CONTRO LO SPAGNOLO SI E’ GIOCATO PER 5 ORE E 29 MINUTI) – PANATTA: “LA PARTITA PIÙ BELLA CHE ABBIA MAI VISTO, SINNER HA FATTO UN PUNTO IN PIÙ DI ALCARAZ, 193 A 192. MALGRADO CIÒ GLIENE È MANCATO UNO, UNO SOLTANTO, L’ULTIMO. IL RAMMARICO C’È…” - VIDEO
Jannik Sinner, you are a mad man.
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— The Tennis Letter (@TheTennisLetter) June 8, 2025
Stefano Semeraro per “la Stampa” - Estratti
«In momenti come questi è più difficile parlare che giocare». Jannik ha gli occhi rossi, nel ventre del Centrale ha pianto tutte le lacrime che aveva trattenuto in campo. Si tormenta i riccioli, si pizzica gli occhi e le guance, si abbandona, cosa rara, sullo schienale della sedia. In campo, per un attimo, sul 4-2 Alcaraz nel quinto set, ha perso la pazienza: persino lui che della calma è la personificazione tennistica.
Ora risponde a domande che, si capisce, per lui significano poco. «È dura, molto dura, vi mentirei se vi dicessi una cosa diversa», si sfoga. «Certo, sono contento di aver fatto parte di una partita come questa, di un pezzo di storia del tennis, ma se non fossi dispiaciuto per aver perso vorrebbe dire che in me c'è qualcosa di sbagliato. Stanotte di sicuro farò molta fatica a dormire. Ma è capitato a tanti altri tennisti, ora tocca a me»».
È l'ora più difficile di un ragazzo meraviglia abituato a vincere, e che stavolta la vittoria se l'è vista passare ad un centimetro.
«Di occasioni ne ho avute tante, è vero. All'inizio del terzo, quando sono andato sotto di un break, magari se avessi tenuto il servizio… Se avessi tirato il diritto sul matchpoint… Non credo di avergli dato punti facili, e quando stai giocando non pensi a che cosa ti sei fatto scappare, continui a dare il massimo. Ma ora che è tutto finito, fa davvero male». A stargli vicino è un sentimento di vuoto che morde l'anima, e la sua gente. «La mia famiglia, chi mi conosce bene. Adesso è il mio momento di prendere qualcosa da loro. In fondo siamo una famiglia molto semplice: mia mamma era qui, mio padre no: perché doveva lavorare.
(...)
Alcaraz è la sua kriptonite, il suo paesaggio tossico. «Ho avuto la fortuna di giocare contro Nadal, Djokovic, affrontare gente così è difficile, e con Carlos, che oggi è il migliore sulla terra, provo le stesse sensazioni. Non è possibile paragonare la nostra rivalità a quelle del passato, McEnroe e Borg, Federer e Nadal, perché oggi la palla va molto più veloce, tiriamo più forte, è uno sport molto più fisico». Contro il Niño aveva perso anche l'anno scorso in semifinale, «ma era diverso, stavolta sono stato vicino al match, e la qualità è stata altissima. Io sono migliorato molto, ma è migliorato anche lui».
Carlos gli rende gli onori che merita: «È eccezionale. Vincerà molto in futuro. Ho avuto il tifo dei miei amici di Murcia. Ogni tanto mi fermavo a pensare a come si stavano divertendo. Mi diverto anch'io, e in quei momenti non ho più paura di sbagliare, mi sento capace di tutto».
A Jannik chiediamo se in un'altra sconfitta incassata dopo essere stato avanti di due set, contro Djokovic a Wimbledon, aveva lo stesso sapore di questa: «No, non si possono paragonare. Questa è più difficile da accettare. Anche perché arriva dopo i tre mesi di sospensione, un periodo brutto». Vincere Parigi era il riscatto definitivo, e poco conta ora riflettere che questa per Jannik è stata l'ottava finale consecutiva, la terza di fila in uno Slam, che da quando ha vinto il suo primo major in Australia nel 2024 negli appuntamenti che contano non è mai andato peggio dei quarti di finale. La nottata ha da passare, in un modo o nell'altro. Fra Parigi e Wimbledon ci sono tre settimane, una camera di decompressione per elaborare il lutto e ricostruirsi motivazioni, voglia di allenarsi. Per mettere qualcosa di dolce sulle ferite.
carlos alcaraz finale roland garros
Per capire che cosa non ha funzionato. Il sogno di grande Slam è sfumato, ma ci sono ancora mille appuntamenti. «Ho bisogno di prendermi il mio tempo. Poi andrò ad Halle, per preparare Wimbledon, il prossimo obiettivo. Piangere non serve, per rimettersi in pista c'è solo un modo, ricominciare a lavorare. Se non lo fai finisci per uscire di strada, e io non ho intenzione di uscire di strada». La storia della sua vita: cambiare percorso, adattarsi, e ricominciare ad accelerare.
LA PARTITA PIÙ BELLA E INCERTA CHE HO VISTO DUE FENOMENI DAVVERO SPECIALI
Adriano Panatta per il “Corriere della Sera” - Estratti
sinner alcaraz finale roland garros
Due fenomeni. Del tennis, di sicuro, e anche dello Sport. Forse della Natura. La partita più bella che abbia mai visto, non me ne vengono in mente altre, magari ci sono state, ma così lunghe (la più lunga finale del Roland Garros), così combattute e incerte, davvero non ho memoria…
Ha vinto un tennista speciale, Alcaraz ha dimostrato di esserlo giocando benissimo in ogni momento importante della sfida.
Ma attenti ai numeri del match. Sinner ha fatto un punto in più, 193 a 192. Malgrado ciò gliene è mancato uno, uno soltanto, l’ultimo. Il rammarico c’è. Sinner ha avuto il match in mano, o sulla sua racchetta se preferite. Tre match point nel quarto set. Lì avrebbe potuto fare qualcosa in più, ma è quasi ingiusto dirlo, perché Jannik ha fatto tutto il possibile, se non di più in questa finale, giunta dopo appena tredici match giocati dal suo ritorno al tennis.
jannik sinner finale roland garros
Quei tre match point falliti, hanno restituito vitalità ad Alcaraz. Va così lo sport, e c’è poco da fare.
(...)
Bravissimo Sinner a riprendere il match all’ultimo secondo. Ha riconquistato la parità, è giunto di nuovo a un soffio dalla vittoria, appena due punti. Alcaraz è stato bravo a inventare colpi impossibili, ne è uscito grazie al proprio talento, che è enorme. Una finale di livello straordinario, che conferma tutto il valore del nostro numero uno, e mantiene intatte tutte le sue possibilità di farcela in tutti i tornei e su tutte le superfici. Compresa la terra rossa del Roland Garros, che speravo davvero si consegnasse di nuovo a un tennista italiano.
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