doni alexander marangon

“TOTTI? UNA SERA OFFRÌ MILLE EURO A UN CAMERIERE PER SALTARE IN PISCINA IN MUTANDE E URLARE COME TARZAN” – L’EX PORTIERE DELLA ROMA, DONI, RICORDA LE NOTTI DI BAGORDI CON IL “PUPONE”: “ERA UN FENOMENO, IN CAMPO E FUORI. QUANDO USCIVAMO ERA UNO SHOW CONTINUO” – “SPALLETTI? UN GENIO MA ERA MEGLIO NON FARLO ARRABBIARE, POTEVA PURE PRENDERTI A SCHIAFFI. QUANDO URLAVA FACEVA TREMARE I MURI DI TRIGORIA” – “RANIERI? NON ABBIAMO MAI AVUTO UN RAPPORTO. MI FECE PAGARE L’AVER ACCETTATO UNA CONVOCAZIONE IN NAZIONALE” – L’INFARTO, IL TENTATIVO DI ACQUISTARE IL BRESCIA E IL PARCO DIVERTIMENTI APERTO CON FABIO SIMPLICIO…

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Estratto dell’articolo di Lorenzo Cascini per www.gazzetta.it

 

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Se nomini il Colosseo gli si illuminano gli occhi. “È stata la prima cosa che ho visto appena sono arrivato a Roma, rimasi a bocca aperta”. Alexander Marangon Doni risponde dagli Stati Uniti, dove vive da anni. Con la famiglia si è trasferito a Orlando e ha fondato un vero e proprio impero: palazzi, case, centri commerciali. La sua azienda si chiama “D32 invest”, come il numero che indossava tra i pali. […] Doni è stato il portiere della Roma per sei stagioni - 150 presenze dal 2005 al 2011 - e quando ne parla sembra rivivere quelle emozioni. […]

 

fabio simplicio doni

Doni, partiamo dal presente. Cosa fa oggi?

“Dopo il calcio ho studiato tanto e ho aperto una serie di attività. Vivo in Florida dal 2017 ma giro in tutto il mondo. Ho anche un centro sportivo legato alla scuola calcio della Roma, una palestra, un’agenzia di gestione di atleti e tante attività nel settore immobiliare. Abbiamo costruito più di tremila case. In più, ho pure aperto un parco divertimenti con il mio ex compagno Fabio Simplicio”.

 

Si diceva che lo scorso anno è stato vicino a comprare il Brescia. Quanto c’è di vero?

“Sì, la trattativa era stata avviata. Io facevo parte di un gruppo d’investimento e l’idea mi piaceva molto. Ma ci sono state un po’ di dinamiche interne che ci hanno portato a non concludere l’affare. Peccato”.

luciano spalletti doni

 

[…] Spalletti la buttò dentro per la prima volta in un derby. Un battesimo di fuoco.

“Era il 23 ottobre 2005, pareggiamo 1-1. Io non avevo mai giocato prima in campionato, fu incredibile esordire in una partita così. Avevo 26 anni, mi passò davanti tutto il percorso fatto fino a quel momento”.

 

Con Spalletti poi c’è stato un bel feeling. È stato il migliore mai avuto?

“Si. Un genio. Luciano è una persona vera, diretta. Ti dice le cose in faccia. Poi era meglio non farlo arrabbiare, poteva pure prenderti a schiaffi. Quando urlava faceva tremare i muri di Trigoria…”.

 

Vi siete divertiti in quegli anni, però…

“Eccome. Avevamo un super gruppo, composto da tanti brasiliani. Ci sentiamo ancora spesso, sono amicizie che ti porti per la vita. In spogliatoio ogni giorno ne succedeva una. Quanto abbiamo riso con Totti e De Rossi”.

doni francesco totti

 

Un aneddoto col capitano?

“Francesco era un fenomeno, in campo e fuori. Era sufficiente uno sguardo per infonderci sicurezza. È un brasiliano mancato, ha colpi che ho visto fare solo a Ronaldinho e Kakà, con cui ho giocato in nazionale. Poi, però, uscivamo ed era uno show continuo. Una sera offrì mille euro a un cameriere per passare vicino ai tavoli, saltare in piscina in mutande e urlare come Tarzan battendosi il petto. Ancora mi viene da ridere se ci penso”.

 

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[…] Su Ranieri se ne sono lette tante…

“Preferisco non parlarne, non ho tanto da dire. Per me quella fu una stagione complicata, giocai poco. Io e il mister, però, non abbiamo mai avuto rapporto”.

 

Le fece pagare l’aver accettato una convocazione in nazionale, quando secondo lui sarebbe dovuto restare a Trigoria per curarsi?

“Io stavo bene e non mi sentivo di rinunciare alla chiamata della nazionale: in estate c’era il Mondiale. Sono tornato e nessuno mi ha più considerato. Facevo il quarto portiere, mi allenavo a parte. Non mi è stata mai data una spiegazione”. […]

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Che rapporto ha col calcio oggi? Lei fu costretto a smettere per un problema al cuore.

“Con il passare del tempo è cambiato. Ho avuto un arresto cardiaco e ho rischiato la vita. Poi ho ripreso a giocare col Botafogo nel 2014, ma dopo una stagione mi sono dovuto fermare di nuovo. È stato terribile. Ricordo che per un po’ di tempo avevo proprio il rifiuto: non guardavo nessuna partita, anzi appena vedevo il calcio in tv cambiavo canale. Oggi non seguo tanto, ma sarò sempre un tifoso giallorosso”.  […]

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