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“LA MOTO? NON È PIÙ LA MIA EPOCA, ANCHE SE HO RICOMINCIATO AD ANDARCI” - MAX BIAGGI APRE IL GAS: “AVEVO L’OSSESSIONE DI NON DELUDERE, OGGI MANCA LA CONSAPEVOLEZZA DI POTER FARE LA DIFFERENZA. NEGLI ANNI PRIMA DI ME E VALENTINO ROSSI, C’ERANO DOOHAN, SPENCER, SCHWANTZ E NESSUN ITALIANO NELLA CLASSE 500. EPPURE, LE MOTO ERANO POPOLARI E LA GENTE SI APPASSIONAVA AI PILOTI. NEGLI ULTIMI CINQUE ANNI LA F1 HA FATTO PASSI GIGANTESCHI, MENTRE LA MOTOGP È UN PO’ PLAFONATA" - MARQUEZ "VERO FENOMENO", MARTIN "SUPER" E LA SFIDA DOPO ESSERE DIVENTATO MAESTRO DI SCI - VIDEO
Daniele Dallera,Daniele Sparisci per il “Corriere della Sera” - Estratti
Questo fine settimana la MotoGp corre a Brno, la pista della Repubblica Ceca mancava da cinque anni dal calendario. È il posto dove Max Biaggi vinceva sempre, celebre una sua impennata per festeggiare il trionfo nel 1998.
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Nostalgia della moto?
«Non è più la mia epoca, anche se ho ricominciato ad andarci…».
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A parte il talento, come si diventa campioni del mondo?
«Magari ci fosse una ricetta. Il talento è la base della torta, poi bisogna avere un obiettivo fisso e farsi scivolare addosso ciò che capita durante il percorso. Io avevo l’ossessione di non deludere».
A quale dei suoi sei titoli si sente più legato?
«Il primo in 250, nel 1994. È stato come allungare le mani e afferrare un satellite in orbita: avevo iniziato tardi con il motociclismo. Giocavo a calcio, non sapevo neanche chi fosse il mitico Agostini. Sono entrato nell’iperspazio, un’accoppiata storica con l’Aprilia, che non aveva mai vinto un titolo. Fu anche un boom per l’industria degli scooter, simbolo di libertà».
Oggi c’è lo smartphone, la libertà corre senza ruote. Trova i ragazzini di oggi più «seduti»?
«Sì, noi non avevamo social o altre diavolerie. Ma è normale che li abbiano, siamo noi vecchi a essere fuori tempo. Ogni epoca è stata segnata da invenzioni. Alcuni ragazzi oggi pensano solo a esserci e non a voler essere qualcuno. Ma ci sono eccezioni, come Sinner, Musetti o Kimi Antonelli».
A Brno torna Jorge Martin: campione sfortunato. Ha seguito la sua vicenda?
«Sì, pochi giorni fa giravamo insieme a Misano su moto Aprilia stradali. Andava veramente forte, l’ho visto in forma. Gli mancano i chilometri, ma ha un talento enorme e può fare subito bene».
Che consiglio gli ha dato?
«Non ne ha bisogno. Piuttosto ci scambiamo opinioni e pareri. Ha uno stile diverso dal mio: una guida moderna, spigola molto per sfruttare l’accelerazione delle attuali MotoGp».
Martin voleva lasciare l’Aprilia.
«Continuerà anche nel 2026. Deve pensare a finire bene questo campionato per impostare il prossimo: l’Aprilia sta crescendo».
Si aspettava un Marquez così forte?
«Sì. Marc è un campionissimo. Guida la Ducati ufficiale e fa la differenza anche sul campione del mondo precedente, Bagnaia. Sta monopolizzando il Mondiale».
Non è un male per la competizione?
«Male è una parola forte. Marquez ha passato periodi difficilissimi, tra operazioni al braccio e prestazioni altalenanti; sembrava vicino a smettere. Poi ha avuto la chance della Ducati ed è risorto dalle ceneri. È un gesto sportivo e umano da raccontare, un’impresa. Anche chi non è suo tifoso dovrebbe apprezzarla».
Dal mondo Aprilia, come si guarda alla Ducati che domina?
«La Ducati è un obiettivo da raggiungere, si lavora per provare a superarla. Non è affatto semplice, è una bellissima sfida del made in Italy e l’Aprilia è molto innovativa sull’aerodinamica. La Ducati ha aperto un ciclo che, come in F1, è destinato a durare».
Liberty Media, proprietaria della F1, ha acquistato la MotoGp. Opportunità o rischio di perdere l’indipendenza?
«Un’opportunità. Negli ultimi cinque anni la F1 ha fatto passi giganteschi, mentre la MotoGp è un po’ plafonata. Ha bisogno di un’iniezione di novità e di marchi nuovi: sarebbe bello vedere Bmw e Triumph. Le potenzialità sono enormi, perché le due ruote offrono uno spettacolo unico. Spero di vedere una MotoGp diversa in futuro, soprattutto nel contorno».
Bisogna mettere al centro i personaggi, far conoscere i piloti?
«Assolutamente sì. In F1 quasi tutti sanno chi sono i venti migliori piloti del mondo, nel Motomondiale no: bisogna concentrarsi sulla MotoGp, la categoria di vertice, e spiegare che lì gareggiano i migliori. Le faccio un esempio».
Prego.
«Negli anni prima di me e Valentino Rossi, c’erano Doohan, Spencer, Schwantz e nessun italiano nella classe 500. Eppure, le moto erano popolari e la gente si appassionava ai piloti».
Forse perché avevano più personalità. Perché oggi i piloti sembrano tutti telecomandati da squadre, agenti e addetti stampa?
«Non c’erano i social, ma c’è anche il timore di dire cose sbagliate. Inoltre, manca la consapevolezza di poter fare la differenza. Se fosse chiaro nella mente di quattro o cinque piloti, emergerebbero personalità più forti. Se temi che il tuo posto possa essere ceduto a un altro perché “uno vale uno”, allora freni con le parole…».
Max, la sua ultima sfida è stata diventare maestro di sci. La prossima?
«Mi sono preso un anno di riflessione: sono tornato ad andare un po’ in moto. Non ho ancora un obiettivo per il 2026» .
Che voto dà alla sua vita?
«Un po’ più della sufficienza. Meglio rimanere con i piedi per terra: ho fatto grandi cose, ma penso sempre a come progredire e a ciò che avrei potuto fare meglio. È proprio questo pensiero che mi fa svegliare e alzare attivo al mattino».
max biaggi
Max Biaggi
Max Biaggi
MAX BIAGGI 1
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