
DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI…
Gigi Garanzini per “La Stampa”
Adiós Espana. Oppure, a scelta, aridatece Juan Carlos. Proprio nel giorno dell’abdicazione, e proprio nel tempio del Maracanà, dove (forse) è risorto Messi, è andata a fondo una volta per tutte la Spagna campione del mondo uscente.
spagna eliminata dal mondiale del bosque
Si è chiusa un’epoca, è tramontata una generazione di artisti. Il professor Xavi mestamente in panchina, l’illusionista Iniesta in campo alla vana ricerca di giochi di prestigio che non gli riescono più.
L’ha fatto il Cile il grande gioco di prestigio, con uno straordinario primo gol che ha evocato i ricami del Barça dei tempi d’oro. E loro, gli spagnoli, hanno rispettosamente assistito alla più bella azione vista sino a qui in Brasile, tutti in ritardo, da Jordi Alba, a Xabi Alonso, a Ramos e a Casillas, di quella frazione di secondo che nel calcio di oggi fa la vera differenza. Ne aveva cambiate di pedine, il povero Del Bosque.
Ma come tanti suoi predecessori prigionieri della gratitudine, a cominciare dal grande Bearzot a Messico ’86, non ne aveva cambiate abbastanza. Con una Under 21 campione d’Europa, il marchese Vicente avrebbe dovuto osare tutt’altro trapianto, salvando non più di una vecchia chioccia per reparto. Gli avrebbero certamente dato del matto. Ma sarebbe forse sopravvissuto al suo re.
spagna eliminata dal mondiale casillas torres iniesta
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