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L’indiscrezione rivelata da The Wall Street Journal ha del clamoroso: dietro alla scelta degli Stati Uniti di non sanzionare l’oligarca russo Roman Abramovich, proprietario del Chelsea, ci sarebbe una richiesta specifica dell’Ucraina, ed in particolare del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Il pacchetto di sanzioni, redatto dai funzionari del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti d’America, era già pronto. Sarebbe dovuto uscire in tandem con quelli del Regno Unito e dell’Unione Europea. Poi sarebbe arrivato lo stop della Casa Bianca. E sarebbe stato addirittura Zelensky a chiedere a Biden di aspettare prima di sanzionare Abramovich, che è considerato un importante intermediario nelle negoziazioni di pace con la Russia.
Emily Horne, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, interpellata sulla questione, ha annunciato che non saranno rese note le conversazioni tra Zelensky e Biden. Alla richiesta di chiarimenti sulla notizia non ha voluto rispondere né il Dipartimento del Tesoro americano né l’ambasciata ucraina a Washington. Il portavoce del magnate russo, invece, in una nota, ha affermato che «nell’interesse del successo dei negoziati non è utile commentare notizie riguardanti il coinvolgimento di Abramovich».
La decisione degli Stati Uniti di ritardare la sanzione del signor Abramovich è una svolta inaspettata, scrive The Wall Street Journal. Nel senso che si tratta di una falla nella strategia occidentale di punire i ricchi oligarchi con legami del Cremlino nel tentativo di fare pressione su Putin. Abramovich, d’altronde, è l’unico oligarca ad affermare pubblicamente che sta cercando di spingere Mosca a trovare una soluzione pacifica al conflitto.
In realtà i funzionari statunitensi che hanno parlato con il Wall Street Journal hanno sottolineato che non hanno motivo di credere che Abramovich almeno finora sia stato particolarmente utile nei colloqui tra i governi ucraino e russo, e le valutazioni dell’intelligence, in effetti, hanno suggerito il contrario. Ma secondo quanto scrive il giornale statunitense il magnate «sente di poter provare a usare la sua posizione nella comunità imprenditoriale russa per cercare di facilitare i colloqui tra le due nazioni». L’ha rivelato una persona a lui vicina.
vladimir putin roman abramovich
Non è chiaro se Abramovich sia riuscito a parlare con Putin o cosa abbia fatto in concreto per mediare, ma i ben informati giurano che il patron del Chelsea, vicino alla cessione del club londinese, stia dedicando una notevole quantità del suo tempo a questo processo di mediazione. Lo rivelano, in qualche modo, i movimenti dei suoi jet privati, che secondo i dati di tracciamento dei voli, riportati dal The Wall Street Journal stesso, avrebbero particolarmente “zigzagato” tra Russia, Turchia e Israele nelle ultime settimane.
roman abramovich e vladimir putin
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