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Gianluca Grossi per “il Giornale”
Si chiama Aipoly e promette di migliorare le condizioni dei non vedenti e di affiancare o sostituire il contributo offerto per esempio dai tradizionali cani da accompagnamento o dai bastoni bianchi.
Si tratta di un' applicazione creata per riconoscere gli oggetti presenti in una fotografia: la posizione, il colore, le dimensioni. È in pratica un descrittore fotografico automatico collegato a un sistema auricolare che trasmette suoni e parole.
Lo scopo? Consentire ai non vedenti di utilizzare il proprio smarthphone per verificare i contorni o i particolari di una fotografia, per godere di un paesaggio mozzafiato, ma anche per aiutarli a muoversi in un certo ambiente, del quale non ricordano più la disposizione di ostacoli, oggetti, mobili. O la presenza di una siepe, un albero, una recinzione. In attesa di compiere i primi test ufficiali, sono stati coinvolti cento non vedenti per capire in che modo una proposta del genere potrà contribuire a migliorare la loro quotidianità. È emerso un parere positivo unanime.
Ne parlano infatti con entusiasmo, affermando che un' invenzione simile permetterebbe loro di esplorare il mondo, ma anche di riconoscere determinati tragitti, comprendere un' indicazione stradale, o i diversi prezzi di un catalogo vendita. Sarà anche per loro possibile scattare una foto con l' iPhone e poi «vedere» ciò che hanno immortalato. L' app sarà fra non molto disponibile per chiunque lo desideri. Intanto si può prenotarla registrando il proprio nome sul sito http://aipoly.com. Durante la presentazione di Aipoly si è parlato anche di futuro. Perché con questa applicazione potrà migliorare perfino il mondo della robotica.
Si può infatti immaginare un robot personale del domani che, usufruendo di questo sistema digitale, è poi in grado di ricordarci dove abbiamo messo le chiavi, gli occhiali o l' accendino.
Più prosaicamente potrebbe guidarci all' interno di un grande aeroporto o di un centro commerciale nel quale abbiamo perso l' orientamento; ma consentirebbe anche ai bimbi più curiosi di comprendere il significato di oggetti particolari di cui non conoscono il funzionamento. L' app è opera di Alberto Rizzoli e Marita Cheng (giovanissima ricercatrice australiana esperta in robotica) di Singularity University, casa fondata nel 2008 in California.
arrigo, melania, angelo e alberto rizzoli
La descrivono come una «semplicissima app» in grado di fornire un risultato in pochissimo tempo, non più di venti secondi. Un passo più in là dell' altrettanto valida Be My Eyes , app che funziona in modo analogo ad Aipoly, ma basandosi sull' intervento di un «personale» vedente.
Anche grazie a Aipoly si può quindi dire che l' intelligenza artificiale è ormai una realtà.
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