“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Nino Sunseri per “Libero Quotidiano”
Il «Corriere della Sera» licenzia i suoi azionisti. Aveva cominciato, seppur indirettamente con la Fiat attaccando, con la penna del direttore Ferruccio de Bortoli il premier Renzi che, invece, gode dell’appoggio convinto di Sergio Machionne. Ieri i proiettili sono piovuti direttamente su Mediobanca, un tempo quartier generale della grande finanza italiana.
Fra l’altro la banca d’affari guidata da Alberto Nagel resta, nonostante il progressivo disimpegno, terzo azionista con il 6% di Rcs, la holding cui fa capo il quotidiano di via Solferino. L’assalto a Mediobanca, oltre al placet di de Bortoli, porta la firma del vice direttore Daniele Manca che mantiene la delega sulle pagine economiche. Le critiche sono piuttosto pesanti.
In sostanza c’è la denuncia del progressivo declino di Mediobanca. La debolezza viene colta, in particolare, nell’incapacità di «sostenere il futuro di Telecom». Il gruppo telefonico è diventato ormai «terra di scorribande» per investitori indebitati. Prima gli spagnoli di Telefonica, oggi industriali e finanzieri francesi come Vincent Bollorè «abili a giocare su più tavoli (Mediobanca compresa)». Fino a personaggi dal passato «intenso» come Sol Trujillo. Alla fine, secondo il «Corriere» il compito di porre termine alla controdanza toccherà alla Cassa Depositi e Prestiti.
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Una grave sconfitta per il capitalismo privato italiano che proprio in Mediobanca aveva trovato per più di mezzo secolo il bastione avanzato. «Perchè -scrive Manca- dovremo dirci con estrema chiarezza che qualsiasi idea di grande gruppo italiano, qualsiasi speranza di avere una politica industriale in Italia passa per la super pubblica Cassa Depositi e Prestiti». Il capitale privato, infatti, si è dimostrato incapace di gestire la rivoluzione liberale. Facile immaginare che questo piombo sarà ancora caldo questa mattina alla cerimonia di apertura dell’archivio storico di Mediobanca.
Un grande passato che si deve confrontare con le critiche odierne del «Corriere». Una delle creature preedilette di Enrico Cuccia che non parlava con i giornalisti (tranne un’eletta schiera) ma di giornali si occupava molto. Di via Solferino soprattutto. È facile anche immaginare la difesa di Nagel. D’altronde l’Istituto negli ultimi anni si è concentrato sul business bancario. In fondo Mediobanca è stata una piccola banca d’affari che solo la personalità di Enrico Cuccia (e il sostegno finanziario di Comit, Credit e Banca di Roma) faceva sembrare immensa..
Oggi Mediobanca deve fare i conti con i nuovi mercati: non a caso sta lasciando tutti i salotti, Rcs compresa. In realtà dietro questa vicenda viene fuori una partita ancora più grande. Intanto la fragilità di un capitale che licenzia il direttore del Corriere ma poi non trova il sostituto.
Fino ad aprile de Bortoli potrà togliersi dalle scarpe tutti i sassolini che vorrà. Sullo sfondo un potere politico che cambia faccia e su Telecom sta cercando nuove strade. Come sempre, le scarpe chiodate della storia passano sul selciato di via Solferino. Offrendo anche spettacoli assolutamente inediti. Per esempio la fondazione Mps che chiede a Mediobanca un risarcimento di 286 milioni in relazione alla fusione tra Fondiaria e Sai. Una prima assoluta.
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