TELECOM-MEDIA, ULTIMA SPIAGGIA: BERNABE' AFFONDA - IPOTESI CATTANEO

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Massimo Giannini per "Affari&Finanza - La Repubblica"

Un tempo, quando era ancora Stet, la chiamavano la «gallina dalle uova d'oro». La guidava un boiardo, che difendeva con cocciutaggine la poltrona e il potere dello Stato padrone, ma aveva intuito il Bengodi dell'America Latina, aveva scommesso sulla cablatura delle Penisola con l'Adsl, aveva fiutato il business della fibra ottica.

Ernesto Pascale fece una brutta fine, arrivarono i governi Amato e Ciampi, sulle tlc si consumò la battaglia campale tra Prodi e i Poteri Forti, si fece «la madre di tutte le privatizzazioni», la ex Stet finì nell'ordine: al «nocciolino duro» dei furbetti della Galassia del Nord (che la conquistarono con due spiccioli), ai «capitani coraggiosi» Colaninno e Gnutti (che la scardinarono con la leva finanziaria), a Tronchetti Provera (che la prese a debito e la spolpò a dovere) e infine ai «buoni samaritani» di Telco (che si strapparono il mantello per 8 miliardi, e oggi si ritrovano in tasca 1 miliardo e mezzo).

Perché meravigliarsi, se Telecom Italia è ormai arrivata al capolinea? A suonare le campane quasi a morto, in cima a una settimana in cui il titolo è scivolato a quota 45 centesimi, è stata nientemeno che la prestigiosa Lex Column: «Roma non è stata costruita in un giorno, ma la soluzione per i guai di Telecom rischia di richiedere quasi lo stesso tempo».

Gli investitori «stiano attenti»: con un debito lordo che senza interventi straordinari si avvicina ai 40 miliardi, ed è ormai pari a tre volte e mezzo gli utili previsti quest'anno, le prospettive sono pessime. Come dar torto al "Financial Times"? Franco Bernabè ha ormai sparato inutilmente le ultime cartucce. La trattativa con i cinesi di 3 si è arenata, lo scorporo della rete è bloccato, l'Agcom ha calato la scure della riduzione del canone mensile dell'unbundling.

Come se ne esce, è ormai un mistero. Si dovrebbero svenare gli azionisti di Telco, immettendo denaro fresco per almeno la metà della capitalizzazione attuale. Impensabile. Si potrebbe vendere Tim Brazil, che se finisse nelle mani di Carlos Slim per un valore doppio rispetto a quelli di mercato (6 miliardi) abbatterebbe il rapporto debito/Ebitda da 2,4 a 2,1 volte, ma depaupererebbe irrimediabilmente il valore del gruppo. Impensabile.

E allora? Non resta che piangere un'altra grande industria italiana distrutta, e rimpiangere la vecchia Stet di Pascale? Ubs stima un debito netto inchiodato a 29,4 miliardi, un calo del 12% per l'Ebitda anno su anno e del 40% dell'utile netto. La resa dei conti sarà a settembre. Mediobanca, Generali e Intesa devono studiare una exit strategy, che al momento non c'è.

Ci sono solo ipotesi. L'ultima, sentita a Milano, prevede lo scioglimento di Telco, l'uscita di scena di Bernabè, l'arrivo di Flavio Cattaneo dall'esilio dorato di Terna, l'ingresso di un colosso globale tipo At&t. Scenari da «ultima spiaggia». Buona estate a tutti.

 

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