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Aspirina per Dagospia
Ho perso La Via, inteso come Vincenzo, direttore generale del Tesoro. Al vertice di ieri a Palazzo Chigi sulle banche non s’è presentato. C’erano, invece, Padoan ed il gotha di cassa depositi e prestiti, Gallia e Costamagna. La Via non era al ministero, tant’è che ad un certo punto lo hanno dovuto “disturbare” al telefono: nessuno sapeva dove fosse.
Come se non dipendessero da lui le scelte da proporre per salvare il Monte Paschi. Come se non fosse lui il responsabile del Tesoro. Per avere un’idea del ruolo del direttore generale del Mef, Draghi non mancò una riunione del negoziato per l’ingresso nella Moneta unica come Vittorio Grilli quelle sul fiscal compact.
Per La Via, invece, il salvataggio del sistema bancario italiano non rientra fra le sue competenze. E la sua assenza comincia ad essere notata.
D’altra parte, lui non viene dal sistema del credito: non ha contributi intellettuali da offrire. Ha un’origine in Banca d’Italia, ma ha trascorso a Washington buona parte della carriera, angolo Banca mondiale. Le tecnicalità del credito e dei salvataggi bancari non gli appartengono. E nemmeno sembra interessato.
Qualcuno fa rilevare che questo suo distacco dal principale problema di Renzi sia dovuto alla circostanza che vede esaurito il suo tempo al ministero dell’Economia. Da mesi si parla di sostituirlo. Per riuscirci, però, prima Padoan deve trovargli un posto a lui gradito.
Per sostiuirlo, una parte del giglio magico puntava su Lorenzo Bini Smaghi, marito di Veronica de Romanis, già membro del della Banca centrale europea. Ma soprattutto un profondo conoscitore del mondo del Tesoro, visto che per anni è stato lo sherpa del governo in tutti i negoziati più importanti. Lbs, però, oggi è presidente della Sociètè generale.
Qualcuno avrebbe anche pensato a Roberto Garofoli come direttore generale del Mef. Per riuscirci a scalare la posizione, però (oggi è capo di gabinetto), dovrebbe abiurare il suo passato di primo collaboratore di Enrico Letta. E non è detto che, visto il clima attuale del Nazareno, sia una scelta che gli convenga.
La Via punterebbe ad una banca d’affari: ma sono zeppe; e per di più, stanno riducendo gli organici a causa della Brexit. Così, resta nel suo studio di Via Venti Settembre; anzi, nemmeno. Risponde solo “su chiamata”.
Dalle parti di Padoan, poi, si sta facendo largo un sospetto: perchè la Banca d’Italia si mette di traverso ad ogni soluzione individuata e concordata con Palazzo Chigi? Il sospetto dei tecnici è che Via Nazionale sia più impegnata a coprire le magagne del passato (della mancata Vigilanza) che trovare soluzioni per salvare le banche.
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