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Marco Imarisio per il “Corriere della Sera”
Lo chiamavano «brioche». A Molenbeek ogni ragazzo della banda di Place Communale aveva un soprannome. Brahim Abdeslam, il più vecchio e cattivo, era «le chef», il capo. Suo fratello Salah e Abdelhamid Abaaoud erano «i gemelli cattivi», in omaggio alla loro stretta amicizia. A Mohamed Abrini era toccato in sorte un prodotto della panetteria di famiglia, dove lavorava come garzone.
I nomignoli di gioventù non designano certo una gerarchia, ma il valore principale dell' arresto del penultimo membro del commando che ha fatto strage a Parigi e Bruxelles è rappresentato dal suo essere ancora vivo.
mohamed abrini nella clio nera con salah abdeslam
Potrà parlare, potrà raccontare il dietro le quinte di due attacchi ai quali non ha partecipato, sfilandosi sempre un attimo prima. Abrini appare per la prima volta il 10 novembre, quando mancano tre giorni agli attentati simultanei al Bataclan, allo Stade de France e ai ristoranti dell' undicesimo arrondissement.
Le telecamere all' esterno di un distributore di benzina lo riprendono mentre parla con Salah Abdeslam appoggiato alla Clio nera che verrà poi utilizzata da quest' ultimo per portare i suoi tre complici suicidi sulla spianata dello Stade de France. I due uomini cercano di affittare un monolocale in un «bed & breakfast» di Blanc Mesnil. Non ci riescono. Tornano a Bruxelles. Il giorno seguente ci riprovano.
L' appartamento nella banlieue di Alfortville dove il commando del Bataclan trascorre la sua ultima notte viene prenotato a nome di Abrini. All' alba del 12 novembre è lui che guida la prima delle tre auto che portano i terroristi a Parigi.
La sera del 13 novembre Abrini non spara un solo colpo. Quando cominciano gli attacchi, è già tornato a Bruxelles. Il giorno dopo è atteso dalla sua famiglia per la firma sul contratto di acquisto di un appartamento dove dovrebbe andare a vivere con la sua futura sposa, una ragazza di Molenbeek, come lui.
Le nozze sono annunciate per la settimana seguente, il 20 novembre. Invece Abrini sparisce nel nulla e diventa una nota a margine nel racconto della caccia a Salah Abdeslam, per quasi cinque mesi il latitante più ricercato del mondo. Dietro di sé non lascia alcuna traccia, a differenza dell' amico d' infanzia.
uomo col cappello attentati a bruxelles
Il suo nome torna in superficie dopo gli attentati di Bruxelles, non solo come tassello mancante nel mosaico della cellula stragista che ha colpito nelle due capitali europee. Il 24 marzo, quando viene diffusa la foto dell' uomo con il cappello che accompagna i due terroristi suicidi nell' aeroporto di Zaventem, il quotidiano belga La Capitale pubblica un trafiletto nel quale riporta il sospetto dei poliziotti di Molenbeek, legati ad Abrini da lunga frequentazione reciproca:
la terza persona immortalata dalle telecamere di sorveglianza mentre trasporta un carrello con sopra una borsa dentro alla quale c' era l' ordigno più devastante potrebbe essere lui. Il 30 marzo, dopo la liberazione del suo amico Faysal Cheffou, arrestato in quanto mostro e poi rilasciato con tante scuse, l' ipotesi viene rilanciata. Il video, affidato a tecnici specializzati per migliorarne la definizione, rivela una certa somiglianza tra Abrini e l' uomo con il cappello.
«Brioche» è forse un personaggio secondario in una tragedia che porta impressi i volti dei «kamikaze» belgi, di Salah Abdeslam e di Abaaoud, l' architetto degli attacchi di Parigi. Anche lui, come gli altri, era un piccolo delinquente.
Le sue tre condanne per violenza ed estorsione gli avevano fruttato un bottino di duecentomila euro, mai più ritrovato. Il presunto tesoro non gli aveva impedito di raggiungere Abaaoud in Siria nel 2013, sfruttando l' ultimo viaggio organizzato dalla filiera di Khlaid Zerkani, il guru di Molenbeek che aveva già arruolato Abaaoud e Chakib Akrouh, uno dei tiratori che hanno sparato sui clienti dei ristoranti.
Anche in questo caso sparisce in silenzio. La conferma del sospetto di un suo arruolamento nell' Isis arriva alla fine del 2014, quando diventa pubblica la notizia della morte in combattimento presso Aleppo del fratello Soulemayne, partito con lui. Nel giugno del 2015 riappare in Turchia.
E torna subito a Molenbeek. L' Ocam, il Centro nazionale di crisi belga, lo inserisce subito nella lista delle 85 persone del sobborgo di Bruxelles in odor di jihadismo. Ma Abrini porta avanti in tranquillità il suo lavoro di supporto e logistica delle stragi. Fino a ieri.
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