DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Federico Genta per la Stampa
Sotto la barba finta che scende fino alla cintura dei pantaloni c' è quella vera di un ex dirigente in pensione. Vittoriano Taus prima si occupava delle sorti di un' industria elettromeccanica e adesso, a 78 anni, guida l' Arqa: associazione per la riqualificazione del quartiere Aurora. Accanto a lui c' è Victorious Ohis, un ragazzone nigeriano arrivato a Torino appena sei mesi fa. Lui ha 25 anni e un permesso di soggiorno, ma non ha ancora trovato un lavoro.
Ha invece trovato ospitalità nella Awareness House of God Mission, aiuta chiunque gli chieda una mano e canta nel coro gospel della onlus.
Eccoli qui i Babbi Natale di Aurora. Esatto, due. Uno bianco e uno nero.
Alla faccia dell' integrazione. O almeno così viene da dire all' autore della trovata.
Giovanni Sapede è anche lui un consigliere dell' associazione Arqa. Due persone che vestono lo stesso costume, non rischiano di dividere anziché unire? «Pare quasi una scelta razzista, vero? Ecco perché sono il simbolo di Aurora. Tra le strade del quartiere il razzismo lo vediamo e lo viviamo tutti i giorni. E il più delle volte è un sentimento che nasce dal degrado. Dai giardini trasformati in piazze di spaccio.
Dalla criminalità che qui per forza di cose è associata alla presenza di stranieri. Dai negozi, italiani e non, che continuano a chiudere un mese dopo l' altro». E i due Babbi Natale? «Vogliono essere una provocazione: il punto di partenza per arrivare davvero ad essere un quartiere sì multietnico, ma davvero solidale con i suoi tanti abitanti».
Così, oggi dalle quattro del pomeriggio, Vittoriano e Victorious compariranno in largo Palermo, addobbati con la giubba rossa e la barba bianca d' ordinanza. Saluteranno i passanti e i bambini usciti da scuola. Non mancano nemmeno gli sponsor, per garantire anche un piccolo regalo ai presenti. «La nostra associazione è nata solo a febbraio - dice Taus - Cerchiamo di fare la nostra parte per riportare quest' angolo di periferia all' onor del mondo.
Non ci sostituiamo alla politica e certo non facciamo il lavoro delle forze dell' ordine. Cerchiamo, però, di raccogliere consensi. E scopriamo ogni giorno che ci sono tante persone disponibili ad aiutarci. Lo fanno perché condividono il nostro stesso sogno: un' Aurora più vivibile e più sicura».
Anche la scelta di Ohis non è stata fatta per caso. «Here I' m happy», qui sono felice, dice lui che l' italiano fa segno di capirlo anche se ancora non lo sa parlare. «Non avesse trovato sulla sua strada persone che gli hanno dato un tetto sopra la testa e una vera opportunità di inclusione, sarebbe finito in strada come tanti altri ragazzi» racconta Sepede. Oggi Victorious si rimbocca le maniche per la comunità, canta e alle volte dirige il coro gospel di periferia. E c' era anche lui tra quelli che, due mesi fa, aveva ripulito i giardini intitolati a Madre Teresa di Calcutta, di giorno assediati dagli spacciatori e la notte dormitorio per decine di senzatetto.
«Il degrado si combatte così, con pazienza. Soltanto lavorando tutti insieme possiamo cancellarlo. E forse un giorno anche qui, tra le strade di Aurora, di Babbo Natale ce ne sarà uno solo. E del colore della sua pelle, non gliene fregherà niente a nessuno».
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