DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Da âLa Stampa'
Guede era animato dall'«istinto sessuale», ma nella casa di Perugia non vi fu nessun rapporto sessuale di gruppo finito male, bensì una «progressione di aggressività e una volontà di prevaricazione e di umiliazione verso Meredith» da parte di Amanda e Raffaele. Queste le ragioni dell'omicidio della ragazza inglese, Meredith Kerker, secondo quanto si legge nelle motivazioni della sentenza emessa dalla Corte d'Appello di Firenze depositate oggi. Rovesciando il precedente giudizio di secondo grado, la Corte aveva affermato la colpevolezza degli imputati condannando la Knox a 26 anni e 6 mesi di reclusione e Sollecito a 25.
«Non risulta - scrivono i giudici - assolutamente credibile, poiché non supportato da alcun elemento oggettivo, che fra i quattro ragazzi fosse iniziata un'attività sessuale di gruppo, che poi Meredith Kercher improvvisamente non volle più portare a conseguenze ulteriori. Questa prospettazione non risulta compatibile con la personalità della ragazza inglese».
Amanda, Raffaele e Rudy erano in quella casa la sera del delitto. La Corte d'assise d'appello di Firenze ritiene di avere elementi indiziari «di sicuro affidamento» della presenza di Rudy Guede, Amanda Knox e Raffaele Sollecito nella casa dove venne uccisa Meredith Kercher «nelle immediate fasi successive all'omicidio». Lo scrive nelle motivazioni della condanna di Sollecito e della Knox.
Nelle motivazioni della sentenza di parla di elementi «plurimi e concordanti». Secondo la Corte infatti Guede, la Knox e Sollecito hanno lasciato «tracce del loro passaggio per deposizione ematica del sangue della vittima che era fuoriuscito copiosamente dalle ferite». La traccia biologica rinvenuta sul gancetto del reggiseno che Meredith Kercher indossava la sera che fu assassinata, fu lasciata da Raffaele Sollecito. Il gancetto fu quindi «manipolato dall'imputato la sera dell'omicidio».
Fra Amanda e Meredith «non c'era simpatia reciproca, anzi, la ragazza inglese nutriva molte riserve sul comportamento della coinquilina», scrivono i giudici. Quella sera fu Amanda a far entrare nell'appartamento Guede. L'ivoriano «tenne un comportamento poco urbano», che infastidì Meredith, che chiese spiegazioni ad Amanda.
La studentessa americana e Sollecito, che avevano fatto uso di sostanze stupefacenti, si erano «raccolti in intimità ». In questa situazione di «apparente normalità » arrivò la discussione fra le due ragazze, «che si inserì in un contesto che, sia per le condizioni psicofisiche degli imputati sia per il livello di esasperazione cui era giunta la convivenza fra le ragazze» esplose nell'aggressività .
«Ad un certo punto della sera gli eventi precipitarono; la ragazza inglese venne aggredita da Amanda Marie Knox, da Raffaele Sollecito, il quale spalleggiava la propria ragazza, e da Rudy Hermann Guede, e costretta all'interno della propria camera ove avvennero le fasi finali dell'aggressione e dell'accoltellamento.
La Corte ritiene che «la ragazza venne aggredita contestualmente da tutti e tre gli aggressori» e spiega che «l'arma che produsse la ferita nella parte destra del collo fosse impugnata da Raffaele Sollecito e l'altra lama, quella che produsse la ferita estesa sulla parte sinistra del collo [...] e che provocò la morte di Meredith Kercher, sia stata da impugnata da Amanda Marie Knox. Si tratta del coltello sequestrato all'interno dell'abitazione di Raffaele Sollecito».
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