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“BAGLIONI NON DISDEGNA FARE IL FR*** CON IL CULO DEGLI ALTRI” - VITTORIO FELTRI: “LE STUPIDAGGINI DETTE SUGLI IMMIGRATI SONO ALLA BASE DELL'ATTEGGIAMENTO ASSUNTO DA TUTTI COLORO CHE PREDICANO L'OSPITALITÀ - LASCIAMO CHE SI ABBANDONI AL PROPRIO ISTINTO DI LACCHÉ SENZA FRENI NÉ INIBIZIONI. ESPRIMA PURE LA SUA MEDIOCRITÀ CULTURALE E SI AGGREGHI AI CONFORMISTI DELLA SINISTRA MORIBONDA. È UN VENTRILOQUO DEI PROGRESSISTI NEMICI DEL PROGRESSO”
Vittorio Feltri per “Libero quotidiano”
Anche a me hanno infastidito le dichiarazioni incaute di Claudio Baglioni a proposito degli immigrati. Il cantante infatti ha espresso concetti ridicoli: apriamo pure i porti agli sfigati extra comunitari di tutte le nazionalità, perché è giusto essere accoglienti.
«Io però - ha aggiunto il capo del Festival di Sanremo - non voglio stranieri sul palcoscenico». Ma che ragionamento è? Le stesse stupidaggini pronunciate dall' artista, si fa per dire, sono alla base dell'atteggiamento assunto da tutti coloro che predicano l'ospitalità da concedersi a qualunque africano.
Essi sono favorevoli all'ingresso in Italia di ogni nero purché non siano obbligati a prenderselo in casa propria. In altre parole ancora più schiette: a Baglioni piace da morire dimostrarsi generoso con i forestieri a patto che costoro non gli vadano tra i piedi, ovvero nel teatro della gara canora, a rompergli i coglioni.
In pratica lui, come tanti compatrioti (sempre di meno), non disdegna fare il fr*** col c*** altrui. La cosa non mi sorprende e non indigna. Il buonismo è di moda, sempre più praticato dalla gente di spettacolo. La quale ama stare dalla parte dei deboli a chiacchiere, ma non gradisce averli intorno perché disturbano, rovinano il lato estetico delle sue prestazioni e, in fondo, è meglio destinarli nei quartieri poveri delle periferie dove è più facile emarginarli affinché non scoccino i signori.
Ciò premesso trovo sconveniente auspicare la rimozione, il licenziamento, di Claudio (claudicante, zoppo) solo perché pronuncia bischerate. Se dovessimo liquidare tutti coloro che si distinguono per insulsaggine, dovremmo usare il lanciafiamme o forse la bomba atomica.
Lasciamo che l'autore di "Un piccolo grande amore" si abbandoni al proprio istinto di lacché senza freni né inibizioni. Esprima pure la sua mediocrità culturale e si aggreghi ai conformisti della sinistra moribonda. Egli sa quello che canta ma non quello che dice. È un ventriloquo dei progressisti nemici del progresso. Ma che vada a cantare. Il suo compito è quello di dirigere quattro menestrelli, non di organizzare un congresso politico.
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