1 - VIETARE LA MONTAGNA?
Enrico Martinet per “la Stampa”
crollo blocco di ghiaccio marmolada 1
«Totalmente da ripensare». Marco Bussone, presidente Uncem, l'unione dei Comuni di montagna, cala una sentenza per indicare il futuro della montagna. La sua è una certezza «dopo questa immane sciagura sulla Marmolada».
Ma non tutti sono del suo parere, anzi c'è chi esprime scetticismo, come il meteorologo Luca Mercalli: «In una settimana si dimentica tutto, come sempre accade dopo tragici eventi.
Sarà poi il Po a far parlare di sé, quando a fine estate sarà in secca». Il timore della dimenticanza, di una svolta che non sia nel ripensare a un approccio alla montagna, piuttosto di una fuga dalla sciagura da lasciare alle cronache, alla storia d'ambiente montano.
la dinamica del crollo sulla marmolada
«Eppur ci vuole un cambiamento», dice il presidente nazionale delle guide alpine, il trentino Martino Peterlongo, parafrasando Galileo. E la scienza? Sarà il momento dell'incontro con il mondo della montagna, non soltanto con alpinisti, escursionisti, ma anche con le comunità, così incredule rispetto a orizzonti neri, come se analizzare ghiacciai in agonia o montagne in frana fosse gettare un malocchio. Il glaciologo Fabrizio Troilo, che studia i ghiacciai a rischio della Val Ferret di Courmayeur, il tormentato Planpincieux, appena oltre le erbe e l'aereo Whymper sulle Grandes Jorasses, è cauto: «Forse potrebbe esserci una presa di coscienza. Ripeto il forse».
blocco di ghiaccio si stacca dalla marmolada 6
Mercalli, con buona memoria: «Nuovo approccio alla montagna? Mai trovato, se non giuridico. Un po' come nella pandemia, un decreto per il lockdown. Purtroppo può essere solo così anche per l'ambiente. Ci vorrebbe una legge internazionale coniugata con una tassa sul carbone e con un diktat del tipo chi inquina paga».
In questi dopo sciagura, così come già avvenuto in altri frangenti che hanno indicato con chiarezza quanto il cambiamento climatico incidesse sulla nostra vita, c'è un improvviso decisionismo volto a offrire soluzioni rapide che passano per leggi di divieto o per imperativi assoluti con ordinanze prefettizie, regionali o comunali. Mercalli: «Ridicolo. Che facciamo? Sbarriamo quattromila ghiacciai alpini?».
blocco di ghiaccio si stacca dalla marmolada 3
Peterlongo: «Sarebbe avvilente, quella che si definisce la soluzione sbagliata. Comprendo la reazione emotiva, ma il mio auspicio è che noi guide ci sforzassimo di comunicare la montagna. Già lo facciamo, ma sa, le regole non sono più attuali. E la situazione delle Alpi, con questi cambiamenti rapidi, impone decisioni giorno per giorno. Non ci sono più la stabilità delle condizioni e l'affidabilità della meteo».
E ricorda, il presidente, come «basti leggere una guida sugli itinerari alpinistici per capire che la montagna descritta in quelle pagine non esiste più». Fa due esempi: «La parete Nord della Presanella, in Trentino, è sparita. E lo Sperone Frendo all'Aiguille du Midi, nel Monte Bianco, non ha più un filo di neve. Ci si trova davanti a un altro mondo, quindi diventa fondamentale affidarsi a chi vive tutti i giorni la montagna, dalle guide ai rifugisti».
marmolada prima durante e dopo il crollo
Marco Bussone, però, mette in guardia: «Dobbiamo cominciare un processo di ripensamento senza data di scadenza e portiamolo anche sui tavoli della politica perché i morti non ci siano stati invano. E guai a pensare che servano soltanto soldi». Ancora: «Smettiamo di pensare alla montagna come un parco giochi. È questo il tema vero da affrontare. E non esiste soltanto la sfida alla gravità, raggiungere la vetta. Uscire da questi stereotipi significa guardare alle persone, alle comunità di montagna». I divieti di cui parla sono i numeri chiusi, come per le strade nelle vallate di montagna.
blocco di ghiaccio si stacca dalla marmolada 2
«Il tutto è possibile - spiega - non è più immaginabile. Poniamo dei limiti. Da aprile a ottobre sui ghiacciai non si va e alcune aeree se non più fruibili vanno chiuse, bisogna il più possibile abbassare il rischio». Chiusure senza controlli perché «è questione di autodisciplina come in autostrada». Limiti di accesso per preservare l'ambiente e la propria incolumità. Cambia il clima, cambia la montagna. E così, secondo il presidente Uncem, devono pensare a un cambiamento anche i mestieri della montagna.
MARMOLADA - IL CROLLO VISTO DAL RIFUGIO 2
«Le guide - dice - possono aiutare a far comprendere la fragilità di questa natura. Facciano un patto con il territorio, con noi, i sindaci e la scienza. Ci vuole una nuova percezione dell'ambiente alpino e anche dell'economia. Quasi come paradosso, ma di certo come esempio virtuoso, penso a Finale Ligure, dove c'è un polo dell'outdoor esemplare, dall'arrampicata in falesia al mare. Ma anche in Piemonte, come in Val Maira o in Alta Valle Tanaro c'è un nuovo sentire». La svolta sperata c'era stata nel mondo scientifico.
MARMOLADA - IL CROLLO VISTO DAL RIFUGIO
Fabrizio Troilo: «Dopo la strage di Mattmark in Svizzera nel 1965, quando un ghiacciaio seppellì 88 persone sono cambiati gli studi sui ghiacciai. E dopo la sciagura delle Grandes Jorasses nel 1993, con otto alpinisti travolti e uccisi prima dell'alba dal crollo di seracchi, si è cominciato a pensare al monitoraggio dei ghiacciai. Noi di Fondazione Montagna sicura abbiamo sempre promosso il rapporto con comunità e alpinisti. Segnali di una maggiore fiducia e di un rapporto diverso con la natura, mediato dalla scienza, ci sono».
2 - "MONTAGNA CHIUSA", MA LA GENTE IGNORA IL DIVIETO
Da “la Stampa”
marmolada dopo il crollo del blocco di ghiaccio 2
Le operazioni di soccorso dopo la valanga di domenica della Marmolada continuano: «L'emergenza prosegue, forse abbiamo fatto una scelta un po' drastica, di chiudere tutta la Marmolada, ma ci consente di stare in sicurezza». Lo afferma il sindaco di Canazei Giovanni Bernard.
Una decisione presa in accordo con i primi cittadini dei comuni limitrofi «per la sicurezza degli escursionisti, ma anche dei soccorritori che devono lavorare senza intralci». Nonostante questo, c'è chi anche ieri ha imboccato i sentieri per salire, ma farlo «è pericoloso» dicono i soccorritori, ricordando che esiste l'ordinanza del sindaco di Canazei Giovanni Bernard con cui si indica che la Marmolada «è chiusa».
soccorso alpino
Proprio per stabilire i «confini» del divieto e prevedere eventualmente un controllo dei principali «ingressi» alla montagna - dopo la valanga di domenica - c'è stata una riunione dei soccorritori e del primo cittadino alla sede del Cnsas.
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