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L'arrivo di Wang dei Manetti Bros. In sala dal 9 marzo.
Marco Giusti per Dagospia
Si può fare un film di fantascienza all'italiana con 200.000 euro? Beh... insomma. Dopo "L'ultimo terrestre" di Gipi, arriva sui nostri schermi "L'arrivo di Wang" dei Manetti Bros, un altro film di fantascienza italiano a basso costo proveniente dalla Venezia di Muller (questo era a Controcampo, una rassegna che il neo-direttore Barbera ha tolto di mezzo gettando in una valle di lacrime i nostri produttori).
Wang è distribuito dalla eroica Iris Film, ma soprattutto è prodotto dalla Dania Film del mitico Luciano Martino responsabile di tante commedie sexy con Edwige Fenech e Alvaro Vitali e di tanti thriller negli anni '70.
L'idea di Martino e Manetti Bros è quella di tornare al cinema di genere di un tempo (infatti è già pronto un secondo film, un horror in 3D) col basso costo, piccole storie da costruire in una stanza e una distribuzione internazionale. Ottima idea. Sulla carta. Perché poi i film vanno ideati e scritti.
Il problema di "L'arrivo di Wang", che è stato bene accolto in tutti i festival, perché allegro, sperimentale, comunque un'apertura verso un genere ormai inesplorato, non è il basso costo, o un alieno a forma di polipo un po' ridicolo ricostruito in digitale, è la sceneggiatura. Non reggi una storia come questa, cioè di un alieno che parla cinese, Lin Yong, chiuso in una stanza assieme a un poliziotto cattivo, l'ottimo Ennio Fantastichini, e una traduttrice carina, Francesca Cuttica, se non hai un'idea originale e un dialogo funzionante.
L'idea, con l'alieno che parla cinese perché si è sbagliato, cioè pensava che essendo la lingua più parlata al mondo tutti lo capissero, è divertente. Anche perché è spiazzante. Ma i dialoghi, che obbligano il povero Fantastichini a ripetere le stesse cose con aria arcigna, sono molto banali. E quelli non costavano niente. E la regia così televisiva non aiuta.
Certo, il film è così allegramente stracult che si vede, e l'alieno fa la sua figura trashiona, soprattutto quando non sa come fare le scale o quando adopera la sua arma micidiale che sembra il joystick di un videogioco. Ma un po' di cura, ragazzi...
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