DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Marco Giusti per Dagospia
“Mi moje è na cagacazzi. Ho messo il cellullare nelle mutande, così, se mi chiama risponde a sto…”. “Non hai idea di cosa è diventato questo paese…”. E’ sempre una festa quando torna in tv Corrado Guzzanti. Basta vederlo nei trailer, meravigliosi, dove fa Aniene e parla col Padre della trama complessa del “Trono di Spago”. Insomma, eccolo, in quattro puntate, diciamo una serie, “Dov’è Mario?”, scritta dallo stesso Guzzanti assieme al Mattia Torre di “Boris”, diretta da Edoardo Gabriellini per la Wildside di Mieli e Gianani.
corrado guzzanti mario bambea bizio
Eccolo sdoppiarsi in “Dottor Jeckill e Mr. Aids”, come da battuta. Da una parte Mario Bambea, intellettuale di sinistra, mischione del politologo alla Cacciari-Vattimo-Freccero, ma molto più contenuto, sempre in tv come uno Sgarbi o uno Scanzi qualsiasi (ma anche Freccero e Cacciari…), e dell’opinionista da “Repubblica”, pronto per Dogliani a braccetto con Aldo Grasso e De Benedetti, pronto per gli articoli alla Cazzullo e le interviste di Gnoli, quando parla al telefono con Corrado Augias è irresistibile, con moglie antipatica che se la tira.
paolo sorrentino lorenzo mieli corrado guzzanti
Dall’altra il comico romano Bizio Capoccetta, niente di suo, a cominciare dal nome, rubato al poro Saverio Raimondo, dalle battute scontatissime da cabaret di serie Z, che parlano di mogli, traffico, extracomuninatari, dei rumeni che so tutti ladri, degli allarmi, pronto a scontrarsi con la crema del mondo dello spettacolo romano dei teatrini e delle private, e pronto a combattere con manager ignorantissimi, volgarissimi, dalla grammatica improbabile e con agenti impossibili.
corrado guzzanti edoardo gabbriellini dov e mario
Mario/Bizio sono due alias, due doppelganger di personaggi che non formano una unità comica, ma solo due modelli impossibili della televisione e dell’Italia di oggi. Dove non si salva nessuno e non c’è nessuna speranza di potersi salvare. Altro che Jeeg Robot. Il politologo che va dalla Gruber-Mentana-Santoro - e vede come l’orrore assoluto entrare nel salotto di Vespa non è meno terrificante del comico romano che va al Festival di Nepi e magari sogna come arrivo il salotto di Vespa.
Corrado si muove come se il mondo si fosse fermato alla “nostra” tv degli anni ’90, tutti abbiamo sognato già allora di lavorare sulla comicità bassa dei comicastri romani e sull’orrore di certi manager, di confondere l’alto e il basso, il sublime del trash, il poetico dello scantinano più squallido romano post-funariano (“Mi moje…”). E vediamo Maurizio Battista, il comico che incarna tutto quel mondo come lo zenith assoluto del trash (“Perché mi moje…”).
L’idea della parodia del politologo da salotto tv è, magari, più moderna, diciamo attuale, ma viene dallo stesso percorso di degenerazione televisiva e di degenerazione giornalistica degli anni ’90. I nomi sono sempre quelli. E vedi il salotto della Gruber pieno degli stessi volti ogni sera. L’invecchiamento, visibile, dello stesso Corrado, non parliamo del nostro, è l’invecchiamento del sogno di una tv che allora sarebbe stata possibile e oggi diventa solo uno spazio svuotato di malattie degenerative.
CORRADO GUZZANTI LORENZO MATURITA
E gli stessi rari simil-intellettuali della radio, ad esempio, vedono il nuovo corso dei quarantenni (renziani) come l’arrivo della Gestapo. Tra lo sprofondare della comicità romana coatta nei teatrini off-off e lo sprofondare, anche fisico, del radical chic di Prati nel salotto tv o nell’inveduto dei libri, la macchina di Mario è piena di libri invenduti, c’è una sorta di divario-calvario che tutto un mondo legato alla tv “intelligente” guglielmiana ma soprattutto frecceriana ha vissuto malamente in questi ultimi vent’anni.
In qualche modo, candidamente, “Dov’è Mario?” ci riporta a confrontarci con questo calvario-divario più contorto e complesso delle trame del “Trono di Spago”. Dove ciò che resta sono i tormentoni dei comici, “Ma de che?”, le battute scontate “Ma quella è tu moje o ti hanno vomitato vicino alla poltrona?”, le brutture linguistiche, “Sei gays?”, l’odio totale per i manager arruffoni e ladroni, l’impossibilità di uscire da una trappola dove l’unica certezza è che i tuoi alias non ti abbandoneranno mai.
i personaggi di corrado guzzanti
Checco Zalone può arrivare a 65 milioni e avere un rapporto totale e compatto col pubblico senza apparire in tv, intervistato anche da “Repubblica”, Mario/Bizio sono non un gradino più in alto o più in basso, sono proprio in un inferno dove è difficile uscire, dove si parla coi morti che già fecero la tua parodia vent’anni prima, dove non ci sono possibilità di recupero.
La grandezza di Corrado, aiutato in questo gioco soprattutto da Mattia Torre è proprio nello scavare nel disastro dell’Italia televisiva del dopo Berlusconi, nell’osare guardarsi allo specchio e vedere non solo un alias ma almeno altri cento possibili e tutti mostruosi senza pietà. Non è il disastro patinato di Gomorra, è il disastro di qualcosa che doveva andare diversamente e non è andato così. “La vita stessa è na bucia e l’attore ce lo sa”. Sempre più profondo, Corrado.
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