DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
Marco Giusti per Dagospia
Mentre ci prepariamo a celebrare i 90 anni di Eugenio Scalfari e i giornali estivi brillano di gioventu' con paginate di Pietro Citati, Natalia Aspesi, Alberto Arbasino, Magris e La Capria, i 60 anni di Nanni Moretti spuntano come una notizia fresca, da apprezzare fra le dune di Sabaudia o all'Ultima Spiaggia di Capalbio.
In fondo Moretti, malgrado il grigiore della barba, e' rimasto il magnifico quarantenne di vent'anni fa. Perche' l'Italia, rispetto a vent'anni fa, sembra non essersi mossa nemmeno di un millimetro. Merito o colpa di Berlusconi, si sa, se tutto e' rimasto incredibilmente fermo, anche la barba di Moretti, oltre alle pagine domenicali di Scalfari.
Certo, ci siamo liberati di Bossi, del fascismo in doppio petto di Fini, di Bertinotti, del veltronismo, ma di fatto e' come se non ci fosse stato alcun ricambio ne' politico ne' culturale nel paese. Benigni si e' frigorizzato nell'atto di legger Dante, sempre più pallido. Verdone e' rimasto quello che era, in fondo fedele alla propria natura. E onesto.
De Laurentiis non riesce a liberarsi dai cinepanettoni. Michele Santoro ha cambiato rete ma non ha cambiato la disposizione dei mobili ne' gli ospiti. Film significativi? Mah! Diciamo "Il Divo" e "Gomorra". Poco di più. Non e' un Italia tanto più mobile di Bertolucci sulla sedia a rotelle quella che festeggia i sessant'anni di Moretti.
Va detto che almeno lui ci ha provato, quel giorno a Piazza del Popolo, a smuovere il PD. Inseguito da Concita De Gregorio, che con quella intervista vide la Luce. Con questa classe politica non vinceremo mai! Aveva ragione. E avremmo preferito che continuasse lui coi girotondi a rompere i coglioni invece di aspettare il messia Grillo. E ci porto' anche in piazza San Giovanni promettendoci che non finiva li', che ci saremmo rivisti. Magari in qualche pizzeria, sì.
Forse pretendevamo troppo da Moretti, bravo si' a non far premiare "Holy Motors" di Leos Carax a Cannes, ma non a cambiare la sinistra come ci sembrava di aver capito. Ecco. In qualche modo i sessant'anni di Moretti sono quelli di una generazione che, forse, come lui non ha saputo andare fino in fondo nella politica e nell'impegno. Che e' rimasta ferma nell'indecisione se si notava di più la nostra presenza o la nostra assenza. Una generazione che anche arrivando al potere preferisce scomparire su un autobus.
E magari cosi' e' più chiaro il messaggio di "Habemus papam". Ma e' questo, o no?, che alla fine rimproveriamo a Moretti e spesso a noi stessi. Fermi con le hit morettiane, da "Sono un ragazzo fortunato" a "Ritornerai", da Mercedes Sosa a Bruce Springsteen. In fondo e' solo un altro che ci ha fatto sperare che tutto sarebbe cambiato, che qualcuno o qualcuna sarebbe ritornata da noi. No. Siamo li' pronti a una festa ma nessuno ha veramente voglia di festeggiare qualcosa.
NANNI MORETTI E CHIARA PALMIERI DA NOVELLA L ABBRACCIO DI NANNI MORETTI E PIERLUIGI BERSANINANNI MORETTI jpegremo remotti e nanni moretti in bianca jpegROBERTO BENIGNI NANNI MORETTI NANNI MORETTI BERNARDO BERTOLUCCI
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