RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
MICHELANGELO BORRILLO,PAOLA DI CARO per il Corriere della Sera
È ancora muro contro muro nel centrodestra dopo la mancata elezione nel Cda Rai del rappresentante di Fratelli d'Italia, sostituito per volontà di Forza Italia, in accordo con la Lega, con Simona Agnes. Per il momento non sembra decollare alcuna trattativa e il perché è evidente: ciascuna delle parti è convinta di avere ragione, anche se nessuno ancora compie mosse tali da far saltare il banco.
FdI minaccia, dopo quello che considera uno sgarbo senza precedenti, di rimettere in discussione lo stesso metodo che ha portato a trovare in quasi tutte le città chiamate al voto in autunno candidati unitari. A partire dalla Calabria, la Meloni potrebbe decidere di non rispettare più il principio della ricandidatura degli uscenti, facendo valere il proprio peso misurato dai sondaggi e, se necessario, correndo in solitaria.
Non nelle grandi città però, a meno di sorprese dell'ultimo momento visto che si sta decidendo il da farsi proprio in queste ore: a Milano, Roma, Napoli e Torino l'accordo dovrebbe reggere e probabilmente anche a Bologna, nonostante FI e Lega stiano stringendo un'intesa che di fatto esclude FdI dal ticket Battistini-Giorgetti.
Viceversa, in Forza Italia non sono disposti a concedere nulla perché si ritiene che nulla di scorretto sia stato commesso: non stava scritto da nessuna parte - dicono esponenti di peso del partito che ufficialmente restano in rigoroso silenzio perché «per noi il caso è chiuso» - che il membro del Cda dovesse essere espresso ancora una volta da FdI, e tantomeno che a farne le spese dovesse essere lo stesso partito azzurro. «Il Cda dura in carica 5 anni, e Draghi ha scelto per presidenza e direzione generale esponenti vicini al Pd: non potevamo non avere un peso in un organo così importante quando ci aspettano elezioni amministrative, del capo dello Stato e Politiche. FdI ha scelto di stare all'opposizione e di non sostenere quello che comunque è anche un peso, un governo tra forze diverse che obbliga a compromessi, ora non può pretendere di avere solo vantaggi».
E che le nomine siano state fatte da Draghi è confermato anche dal ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, intervenuto ieri a Bari all'evento «La ripartenza» organizzato da Nicola Porro: «Questo è un governo con tanti partiti me c'è l'impronta di Draghi. E le nomine le fa lui. Pur avendo la vigilanza sulla Rai, non le ho fatte io». Poi Giorgetti getta acqua sul fuoco, rispondendo a una domanda su Meloni: «Dopo la tempesta arriva sempre il sereno. Anche in politica».
SELFIE DI MATTEO SALVINI E GIORGIA MELONI
Del resto, ufficialmente, la voglia di non far precipitare c'è ed è dichiarata: «Credo sia interesse di tutti trovare un punto di incontro per ricucire e ripartire più uniti che mai in vista di elezioni amministrative e del Quirinale», dice Sestino Giacomoni, tra i massimi dirigenti del partito. Ma allo stato né la presidenza della commissione di Vigilanza (guidata dall'azzurro Barachini), né tantomeno quella della Calabria dove corre Occhiuto,, saranno offerte a FdI come «risarcimento». Come se ne esce? La speranza di FI e Lega è che alla fine la Meloni torni sui suoi passi, limitando lo strappo alla Calabria dove «vinceremmo lo stesso» e FI è già pronta a presentare propri candidati in ben due liste. Oppure che sia Draghi a rimettere assieme i cocci favorendo un reingresso di Rossi, l'ex membro del Cda di FdI, in altri ruoli.
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