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Michele Anselmi per Dagospia
Non c'è pace per la designazione italiana all'Oscar. Altre grane in vista, probabilmente. Come annunciato, oggi sono state rese note dall'Anica le auto-candidature, in vista della riunione del 26 settembre, nel corso della quale i nove esperti scelti da Angelo Barbagallo, presidente dell'Unione produttori, dovranno scegliere il film da spedire all'Oscar, s'intende nella speranza che venga selezionato nella categoria "best foreign language movie", cioè non girato in inglese.
Confermata, più o meno, la rosa ufficiosa della vigilia. I dieci titoli, candidati dai rispettivi produttori, sono: "Bella addormentata" di Marco Bellocchio, "Reality" di Matteo Garrone, "Diaz" di Daniele Vicari, "Magnifica presenza" di Ferzan Ozpetek, "Là -bas. Educazione criminale" di Guido Lombardi, "Cesare deve morire" dei fratelli Taviani, "Posti in piedi in Paradiso" di Carlo Verdone, "Gli equilibristi" di Ivano De Matteo, "à stato il figlio" di Daniele Ciprì, "Il cuore grande delle ragazze" di Pupi Avati.
Sostituiti, come anticipato in parte da Dagospia, due dei nove commissari: saltano il regista Paolo Sorrentino e l'esportatrice Paola Corvino, il primo impegnato nelle riprese a Roma di "La grande bellezza", la seconda in quanto venditrice all'estero della commedia di Verdone. Al loro posto il regista Francesco Bruni ("Scialla") e il produttore Nicola Giuliano ("This Must Be the Place"). E qui nasce - o rischia di nascere - un ulteriore problema.
Il bravo Nicola Giuliano ha appena prodotto con la sua Indigo Film il documentario "La nave dolce" di Daniele Vicari, passato alla Mostra di Venezia: se la sentirà di giudicare "Diaz", diretto dallo stesso Vicari? In punta di diritto nessun conflitto di interessi, ma si sa come vanno le cose in Italia sul fronte dell'Oscar. Si prevedono, di qui a poco, nuovi ritocchi in commissione...
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