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The Company You Keep di Robert Redford.
Marco Giusti per Dagospia
Nun se po' vede'. No. Il povero Robert Redford coi capelli alla Paolo Garimberti e il trucco alla Malgioglio che corre inseguito dall'FBI con le manine sulla panzetta, il giubbotto di pelle, i ray-ban e il cappello da baseball e' fuori tempo massimo per fare questo ruolo di vecchio militante rivoluzionario scoperto dopo 30 anni di una nuova vita.
E di una nuova identita'. E' infatti diventato un tranquillo avvocato vedovo con figlioletta bionda quando l'arresto di un'altra vecchia militante del gruppo degli Weatherman, Susan Sarandon, grandissima, e l'arrivo di un giovane giornalista ficcanaso, Shia LaBoeuf, ciuffo alla Muccino e vestiti alla giornalista giovane del â'Fatto'', gli fa capire che e' meglio darsela a gambe.
Nella fuga e nel meccanismo tipico di questi film con l'innocente inseguito (vuole dimostrare la sua innocenza) veniamo in contatto con gli altri rivoluzionari nascosti, tutti meno imbarazzanti e pittati di Robert Redford. E' la parte migliore del film, basterebbe vedere il gran numero di Susan Sarandon in carcere davanti a Shia LaBoeuf, o l'arrivo di Julie Christie troppo rifatta che ha lasciato sei vite e sei mariti o Richard Jenkins che fa il professore universitario che sveglia i suoi studenti solo quando parla del Movimento (e poi tornano su Facebook).
Magari di questi Weatherman ce ne sono un po' troppo in giro e si riconoscono subito, manca solo Furio Colombo, e non si capisce come abbia fatto l'FBI negli ultimi trent'anni a non riconoscerli. Comunque non e' solo un'invasione di vecchi volti amati dal pubblico degli anni â60 e â70, e' anche l'idea di un'America diversa che il cinema di quel tempo ci aveva dato. E uno degli aspetti più carini e' la parata di foto di Redford e Christie giovani e militanti.
Civile politicamente, funzionante come thriller, e' qualcosa che, come dimostra "Romanzo di una strage", e' ancora per noi impossibile da mettere in scena mischiando politica e azione. Ottimo per articoli di Monda e Rampini su â'Repubblica'', ma sono troppo impegnati con Obama e ci dobbiamo accontentare di Maltese. Mi sa che la rivoluzione e' finita.
Detto questo le corsette di Redford sono uno dei momenti più' trash della Mostra. E non si dimentica lo scambio di battute trta Julie e Robert. "Sei più vecchio", fa lei. "E tu sei uguale", fa lui. Di uguale hanno solo lo stesso chirurgo plastico. Poi lei attacca un pippotto rivoluzionario ("mi costituiro' quando lo faranno i politici e le corpotazioni") e finiscono a fare sesso. Julie guarda il bosco dalla finestra e Robert mostra i petto nudo steso sul letto. Sì. I tempi sono cambiati.
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