demenza e sport

RING-OGLIONITI! SECONDO UN NUOVO STUDIO I LOTTATORI E I PUGILI SONO A RISCHIO DEMENZA, A FORZA DI PRENDERE COLPI ALLA TESTA - ALLA LISTA GLI SCIENZIATI AGGIUNGONO I CALCIATORI, CHE RIPORTANO RIPETUTI TRAUMI ALLA ZUCCA, ASSOCIABILI A MALATTIE NEURODEGENERATIVE - VIDEO

Stephen Matthews per “Mail On Line

 

VIDEO ‘COSA E’ LA DEMENZA?’

 

 

il lottatore conor mcgregoril lottatore conor mcgregor

Conor McGregor, lottatore di arti marziali miste, irlandese ma campione dei pesi leggeri per la promozione statunitense “UFC”, potrebbe essere a rischio demenza, a forza di prendere colpi in testa. A dirlo sono gli scienziati della ‘Cleveland Clinic’, secondo i quali l’accumulo di grumi nel cervello è responsabile di perdita di memoria in tarda età e di malattie neurodegenerative.

 

 

neurofilamenti del cervelloneurofilamenti del cervello

Il gruppo di neurologi ha analizzato le lesioni al cervello di 438 partecipanti alla ricerca, la metà erano lottatori professionisti, impegnati nel pugilato, nelle arti marziali miste o simili. Dai volontari sono stati prelevati campioni di sangue e sono stati scoperti due biomarcatori: la proteina neuronale Tau, che si accumula quando si registra un danno al cervello, e le catene leggere dei neurofilamenti.

 

ronaldo colpo di testaronaldo colpo di testa

Nei lottatori attivi, i livelli di neurofilamenti sono il 40% superiori rispetto ai non lottatori. I lottatori con livelli più alti di Tau riportano un talamo più piccolo, con un 7% di declino. E’ collocato al centro del cervello e e regola il sonno, il linguaggio, le funzioni cognitive.

il calciatore jeff astleil calciatore jeff astle

 

Perciò i livelli più alti di entrambe le proteine sono associati a ripetuti traumi della testa. Lo studio aggiunge che anche i calciatori rischiano di sviluppare demenza, a forza di colpire la palla con la testa o di collidere, sebbene la commozione cerebrale sia meno frequente che nei pugili.

i colpi in testa possono sviluppare malattie neurodegenerativei colpi in testa possono sviluppare malattie neurodegenerative