1. LO SCARPARO: KAKY ELKANN COME LICIO GELLI! “UN PERICOLO PER LA LIBERTÀ DI STAMPA” 2. MALEDUCATISSIMA LETTERA APERTA DI DELLA VALLE A RE GIORGIO IN CUI DENUNCIA LE MANINE DELLA PIOVRA FIAT SUL “CORRIERE”: “È IN PERICOLO LA LIBERTÀ DI OPINIONE DI UN PEZZO IMPORTANTE DELLA STAMPA ITALIANA” E INVOCA LA NECESSITÀ DI “DIMOSTRARE CHE CHI GUIDA IL PAESE NON HA PIÙ SUDDITANZE VERSO NESSUNO” (LESA MAESTA’!) 3. INFATTI, NEI GIORNI SCORSI IL QUIRINALE ERA STATO OGGETTO DI UNA TELEFONATA DI ELKANN, IL QUALE GLI PREANNUNCIAVA CHE LA FIAT AVEVA RASTRELLATO SUL MERCATO DIRITTI DI OPZIONE DELL’AUMENTO DI CAPITALE FINO A SALIRE AL 20,1% DELLA RCS 4. MARPIONNE: “RCS È STRATEGICA, ALTRIMENTI NON AVREMMO INVESTITO TANTO (100 MLN)” 5. “ESIMIO DAGO, MA IL DELLA VALLE CHE VUOLE DIVENTARE EDITORE PERCHÉ NON IMPARA PRIMA L'UTILIZZO DI CONDIZIONALE E CONGIUNTIVO? FACESSIMO CRIBBIO, FACESSIMO”

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1. MAIL
Esimio Dago, ma il Della Valle che vuole diventare editore del primo quotidiano italiano perché non impara prima l'utilizzo di condizionale e congiuntivo? Facessimo cribbio, facessimo.
Saluti,
D.C

1. VOLANO SCARPATE
Giovanni Pons per La Repubblica

La contesa per il riassetto del gruppo Rcs Mediagroup sta assumendo toni sempre più accesi. Diego Della Valle, imprenditore con in portafoglio una quota dell'8,81% della casa editrice che pubblica il Corriere della Sera, ieri ha preso carta e penna e ha scritto una lettera aperta (pubblicata anche sui principali quotidiani) al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano chiedendo un suo intervento nella tormentata vicenda.

«È in pericolo la libertà di opinione di un pezzo importante della stampa italiana - scrive Della Valle nella sua missiva - e vedendo che sulla questione Rizzoli è già stato coinvolto da altri, anche io, e credo molti italiani, abbiamo bisogno di conoscere il Suo pensiero».

Il Capo dello Stato nei giorni scorsi era stato oggetto di una telefonata da parte del presidente della Fiat, John Elkann, il quale gli preannunciava che la casa automobilistica aveva rastrellato sul mercato diritti di opzione dell'aumento di capitale in corso fino a salire al 20,1% della Rcs. Così facendo la Fiat si è candidata a diventare l'azionista di riferimento della casa editrice in un momento in cui la maggior parte degli altri soci del patto di sindacato erano restii a versare altri soldi nella società.

Una mossa non caduta dal cielo, ma ben studiata, quella della Fiat, come ha confermato ancora ieri l'amministratore delegato Sergio Marchionne: «È strategica, altrimenti non avremmo investito tanto ». Senza però spiegare perché l'impiego di quasi 100 milioni in una casa editrice sarebbe strategico per un gruppo che ha il suo core business nella costruzione e vendita di automobili in Italia e all'estero.

Lo scontro tra Fiat con Della Valle rischia dunque di spostarsi sul terreno scivoloso della proprietà delle case editrici. «È mia ferma convinzione che in un Paese democratico la stampa debba essere indipendente e libera di esprimere le proprie opinioni senza vincoli o pressioni - scrive l'imprenditore della Tod's a Napolitano - e nel caso specifico del gruppo Rizzoli bisogna evitare che chiunque tenti di prenderne il controllo per poterlo poi utilizzare come strumento di pressione».

A ben vedere, però, la proprietà della Rcs è ormai da molti anni in mano a un patto di sindacato che riunisce i grandi nomi dell'imprenditoria italiana, a partire dalla Fiat per passare alla Pirelli e al gruppo Pesenti, a cui si aggiungono le due principali banche del paese, cioè Mediobanca e Intesa Sanpaolo.

Il cattivo andamento gestionale della Rcs negli ultimi anni, dovuto ad acquisizioni sbagliate e alla forte crisi che ha investito il settore, ha fatto però esplodere il dissidio tra i soci che sono dovuti ricorrere a un aumento di capitale da 421 milioni per evitare l'onta di una procedura
concorsuale.

Inevitabilmente la ricapitalizzazione si è portata dietro anche il riassetto dei pesi tra i soci, selezionando duramente tra chi è disposto a investire, come la Fiat e Della Valle, e chi ha gettato la spugna per svariati motivi, come il gruppo Rotelli, la famiglia Benetton,
la famiglia Merloni.

E ora si pone il problema di chi avrà il peso e l'autorevolezza per comandare in futuro. «La situazione per me auspicabile - dice ancora Della Valle nella lettera a Napolitano non essendoci editori puri disponibili, sarebbe quella di trovare un gruppo di investitori privati, liberi, italiani che abbiano come unico obiettivo quello di far tornare la società competitiva. A questo punto sarebbe necessario che noi tutti, il gruppo che io rappresento, la Fiat, Intesa e Mediobanca, invece di rafforzare le nostre posizioni, facciamo un passo indietro e lasciamo completamente l'azionariato del gruppo liberandolo così da tutte le vecchie polemiche e da tutte le dietrologie di ogni tipo».

Ora bisognerà vedere se il Capo dello Stato raccoglierà il pressante appello di Della Valle che invoca la necessità di «dimostrare che chi guida il paese non ha più sudditanze verso nessuno». E poi se la battaglia a colpi di acquisti in Borsa continuerà, a partire da domani quando prenderà il via l'asta per i diritti inoptati pari al 15% del capitale ordinario della Rcs. Se la Fiat andasse avanti negli acquisti rischierebbe di incappare nell'obbligo di Opa e soprattutto confermerebbe implicitamente i timori di Della Valle sulla volontà di assumere una posizione di comando rispetto agli altri azionisti.

Forse uno degli obbiettivi di Mr. Tod's, con la lettera in cui denuncia un pericolo per la libertà di stampa, è proprio quello di impedire che la Fiat possa procedere e rafforzarsi ulteriormente mettendo fine alla partita. Ben sapendo, comunque, che anche lui non potrà mettere le mani su quei diritti avendo invocato pubblicamente un passo indietro di tutti. Anche se non si può escludere la discesa in campo di un terzo soggetto che con il 15% potrebbe rappresentare una spina nel fianco per tutti i contendenti.

LA LETTERA
«SIGNOR PRESIDENTE, ABBIAMO 
BISOGNO DI SENTIRE LA SUA VOCE»

La lettera scritta da Diego Della Valle al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sul caso Rcs.
« Presidente Napolitano, abbiamo bisogno di sentire la Sua voce. E' in pericolo la libertà di opinione di un pezzo importante della stampa italiana e vedendo che sulla questione Rizzoli è già stato coinvolto da altri, anche io, e credo molti italiani, abbiamo bisogno di conoscere il Suo pensiero.

In atto non c'è, per quanto mi riguarda, nessuna disputa o competizione personale con alcuno; è mia ferma convinzione che in un Paese democratico la stampa debba essere indipendente e libera di esprimere le proprie opinioni senza vincoli o pressioni, e nel caso specifico del gruppo Rizzoli, bisogna evitare che chiunque tenti di prenderne il controllo per poterlo poi utilizzare come strumento di pressione.

La situazione per me auspicabile, non essendoci editori puri disponibili, sarebbe quella di trovare un gruppo di investitori privati, liberi, italiani che abbiano come unico obiettivo quello di far tornare la società competitiva.

A questo punto sarebbe necessario che noi tutti, il Gruppo che io rappresento, la Fiat, Intesa e Mediobanca, invece di rafforzare le nostre posizioni, facciamo un passo indietro e lasciamo completamente l'azionariato del Gruppo liberandolo così da tutte le vecchie polemiche e da tutte le dietrologie di ogni tipo.

Mi sono rivolto a Lei perché, per ottenere tutto questo, considerando l'attuale indisponibilità di alcuni dei protagonisti a seguire questo percorso, c'è bisogno di una voce forte al di sopra delle parti e della massima autorevolezza che lo richieda nell'interesse di un processo indispensabile di modernizzazione del Paese.
Signor Presidente, l'esito di questa questione non riguarda soltanto il Gruppo RCS ma sarà interpretato da molti Italiani come un segnale forte per capire se veramente si vuole che il Paese cambi, si modernizzi e migliori, o se invece lo si vuole lasciare a chi ha contribuito fortemente a portarlo nelle precarie condizioni in cui si trova.

Ora è il momento di dimostrare che chi guida il Paese non ha più sudditanze verso nessuno e che si concentrerà invece nel sostenere sempre di più chi è orgoglioso di essere italiano e vive ora momenti molto difficili e spesso drammatici. Vedere inoltre in questa occasione il totale silenzio della politica vecchia e nuova è un fatto inspiegabile e molto preoccupante per la democrazia e mi ha convinto, ancora di più, a rivolgermi a Lei e all'autorevolezza che la Sua persona e il Suo ruolo rappresentano».

 

 

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