
DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI…
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Tempo di totonomine ai festival di Venezia e di Roma. A Venezia Paolo Baratta punterebbe su Alberto Barbera, che già fu buon direttore una decina d'anni fa, anche se potrebbe anche trovare un buon nome all'estero (Francia?) o tornare a far pace con Marco Muller. Difficile...
Muller è invece lanciatissimo su Roma, puntando a scalzare dal suo piedistallo Piera De Tassis con l'appoggio di registi e produttori eccellenti, da Pietro Valsecchi a Marco Bellocchio, da Bernardo Bertolucci a Sorrentino e Garrone.
L'idea di Muller per Roma non è quella di una guerra a Venezia, vecchia strategia fallimentare di Bettini&Veltroni, ma di farne un megafestival di cinema europeo contornato da qualche grossa prima americana fuori concorso. Potrebbe anche ospitare i prestigiosi premi EFA, gli Oscar europei, che solo una volta hanno toccato Roma.
In una strategia europeista, ma anche draghi-montista, Muller rifiuterebbe quindi la guerra civile con Baratta e Venezia e allontanerebbe così il suo esilio a San Pietroburgo. A Piera De Tassis, difesa da Medusa, non resterebbe che rifugiarsi sotto l'ala protettiva di Gianluigi Rondi come presidente del David di Donatello. Ma l'asse Lucherini-Letta la difenderà a Roma fino alla morte.
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