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MOODY’S CONFERMA IL RATING BAA3 PER L’ITALIA E ALZA L’OUTLOOK A POSITIVO - NON UNA PROMOZIONE MA LA CERTIFICAZIONE DI UN PROGRESSO CHE RIFLETTE IL MIGLIORAMENTO DEL QUADRO FISCALE E I SEGNALI DI MAGGIORE RESILIENZA DELL’ECONOMIA - LA RICCHEZZA FINANZIARIA NETTA DELLE FAMIGLIE ITALIANE, PARI AL 221% DEL PIL, E IL BASSO LIVELLO DI INDEBITAMENTO DEL SETTORE PRIVATO (È INTORNO AL 95% DEL PIL, CONTRO IL 158% DELLA MEDIA DELL’EUROZONA) CONTRIBUISCONO ALLA STABILITÀ DEL SISTEMA ECONOMICO – PESA, E TANTO, IL DEBITO PUBBLICO ELEVATO (OLTRE I 3 MILA MILIARDI): LA SUA TRAIETTORIA RESTA VULNERABILE A EVENTUALI RALLENTAMENTI DELLA CRESCITA O A UN RIALZO INATTESO DEI TASSI…

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Estratto dell’articolo di Fabrizio Goria per www.lastampa.it

 

giorgia meloni e giancarlo giorgetti - question time alla camera

Moody’s conferma il rating Baa3 per l’Italia e alza l’outlook a positivo. Non una promozione a tutti gli effetti, ma un progresso positivo che riflette i conti in ordine e la continuità governativa. L’agenzia Moody’s ha rivisto al rialzo l’outlook sull’Italia, portandolo da stabile a positivo, mantenendo al contempo il rating sovrano a lungo termine a Baa3. Una decisione che riflette il miglioramento del quadro fiscale, la stabilità politica interna e segnali di maggiore resilienza dell’economia, nonostante le sfide strutturali che ancora gravano sulle prospettive di lungo periodo del Paese.

 

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La promozione arriva in un momento delicato per l’Italia, che resta alle prese con un debito pubblico tra i più elevati dell’Eurozona, ma che – secondo Moody’s – sta mostrando una “maggiore capacità di assorbire shock economici”, sostenuta da un mercato del lavoro solido, bilanci privati in buona salute e un sistema bancario rafforzato.

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[…] Moody’s segnala che nel 2024 il deficit si è attestato al 3,4% del Pil, meglio delle attese e al di sotto del 3,8% previsto dal governo. Questo risultato è stato reso possibile soprattutto dalla graduale disattivazione del superbonus per le ristrutturazioni edilizie, che ha ridotto la spesa pubblica, e da un aumento sostenuto delle entrate fiscali legato alla crescita del reddito e dell’occupazione.

 

Per il biennio 2025-2026, l’agenzia prevede che il disavanzo si ridurrà ulteriormente, fino a scendere sotto il 3% del Pil entro il 2026. I surplus primari torneranno a crescere, anche se il peso degli interessi tenderà ad aumentare, spinto dal costo crescente del rifinanziamento del debito. Nonostante ciò, l’Italia manterrà, secondo Moody’s, “indicatori di sostenibilità del debito migliori rispetto alla media dei Paesi con un rating simile”. Il debito pubblico, pari al 135,3% del Pil nel 2024, è atteso in lieve aumento nei prossimi due anni a causa di operazioni fuori bilancio collegate al superbonus, ma dal 2028 dovrebbe imboccare una traiettoria discendente, seppur graduale, grazie a un consolidamento di bilancio sostenuto.

 

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[…] Moody’s sottolinea che la ricchezza finanziaria netta delle famiglie italiane, pari al 221% del Pil, e il basso livello di indebitamento del settore privato – il credito complessivo a famiglie e imprese è intorno al 95% del Pil, contro il 158% della media dell’Eurozona – contribuiscono alla stabilità del sistema economico. Anche il settore bancario si conferma un punto di forza: gli istituti italiani presentano oggi livelli di capitale più alti, una redditività in miglioramento, abbondante liquidità e una qualità degli attivi solida.

 

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[…] Tuttavia, permangono criticità strutturali che secondo Moody’s limitano il merito creditizio dell’Italia. Il debito pubblico resta elevato e la sua traiettoria resta vulnerabile a eventuali rallentamenti della crescita o a un rialzo inatteso dei tassi. Inoltre, il progressivo invecchiamento della popolazione rappresenta una sfida per la sostenibilità a lungo termine della spesa sociale, in particolare per pensioni e sanità.

 

Le considerazioni ambientali, sociali e di governance (ESG) hanno un impatto limitato sul giudizio attuale, ma secondo Moody’s potrebbero pesare di più in futuro. L’Italia è tra i Paesi europei più esposti agli effetti del cambiamento climatico, soprattutto al rischio di ondate di calore e incendi, mentre sul piano sociale la sfida principale resta il declino demografico e l’elevato peso della spesa previdenziale.

 

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La Commissione europea, nelle previsioni economiche di primavera pubblicate questa settimana, ha confermato che l’Italia crescerà dello 0,7% nel 2025, in linea con la media dell’Eurozona. L’esecutivo comunitario ha sottolineato il contributo positivo degli investimenti finanziati con il PNRR, ma ha anche ribadito che il debito pubblico italiano, atteso al 138,2% del Pil nel 2026, resta un fattore di vulnerabilità, in particolare in uno scenario di tensioni geopolitiche o rallentamento globale.

 

GIANCARLO GIORGETTI - GIORGIA MELONI

Secondo Moody’s, un miglioramento del rating potrebbe arrivare qualora l’Italia accelerasse la riduzione del deficit e del debito in modo più deciso di quanto atteso, oppure se riuscisse a rafforzare il potenziale di crescita attraverso riforme strutturali mirate a migliorare la produttività e l’efficienza del sistema fiscale. Al contrario, un ritorno a un outlook stabile – sebbene non un declassamento – potrebbe essere determinato da un rallentamento del consolidamento fiscale o da segnali di stallo nell’agenda di riforme. In uno scenario estremo, l’escalation del conflitto in Ucraina o un suo allargamento all’area NATO rappresenterebbero un fattore di rischio significativo. […]