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IL NECROLOGIO DEI GIUSTI – SE NE VA A 97 ANNI GENEVIÈVE PAGE. BELLA, BIONDA, COLTA, NATURALMENTE ELEGANTE, TRA LE RARE ATTRICI FRANCESI IN GRADO DI PASSARE DAI SET PARIGINI A QUELLI DI HOLLYWOOD – DIRETTA AL CINEMA DA BILLY WILDER IN “LA VITA PRIVATA DI SHERLOCK HOLMES”, DA ROBERT ALTMAN IN “TERAPIA DI GRUPPO” E “ARIA”, DA LUIS BUNUEL IN “BELLE DE JOUR” – FREDDA, SEMPRE SICURA DI SÉ, POTEVA INTERPRETARE PERFETTAMENTE CONTESSE, MARCHESE, SIGNORE DELL’ALTA SOCIETÀ, MA NON POTEVA CERTO ESSERE UNA ESUBERANTE STAR DA GRANDE PUBBLICO… – VIDEO

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Marco Giusti per Dagospia

 

 

Genevieve Page

Bella, bionda, colta, naturalmente elegante, tra le rare attrici francesi in grado di passare dai set parigini a quelli di Hollywood, da quelli italiani a quelli inglesi, se ne va Geneviève Page, 97 anni.

 

Gran dama del cinema e del teatro francese, era stata diretta a teatro da Sacha Guitry, Jean-Louis Barrault, Jean Vilar, dal suo adorato Gérard Philipe che ritrova sul set di “Fanfan le Tulipe” di Christian-Jaque, al cinema da Billy Wilder in “La vita privata di Sherlock Holmes” dove interpreta Gabrielle Valladon, l’unica donna amata dal detective, da Delmer Daves in “Youngblood Hawke”, da Robert Altman in “Terapia di gruppo” e “Aria”, da Luis Bunuel in “Belle de jour”, da George Cukor in “Estasi”, da Anthony Mann in “El Cid”, da John Frankenheimer in “Grand Prix”.

 

Catherine Deneuve Genevieve Page

Aveva recitato con star del calibro di Robert Mitchum, David Niven, Dirk Bogarde, Curd Jürgens, Jean Marais, Yves Montand, Michel Bouquet, Michel Simon, Jean-Paul Belmondo. A teatro poteva passare con la stessa grazia da classici di Molière, Marivaux, de Musset a “Le lacrime amare di Petra von Kant” di R. W. Fassbinder, al cinema da produzioni di genere di Riccardo Freda, Jean Delannoy e Jacques Deray a stravaganze di Susan Sontag, fu la protagonista in coppia con Gunnel Lindblom del suo film bergmaniano “Brother Karl”, di Memè Perlini, il palermitano “Cartoline italiane”, dove recita con Lindsay Kemp.

 

Fredda, sempre sicura di sé, poteva interpretare perfettamente contesse, marchese, signorine e signore dell’alta società, ma non poteva certo essere una esuberante star da grande pubblico. Il film che avrebbe dovuto lanciarla a Hollywood, il mélo “Youngblood Hawke” di Delmer Daves con James Franciscus, sarà ahimé un fiasco e non uscirà mai in Francia.

 

 

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“Estasi”, il biopic su Franz Liszt diretto da Charles Vidor e terminato da George Cukor, dove è l’amore del protagonista, troppo gay per crederci, non sarà un successo. Così, al cinema, si vede rubar la scena dalle italiane più esuberanti, come Gina Lollobrigida o Sophia Loren, ma al cinema, va detto, in poche hanno la sua classe.

 

Nata a Parigi nel 1927 come Geneviéve Bonjean, da un padre esperto d’arte, celebre gallerista e collezionista e da una madre figlioccia di Christian Dior, studia al Liceo Racine, diventa attrice alla Comédie. Tra la fine degli anni ’40 e i primi anni ’50 è giù sul palcoscenico con i grandi del teatro francese, Sacha Guitry, Jean Vilar, Jean-Louis Barrault.

 

Con Gérard Philippe recita in “Lorenzaccio”, “Les caprices de Marianne”. Nel cinema fa il suo piccolo esordio nel 1949 con “Ce siècle à cinquante ans” di Denise Tual, poi in “nessuna pietà per le donne” di Christian Stengel con Simone Renant e Michel Auclair. Esplode con "Fanfan le Tulipe” di Christian-Jaque con Gérard Philipe e Gina Lollobrigida, che non ha certo la sua classe.

 

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Infatti interpreta il ruolo della Marquise de Pompadour, il primo di una serie cospicua di grandi dame francesi. E’ protagonista nel 1958 di “Lettres ouverte”di Alex Joffé con Robert lamoureux e del successivo “lo strano desiderio del signor Baird” di Geza von Radvany con Michel Simon.

 

La troviamo in “Nuits andalouses” di Maurice Cloche come Dominique de Bellecombe, in “Cherchez la femme” di Raoul André come Barbara Van Looren. Nel 1956 la troviamo con Curd Jurgens nel “Michele Strogoff” di Carmine Gallone, dove recita anche Sylva Koscina. Il suo primo film anglofone è “Spionaggio internazionale” di Sheldon Reynolds, dove divide la scena con Robert Mitchum e Ingrid Thulin.

 

E’ protagonista anche di “La volpe di Londra” di Roy Kellino con David Niven. Più interessante lo stravagante “Amour de poche” di Pierre Kast dove il mad doctor Jean Marais la trasforma in una donna piccolissima. Con Riccardo Freda recita nello spionistica “Agguato a Tangeri” con Edmund Purdom e Gino Cervi.

 

Il biopic dedicato a Franz Liszt “Estasi”, dove è la contessa Maria, è un mezzo disastro. Iniziato da Charles Vidor, terminato da George Cukor, Liszt è il povero Dirk Bogarde, troppo truccato. Parlando perfettamente inglese diventa la principessa Urraca nel kolossal prodotto da Samuel Bronston, diretto da Anthony Mann “El Cid” con Charlton Heston e Sophia Loren.

 

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René Clément la vuole in “Il giorno e l’ora” con Simone Signoret. In “Spionaggio senza frontiere” di jean-Claude Dudrumet ritrova Jean Marais. Il suo primo film hollywoodiano, il mélo “Scandalo in società” o “Youngblood Hawke” di Delmer Daves con James Franciscus è un disastro. In realtà Hollywood non sa come trattarla. Si prova anche a farle fare la sorella di Elvis Presley.

 

La ritroviamo in tanti film francesi del tempo, “Tre camere a Manhattan” di Marcel Carné, “Un avventuriero a Tahiti” di Jean becker con Jean-Paul Belmondo, E’ Madame Anais in “Belle de jour” di Luis Bunuel. La troviamo nella commedia inglese “Le disavventure di un guardone” di John Krish, tratto da un romanzo di Evelyn Waugh con Robin Phillips e lei come matura adescatrice del giovane protagonista, nel “Mayerling” di Terence Young con Catherine Deneuve e Omar Sharif.

 

Partecipa a produzioni marginali o curiose, il film di Susan Sontag “Brother Karl”, “La strana maledizione di Montezuma” di Richard Quine con Richard Widmark, “Buffet freddo” di Bertrand Blier. La recupera Robert Altman per “Terapia di gruppo” con Glenda Jackson e Jeff Goldblum, e per un episodio di “Aria”.

 

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Non smette mai di recitare, alternando teatro (“Le lacrime amare di Petra von Kant” nel 1980), tv e cinema. Diventa protagonista in un raro film di Memè Perlini scritto da Antonello Aglioti, “Cartoline italiane” con Lindsay Kemp.

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