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Fiorenza Sarzanini per il "Corriere della Sera"
Manuela Arcuri forse non sarà contenta di essere stata chiamata in tribunale insieme alle escort pagate per partecipare alle feste di Silvio Berlusconi. E invece nella lista delle ragazze che potranno presentarsi come «parte offesa» contro Gianpaolo Tarantini e gli altri «reclutatori» c'è anche lei. Appuntamento a Bari, per l'8 febbraio, due settimane prima delle elezioni. In tutto sono 26 le donne convocate.
Oltre all'attrice, nell'elenco compilato dal giudice ci sono la sua amica Francesca Lana, e poi Sara Tommasi, le «olgettine» Maria Esther Polanco, Ioana Visan, Barbara Guerra, Michaela Pribisova e ancora le «locali» Terry De Nicolò, Barbara Montereale e Lucia Rossini, l'Angelina Jolie di Bari Grazia Capone, che dopo feste e vacanze cominciò a lavorare presso l'ufficio stampa del premier. Italiane e straniere che negli ultimi anni hanno frequentato assiduamente le residenze del Cavaliere. E che sono di nuovo protagoniste in un'aula di giustizia.
Proprio l'8 febbraio, in piena campagna elettorale, è fissata la seconda udienza preliminare contro «Gianpy» e i suoi amici accusati di favoreggiamento, sfruttamento e induzione della prostituzione come l'Ape Regina, Sabina Began e Massimiliano Verdoscia.
Ancor prima di entrare nel merito dei fatti, il giudice ha deciso di seguire la linea già tracciata a Milano nel «caso Ruby». E ha stabilito che «rispetto alle condotte contestate, lesive non solo della moralità pubblica e del buoncostume, ma anche e soprattutto della libertà e dignità umana e della libertà di determinazione nella sfera sessuale, le persone indicate nei vari capi di imputazione debbano ritenersi soggetti non solo eventualmente danneggiati, ma offese dai reati in materia di prostituzione».
E aggiunge che, come stabilito da un'altra sentenza, «il bene giuridico non è la tutela della salute pubblica, ma la libertà di determinazione della donna nel compimento di atti sessuali, garantita attraverso il perseguimento dei terzi che da tale attività intendono ricavare un vantaggio economico». Insomma le ragazze potrebbero anche chiedere i danni all'imprenditore e ai suoi sodali.
Adesso bisognerà vedere chi deciderà di farlo, certo molte di loro dovranno comunque essere interrogate come testimoni. E raccontare che cosa accadeva durante le feste, ma soprattutto quanto e come venivano remunerate. La linea di difesa di Tarantini, che come confermato dal suo legale Nicola Quaranta aveva deciso di procedere con rito abbreviato e dunque senza alcun ulteriore accertamento, si scontra infatti con quella di Verdoscia.
Al termine della prima udienza del 13 dicembre scorso i suoi avvocati Ascanio Amenduni e Nino Ghiro erano stati espliciti: «Celebreremo il processo con rito ordinario e presenteremo richiesta di ascoltare tutti gli interessati». E da allora nulla è cambiato.
A questo punto è possibile che anche Berlusconi possa essere costretto a presentarsi in aula.
Tarantini ha sempre detto che il premier non sapeva di avere a che fare con escort.
Una posizione processuale che però, secondo i magistrati, gli sarebbe stata imposta in cambio di soldi. E infatti proprio a Bari Berlusconi è accusato di induzione del teste a mentire in concorso con il faccendiere Walter Lavitola. Sospettato di aver pagato a «Gianpy» la casa, le vacanze, i legali e qualsiasi altra necessità proprio per costringerlo a tenerlo fuori dalle inchieste sulla prostituzione.
Le intercettazioni telefoniche captate nel 2008 avevano svelato la passione dell'allora premier per l'Arcuri, tanto che Tarantini le offrì addirittura il Festival di Sanremo e un lavoro per il fratello pur di convincerla a partecipare ad una serata a palazzo Grazioli.
«E che mi starà offrendo la produzione di un film?», chiese lei all'amica Francesca Lana prima di rifiutare. In una conversazione con il presidente promise invece che sarebbe stata sua ospite. Ma poi fu lo stesso Berlusconi a chiedere a «Gianpy» di eliminarla dalla lista delle invitate: «L'ho vista alle Iene, ha fatto la figura della prostituta. Meno male che non è stata qui, perché senno mi sarei sentito imbarazzato di essere andato con una così. Vabbé cancellata».
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