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ALLEATI AL VETRIOLO - BERLUSCONI E LA MELONI SI SFREGANO LE MANI DOPO LA SCONFITTA DI SALVINI IN EMILIA-ROMAGNA E LA VITTORIA DI JOLE SANTELLI IN CALABRIA: I CANDIDATI IN PUGLIA E CAMPANIA NON SARANNO LEGHISTI (FITTO E CALDORO) – IL CARROCCIO ESPRIMERÀ IL SUO NOME IN TOSCANA, DOVE PERÒ SI PREANNUNCIA UN’ALTRA BATTAGLIA MOLTO DIFFICILE. E AL SUD NON RIESCE A SFONDARE...

Mario Ajello per “il Messaggero”

 

MATTEO SALVINI E LUCIA BORGONZONI AL NOVEMBER PORC DI POLESINE PARMENSE

Non era la madre di tutte le battaglie, il voto in Emilia-Romagna. Perché ce ne sono ora di altrettanto importanti. Soprattutto al Sud. Perché è lì in primavera che si scioglieranno molti nodi politici e da lì si capirà come la destra e la sinistra cambieranno e quali i nuovi equilibri si disegneranno a partire da questa parte d'Italia.

 

silvio berlusconi jole santelli

Se al Nord nonostante la battuta d'arresto emiliana il Carroccio egemonizza il centrodestra, al Sud - dove la Meloni accelera e in Calabria ha appena preso il 10,8 tallonando l'alleato che si dimezza rispetto alle Europee e scende al 12,2 - non riesce a sfondare, anzi arretra e soffre e, per stessa ammissione dei leghisti, non riesce a trovare una propria classe dirigente. E continua ad essere percepito come un partito nordista. E dunque: le Regionali saranno la prova che esistono ancora due centrodestra, uno meridionale, l'altro settentrionale, uno salvinista, l'altro di nuovo berlusconiano (FI ha il suo governatore Jole Santelli, ma sono suoi anche i nuovi presidenti in Molise e in Basilicata) e targato FdI. Questo il problema.

 

matteo salvini giancarlo giorgettiRAFFAELE FITTO

Basti vedere ciò che ha detto Giancarlo Giorgetti ieri passeggiando a Montecitorio. Ha lanciato un segnale: «Un rimescolamento delle candidature? Vedremo, ora fateci riprendere fiato». Sibillino il numero due della Lega. E dice o non dice ciò che Salvini - ora in partenza per la Calabria anche per vigilare su come verrà fatta la giunta e non farsi estromettere troppo - avrebbe intenzione di fare: togliere a FdI il candidato governatore in Puglia, Raffaele Fitto, e pensare qualcun altro. Motivo?

CALDORO CON LA BENDA SULL OCCHIO

 

IL DOPO TONFO

Dopo il tonfo in Emilia con la super-leghista Borgonzoni, Salvini - che avrà difficoltà a vincere in Toscana dove il candidato secondo gli accordi lo esprimerà lui e si annuncia ardua anche la sua battaglia in un'altra regione rossa: nelle Marche - non vuole assistere alla possibile doppia vittoria non targata Carroccio, cioè quella di Fitto e quella in Campania del berlusconiano Stefano Caldoro.

VIGNETTA VAURO - SALVINI E LA CRESCITA DI GIORGIA MELONI

 

Un altro centrodestra a trazione meno radicale e meno salvinizzata sorgerà o sta sorgendo dal Mezzogiorno, che poi è la parte più bisognosa di politica perché più abbandonata e disertata dalle politiche nazionali? Berlusconi, galvanizzato dal successo calabrese, avverte: «I patti sono patti, e si rispettano». Meloni idem: «Non voglio credere che la parola data non valga».

MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI

 

Il vicesegretario della Lega, Andrea Crippa, praticamente la voce di Salvini, proprio per bloccare ogni tipo di centrodestra diverso spiega: «Nulla è deciso sulla Puglia. Noi lì abbiamo ottimi possibili candidati». E c'è chi avanza, dall'area leghista, un'alternativa civica e trasversale a Fitto, e si fa girare il nome di Toti Di Mattina, imprenditore salentino e componente del Cda delle Ferrovie appulo-lucane.

 

berlusconi caldoro VINCENZO DE LUCA

Una partitissima insomma sotto la linea del Garigliano. E Berlusconi dice: «Punterò tutto me stesso nel Sud, dove serve un rilancio delle infrastrutture, del lavoro, della speranza tradita da M5S, mentre il resto d'Italia se ne infischia purtroppo del Mezzogiorno». FI è del resto sotto ogni soglia di sicurezza al Nord (il 2,5% emiliano ha superato le più fosche previsioni), in rotta al Centro (alle Europee si è fermato al 6,9) e scopre all'improvviso di poter contare solo su ristrette enclavi meridionali dove Salvini è debole, e i partner non lo vorrebbero vedere scorrazzare in quell'area che considerano loro e non sua. Un vertice in settimana dovrebbe avviare la trattativa.

MICHELE EMILIANO LUIGI DI MAIO

 

giuseppe conte nicola zingaretti 1

Ma il Sud diventa cruciale anche per la sinistra. Debole ma potenzialmente capace - al Nazareno a questo stanno lavorando - di intercettare il voto grillino in uscita. A questo serve la candidatura proto-grillesca di Michele Emiliano in Puglia. Mentre Vincenzo De Luca un po' teme che Zingaretti lo sostituisca con un altro candidato e un po', a sorpresa, pur essendo il nemico giurato del grillismo ora corteggia, per non essere scalzato, l'elettorato stellato: «Hanno la stessa voglia di rinnovamento che abbiamo noi».

 

matteo renzi carlo calenda

Il rischio, per lui, è che l'abbraccio Zingaretti-Conte-Grillo porti alla scelta del ministro Costa o del neoministro Manfredi - al posto di De Luca - come espressione del connubio rosso-giallo.

 

consultazioni emma bonino

Nel Mezzogiorno anche un altro laboratorio a sinistra sta per essere inaugurato. E riecco la Puglia. Questo in vista del voto il primo terreno nel quale, in nome del rifiuto di sostenere il «demagogo» e lo «sfascista» Emiliano, Renzi, Calenda e Bonino provano a incontrarsi come possibile terzo polo, da sperimentare a livello nazionale poi, capace di prendere dal Pd voti non sinistresi e non grillizzati e di inserirsi nell'elettorato di centro indisponibile al salvinismo e post-berlusconiano. Il loro candidato comune contro Emiliano ci sarà. Ma devono ancora decidere e, come dice Calenda, «ognuno di noi tre ha il suo caratterino». Comunque, occhio al vento del Sud.

michele emiliano carlo calenda