DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Dario Del Porto per “la Repubblica”
La sospensione dall’incarico è imminente, il partito delle elezioni preme alle porte di Palazzo San Giacomo. Ma il sindaco di Napoli Luigi de Magistris resiste ancora all’assedio iniziato dopo la condanna a un anno e tre mesi per abuso d’ufficio nel caso Why Not. Dopo una seduta lunga quasi 24 ore, il consiglio comunale ha approvato il bilancio con un voto in più rispetto alla maggioranza necessaria.
E pazienza se anche un ex collega come Antonio Ingroia lo invita a lasciare l’incarico. De Magistris non cede. «Sto portando Napoli fuori da una crisi gravissima. Se mi dimetto, arriverà il commissario. La politica me lo chiede, per questo non lo faccio», dice il sindaco che anzi guarda già a una ricandidatura nel 2016: «Ricostruirò il mio consenso giorno dopo giorno, alla fine come sempre decideranno i cittadini. La condanna è profondamente sbagliata, solo le elezioni potranno cacciarmi».
Nelle prossime ore però potrebbe scattare la sospensione dalla carica prevista dalla legge Severino: «Non è automatico - replica - Se accadrà ne prenderò atto, ma sospensione non significa dimissioni. Le sospensioni sono a tempo. A Napoli c’è il caffè sospeso, io farò il sindaco sospeso. Starò in strada, con i miei concittadini, e riparerò anche qualche buca con le mie mani».
In caso di applicazione della legge Severino, il timone della giunta dovrebbe passare nelle mani del vice sindaco Tommaso Sodano, a sua volta condannato in primo grado ma per un reato, la resistenza a pubblico ufficiale, per il quale non è prevista la sospensione. «Ma il sindaco sono io afferma de Magistris - i napoletani hanno eletto me, il vice avrebbe solo funzioni formali». Il clima politico però è in fermento.
La sospensione del primo cittadino potrebbe indurre il consiglio comunale a staccare la spina prima della scadenza naturale. Il Pd va in pressing, con il deputato Leonardo Impegno, che chiede le urne «per uscire dallo psicodramma», attaccano anche l’europarlamentare Pina Picierno e l’ex governatore Antonio Bassolino. Ipotesi che De Magistris non prende neanche in considerazione. I toni sono più bassi, la sostanza non cambia.
Riserva anche una bordata al premier Matteo Renzi sul decreto “sblocca Bagnoli”, definito come «uno degli attacchi più forti, scorretti dal punto di vista costituzionale e più autoritari» ricevuti. Tutto chiarito invece con Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità anticorruzione, che aveva detto di non condividere le frasi di de Magistris contro i magistrati: «Ci siamo scambiati sei sms. Mi ha invitato a non perdere fiducia nelle istituzioni, ma chi da anni subisce ingiustizie come me, non può mantenere sempre il profilo di Raffaele».
Nell’intervento pronunciato in consiglio comunale, c’è spazio anche per l’ironia: «Voglio ringraziare Putin e Obama - ha detto de Magistris - per non essere intervenuti nella vicenda che mi ha visto protagonista, oltre al Santo Padre e al comandante della Nato. Per il resto, mi pare siano intervenuti tutti».
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