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Davide Frattini per "Il Corriere della Sera"
L'emiro del Qatar che vuol comprarsi le piramidi, acquisire il controllo del canale di Suez, installare la sua Al Jazeera negli studi della televisione di Stato al Cairo. I rapporti tra il piccolo Paese del Golfo e la più popolosa nazione araba sono stati così stretti fino a mercoledì e alla deposizione di Mohammed Morsi da generare pettegolezzi geopolitici. Subito smentiti come «fantasie».
La realtà è l'aiuto economico elargito da Doha in questi dodici mesi: oltre 6 miliardi di euro in prestiti che hanno permesso alla Banca centrale egiziana di restare a galla e la promessa di investirne altri 20 nei prossimi cinque anni. I militari hanno preso il controllo a una settimana dal ricambio al potere in Qatar: a 33 anni lo sceicco Tamim bib Hamad al-Thani si è ritrovato a dover gestire la crisi internazionale più complicata, ricevuta in eredità dal padre che aveva scommesso sul presidente islamista.
Il giovane emiro è stato l'ultimo, tra i regnanti del Golfo, a inviare le congratulazioni ad Adli Mansour, il reggente scelto dai generali. Mentre i vicini esultano da Abu Dhabi («l'esercito egiziano ha dimostrato ancora una volta di essere lo scudo e il protettore della nazione») e dall'Arabia Saudita («gli ufficiali hanno garantito che il Paese uscisse da un tunnel imprevedibile»), i giornali di Doha - che esprimono la posizione della monarchia - lanciano avvertimenti: «L'Egitto non è mai stato in una situazione così caotica, ogni gruppo politico o di potere adesso pensa di avere il diritto a governare», scrive il quotidiano Al Sharq.
Dal Cairo i soldati rispondono spegnendo Al Jazeera e arrestando cinque suoi giornalisti (quattro sono stati poi rilasciati). L'emittente satellitare è considerata una voce di propaganda pro-Morsi: Yusuf al-Qaradawi, leader spirituale dei Fratelli musulmani, fa base a Doha e diffonde le sue prediche attraverso i programmi del canale.
Gli Emirati Arabi invece hanno sempre osteggiato l'influenza dei Fratelli e sono stati loro a dare ospitalità ad Ahmed Shafiq, l'ultimo premier nominato da Hosni Mubarak, fuggito in esilio dopo aver perso le elezioni contro Morsi.
Anche i sauditi sorridono nel veder fallire gli investimenti politici del piccolo Qatar che ha provato a far loro concorrenza come potenza diplomatica regionale con una strategia spregiudicata.
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